Alessandro Dudan - Dalmazia e Italia

- 28 - comunicazione ferroviaria con le terre al di là delle Alpi Dinarichò, meno la ferrovietta bosnoerzegovinese al sud del Narenta; quindi i suoi due o tre vallici alpini, intersecanti la rete di ottime strade romane, riattivate da Venezia ò dai francesi, quei vallici, che un dì ai tempi di Venezia erano le grandi vie carovaniere da Occidente a Levante, oggi servono soltanto per una ben misera importazione di un po' di bestiame ò di frumento sui mercati dalmati ; tutto il rimanente, che viene dalla Bosnia-Erzegovina, ~pecialmente legname e cavalli, è merce di transito, che viene esportata in Italia. Quindi tutto il vero commercio dalmatico, importazione ed esportazione, è fatto si può dire per mare. Quanta ne sia l'importanza per l'Italia, anzi unicamente per l'Italia, ,eccone la prova in questò cifre. Le navi partite dai porti maggiori di Dalmazia nel 191 1 avevano un tonnellaggio complessivo di 4.994.414 Tonn., delle quali 4.500.646 ,erano di navi di bandiera austro-ungarica (cioè di Trieste e di Fiume) e 451.405 di bandiera italiana. Donde risulta che, divònendo Trieste e Fiume italiane, tutto il commercio di Dalmazia almeno rebus sic stantibus non può esser che italiano e il mutarne il corso non potrebbe che danneggiarò gravemente gl 'interessi economici delle città italiane. Ciò risulterà ancora meglio da questi dati : l'importazione per marò in Dalmaza nel 191 O fu di 3.178.030 quintali, dei quali 405.000 per il valore di 2.255.000 corone dall'Italia (agrumi, mattoni, pelli e zolfo); l'esportazione dalla Dalmazia fu di 6. 714,327 quintali, di cui nientemeno che 3.253.500 per il valore di 14.842.889, corone in Italia (legname, cavalli, marna, pietre e carbonò, carta e pasta di carta) ; tutto il resto veniva da e andava per Trieste e Fiume. La Dalmazia unita innaturalmente ad uno stato jugoslavo significherebbe quindi un danno economico gravissimo pòr le città marinare istriane, venete, marchigiane, pugliesi, calabresi e siciliane e la rovina della piccola marina a vela di quelle coste, che vive del commercio con gli agrumi e della pesca sulla sponda orientalò dell'Adriatico; inoltre ora, che - tagliati i ponti fra la Bafcania e il norçl teutonico e magiaro - la DalBiblioteca Gino 81dnco

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