Pietro Silva - L'Italia e la guerra del 1866

- 19 ..... La preparazionemllltare • Custoza. Il governo italiano aveva avuto il tempo per prepararsi alla guerra, giacchè dal giorno della mobilitazione allo scoppio delle ostilità erano trascorsi quasi due mesi, durante i quali si era avuto agio di rimettere in esercizio gli uomini delle classi richiamate. Ma a una seria e completa preparazione erano statt di ostacolo le critiche situazioni del Bilancio, che avevano spinto alle più grandi economie : si erano venduti cavalli, muli e carri dell'esercito, si erano messi molti ufficiali in licenza straordinaria, si era rimandata la chiamata della classe 1845 per riuscire a risparmiare 20 milioni. La situazione era tale che quando, nel gennaio 1866, il La Marmora dovette rinnovare il suo ministero, nessun generale voleva accettare il portafoglio dtlla guerra, tanto che il La Marmora fu costretto ad abusare dell'amicizia del generale Pettinengo, telegrafandogli senz'altro che era stato firmato dal re il decreto che lo nominava ministro della guerra. Per tutto questo, l'esercito italiano non fu nella prima, vera del 1866 cosl preparato e numeroso come avrebbe potuto essere, pur tuttavia - senza contare i 40.000 volontari messi sotto il comando di Garibaldi - comprendeva 220.000 uomini. 37.000 cavalli e 456 cannoni, ed era ripartito in 20 Divisioni. Dato l'avvicinarsi della guerra, dut questioni fondamentali si dovevano affrontare e risolvere : quella del comando supremo e quella del piano di guerra. Purtroppo nè l'una nè l'altra fu risolta in modo chiaro e deciso. La questione del comando presentava una prima difficoltà per il fatto che il Re voltva in persona andare al campo, e assumere la direzione del suo esercito, desiderando di avere come suo capo di stato maggiore il generale Petitti. Ma oltre il Petitti, tre generali parevano adatti a coprire· quella carica, che in realtà era la suprema : il Della Rocca, già capo di stato maggiore nel Biblioteca Gino 81dnco

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