Pietro Silva - L'Italia e la guerra del 1866

-1s- I eletto a suffragio universale, facendo nello stttsso tempo invadere l'Assia, la Sassonia e l 'Hannover (16 giugno). Era la guerra. Solo il 17 giugno La Marmora potè lasciare Firenze per andare al camoo. e ciò in causa del fatto che il Rica• soli, destinato suo successore, non era riuscito ancora a formare il nuovo Ministero. E la sua presenza al campo era, più che necessaria, urgente. perchè a norma del trattato 8 aprile, l'Italia doveva dichiarare la guerra immediatamente dopo che le ostilità erane state iniziate dalla Prussia. Il La Marmora appena giunto al campo, il giorno 18, avrebbe dovuto mandare la dichiarazione, in vece il consenso del re giunss:l soltanto il 19 sera, e la guerra si potè dichiarare soltanto la mattina del 20, con un ritardo, piccolo invero, ma tale da non impressionare bene il Bismarck, già mal disposto per tante precedenti circostanze. Intanto quasi per far continuare proprio fino allo scoppio della guerra la trista nube di sospetti e di diffidenze fra i due governi alleati. proprio la mattina del 19 giugno il La Marmora riceveva la famosa nota indirizzatagli dall 'Usedom il 17, poco dopo la partenza del La Marmora da Firenze. Tale nota, insultante nella forma e nel contenuto, pretendeva di insegnare al Capo di stato maggiore italiano il piano mhdiore di guerra in base ai concetti 11:iàsostenuti dal Bernhardi. La fattura della nota era, dell'Usedom, ma l'ispirazione veniva da Berlino, dal Bismarck, dal Moltke, dal Principe Reale, sospettosi che il La Marmora volesse indugiarsi a fare una guerra da burla intorno al Quadrilatero per compiacere Napoleone; per tali personaggi il mezzo migliore per sventare i piani nefasti del La Marmora e costringerlo a un 'energica azione oltre il confine, era quello di imps;lgnarlo a fare la diversione in Ungheria. Tale la fiducia degli alleati mentre scoppiava la guerra! B,blioteca Gino Bianco

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