Pietro Silva - L'Italia e la guerra del 1866

-=- 22 assunse le sue funzioni due giorni prima dello scoppio delle ostilità, e che fino a quèl momento nessuno diresse la preparazione della guerra. E noi assistiamo a fatti singolari : il gen. Cialdini si rivolgeva direttamènte al ministro Pettinengo, il generale Pelitti si dirigeva invece al La Marmora, il ministro Pettinengo si lagnava perchè Cialdini portava via la parte migliore dei soldati e del matèriale; al Cialdini, al quale si eran prima accordate sei divisioni, altre due furono aggiunte per fargli cosa gradita, cosl' che quel generale che al principio di maggio aveva dichiarato di non sentirsi la forza di comandare più di tre divisioni, si trovava alla metà di giugno alla testa di una armata formidabile di otto divisioni ! Se volgiamo gli occhi alla preparazione della Marina, che in una guerra contro l'Austria doveva averè, come si prevedeva e voleva, una parte importantissima, non possiamo fare constatazioni più liete. La flotta italiana era nel 1866 superiore a quella austriaca per qualità e numero di navi, ma non quanto avrebbe potuto èSserlo, date le somme spese per essa : ciò sia per i troppi cambiamenti di ministri (nove in cinque anni), sia perchè nelle costruzioni navali non si eran seguiti sempre criteri razionali e logici. Ma più chè nel materiale, la deficienza si sentiva nel personale. Qui si sentivano gli effetti dei diversi elementi veneti, napoletani e sardi che si erano uniti, ma non fusi; vi erano attriti personali, poco spirito di disciplina anche fra gli alti ufficiali ; sicchè la marina poteva dirsi un conglomerato di ·clièntele e di protezioni, non un corpo solidamente cementato e- organizzato. E vi era l'insufficienza dei capi, cominciando dal Persano, al quale per necessità andava il supremo comando. Il Persano, a proposito della guerra contro l'Austria sosteneva. che « il mèglio per noi non consisteva nel! 'attaccare, ma bensl nello stare sulle difese e tenere in moto il nemico, il quale avrebbe naturalmènte a temere un attacco imprevisto su tutte le sue coste ». E a lui faceva degnamente eco il Vacca, il quale sosteneva che il miglior modo di impegnare la nostra flotta, era non tenerla unita contro il nemico, ma distribuirne le varie unità principali lungo le coste dèlla penisola, in modo da costituire una dife~a a cordone contro qualsiasi aggressione nemica ! Biblioteca Gino Bianco

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