Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

97 delle cornacchie». Forse nelle speranze del primo dopoguerra Fortini stringeva troppo i tempi e vedeva troppo presto la fine dell'«amaro odore d'assenzio». Un assenzio che Kafka non aveva distillato con gli alambicchi della sua condizione di ebreo o d i piccolo borghese, ma scrutando fino in fondo nel pozzo di se stesso, compreso l'ebreo e i l piccolo borghese, e ritrovandovi l'immagine concentrata del proprio tempo. A Kur t Wolff, i l suo editore, che gl i aveva scritto rifiutando L a colonia penale perché g l i pareva troppo «peinlich» (penosa, sgradevole) Kafka rispondeva 1'11 ottobre 1916 che i n fondo anche la sua produzione anteriore gl i sembrava «peinlich». «A spiegazione d i quest'ultimo racconto aggiungo soltanto che non è solo esso a essere penoso, che anzi tutto i l nostro tempo generale e i l mio tempo particolare erano e sono parimenti molto penosi e i l mio particolare addirittura ancora più a lungo di quello generale». Non molto diversamente, solo con un rapporto invertito tra le dimensioni del particolare e dell'universale — ma qui si tratta di una povera ragazza e non dello scrittore — si dice di Pepi, la cameriera che ha subito un rovescio di fortuna per colpa di Frieda e che, rivedendo K. , gl i chiede se essa l'abbia abbandonato: «Non lo chiese però con la cattiveria dei suoi modi di prima, ma con tristezza, come se nel frattempo avesse conosciuto l a cattiveria del mondo, d i fronte al la quale ogni cattiveria propria fallisce e diventa senza senso». La lezione di Kafka, se la si vuol riassumere in una frase, è proprio questa: che la cattiveria dei singoli non ha senso di fronte alla cattiveria del mondo. Biblioteca Gino Bianco

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