Pietro Silva - L'Italia e la guerra del 1866

14 - segrete tra Parigi e Vienna, egli aveva subodorato qualche pressione sull'Italia, e, diffidente come era contro il La Marmora, e aizzato dalle false è infami relazioni dell 'Usedom, sospettava che l'Italia avesse ceduto. Assillato da questi terribili dubbi, messo in nuove ansie dalla proposta del Congresso, nella quale vedeva un tranello, il Bismarck si mostrava sospèttoso e brutale coi rappresentanti d'Italia e di Francia, minacciava rappresaglie, tentava di scrutare la sfingea impenetrabilità di Napoleone, facendogli fare offerte tentatrici sulla Mosella e sul Reno, e traeva argomenti di nuovi dubbi e sospetti dal silenzio e dall'impassibilità dell'Imperatore. E anche, spinto al parossismo della diffidenza, il Bismarck arrivava nel maggio a ordire una manovra indegna contro l'Italia : tentava segreti approcci con Vienna, per giungere a una conciliazione su questt basi: la Germania divisa in due sfere di influenza' tra Austria e Prussia, l'Austria libera di gettarsi sull 'ltalia, la Prussia libera di gettarsi sulla Francia, e di anticipare cosi di qualche anno la conquista dell'Alsazia. Queste manovre che fallirono solo per l'opposizione del governo austriaco, mèttono in chiara luce la lealtà con la quale il governo prussiano rispettava gli impegni presi con l'Italia nel trattato dell '8 aprile ! L'Austria così come aveva mandato a monte le manovre segrete di Bismarck, manda a monte il Congresso, dichiarando il 1 ° giugno di non poter aderire, se prima tutte le pot.ènze non si impegnavano a non volere ingrandimenti nel Congresso stesso. Questa mossa inaspettata dell'Austria rese inevitabile la guerra, che tanto poi doveva indebolire l'Austria stessa. e appare davvèro inesplicabile, se non si suppone che l'Austria si teneva sicura di battere la Prussia, e, nel tempo stesso, per gli accordi segreti con Napolèone, era sicura della Francia e credeva di poterlo essere, in un certo senso, anche dell'Italia. Posta a scegliere tra il Congresso, nel quale era certa di perdere i Ducati e la Venezia, e non era certa di avere compensi equivalenti, e la guerra, nella quale sperava di vincere, l'Austria doveva fatalmente volere la guerra, che al pjù le avrebbe fatto perdere la Venezia, da cedersi all'Italia: ma le avrebbe permesso di fiaccare la potenza Biblioteca Gino Bianco

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