Pietro Silva - L'Italia e la guerra del 1866

- 11 - prendere l'Imperatore sul suo futuro contegno; e .ciò era sintomatico, e non certo fatto per distruggere i sospetti del Bismarck. Questi a ogni modo aveva trionfato : l'Italia, almeno per tre mesi, era legata alla volontà e ali 'iniziativa della Prussia, assicurava a questa quell'aiuto militare senza il quale, come diceva Moltke, sarebbe stato pericoloso attaccare l'Austria e gli Stati minori tedeschi; aveva dei doveri, non controbilanciati da equivalenti diritti, si esponeva a fare le ingenti spese di una mobilitazione che sarebbe stata inutile, qualora la Prussia non si fosse decisa a fare la guerra. Ciò tutto per opera di un trattato, che nella sua stessa forma risentiva l'effetto di quei sospetti e di quelle diffidenze italo-prussiane, che esso avrebbe dovuto distruggere per sempre ! Dal trattato dell'S aprilealla dichiarazionedi guerra. Le vicende dei mesi seguenti erano destinate ad aggravare sempre più la situazione delle due alleate una di fronte all'altra, situazione resa di per sè stessa cosi trista dalla recipreca diffidenza tra La Marmara e Bismarck e dal contegno ambiguo di Napoleone. Nell'aprile l'Austria comincia a giuocare uno strano giuoco politico: avanza alla Prussia amichevoli proposte per un disarmo simultaneo, proposte dalle quali veniva a Berlino rafforzato il partito che non voleva la guerra; più si volge minacciosa contro l'Italia, prendendo motivo da false notizie di armamenti italiani e di tentativi garibaldini contro Rovigo, e aumenta le proprie forze verso il Po. Di fronte a tali mosse, La Marmora non esita a rispondere con provvedimenti analoghi, e il 27 aprile giunge a far firmare il decreto di mobilitazione. Questo atto, destinato a rendere di nuovo probabile quella guerra che il precedente atteggiamento dell'Austria verso la Prussia pareva dovesse scon&iurare, riceve ben strane accoBiblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==