Pietro Silva - L'Italia e la guerra del 1866

- 33 - 26, quando l'armistizio era già firmato da poch~ ore su queste basi sostanziali: integrità dell'impero austriaco ad eccezione del reame lombardo-veneto; riconoscimento da parte dell'Austria della dissoluzione della Confederazione germanica e della costituzione di una nuova Confederazione del Nord, dalla quale l'Austria doveva essere esclusa; abbandono dei ducati elbani alla Prussia, e riconoscimento della nuova organizzazione che la Prussia avrebbe data alla Germania del nord, comprese le eventuali annessioni. Alla domanda come avesse potuto concludere l'armistizio senza il consenso e la partecipazione dell'Italia, Bismarck rispondeva trincerandosi dietro l'articolo 30 del trattato 8 aprile, nel quale si diceva che il consenso delI'.Italia all'armistizio, non poteva essere n~gato, quando l'Italia avesse ottenuta la Venezia! Fine delle ostilità ltalo-autrlache.• Conclusioni. Dal momento in cui la Prussia entrò in trattative con !' Austria, la posizione dell'Italia si fece molto grave. Da Parigi si facevano sempre più forti le pressioni per spingere il governo italiano alla tregua d'armi e all'armistizio, ma l'opinione pubblica reclamava un'azione energica, e voleva non solo la Venezia, ma anche il Trentino, ouasi tutto occupato da Garibaldi e da Medici, e le terre oltre l'Isonzo, verso le quali a gran passi si avanzava il Cialdini. Evitare la tregua d'armi era però impossibile, e il La Marmora d'ordine del Re la trattò e la concluse con l'arciduca Alberto per 8 giorni, a cominciare dal 25 luglio. Anche a questo momento si sentirono le fatali conseguenze della dualità di comando, che non era cessata nemmeno dopo le deliberazioni del 14 luglio : quando trasmessagli dal La Marmora gli giunse la notizia che le truppe dovevano arrestarsi in seguito alla tregua conclusa, il Cialdini, che era giunto ai confini della Car• Bibliotec21 Gino Bianco

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