Alessandro Dudan - Dalmazia e Italia

- 27 - estesa della mano morta cattolica e quella ben minore della mano morta ortodossa, ambedue sottoposte al controllo statale, è rimasta nella massima parte dai tempi più remoti proprietà italiana, forma quindi parte · della ricchezza nazionale italiana, come ne fanno parte le fiorenti industrie di produzione di liquori, di sfruttamento delle miniere carbonifere, di cave di marmi P di pie delle forze idrauliche (40.000 cavalli sul fiume Cherca, 140.000 cavalli sul Cettina), dei giacimenti di marna cementifera ,tutte industrie iniziatp e in gran parte esercitate ancora dall'operosa mano italiana e con capitali italiani. Completano questa ricchezza nazionale le società di navigazione, sorte pure quasi tutte per iniziativa degli italiani di Dalmazia, çd ora accentrate nella Società Dalmatia a Trieste, e i vari istituti italiani di credito fondati a Zara, a Sebenico, a Spalato, a Lissa, a Curzola. Chi consid.ua tutto dò, non può non venir alla conclusione che, se fosse continuata l'unione naturale della Dalmazia alla Venezia e non fosse subentrata dopo il 1866 la politica innaturale anti-italiana croatofila del- !' Austria, la Dalmazia varrebbe ancor oggi per tutti, come valeva fino al 1880, per una tçrra sulla quale vi erano unicamente diritti italiani d'ipoteca. E qui -ci si faccia la domanda : chi può pretendere onestamentp che l'Italia riconosca per buoni i fatti compiuti dall'Austria ai suoi danni? Interessi economici e stratagici d'Italia nella Dalmazia. Non soltanto questi diritti storici e nazionali esigono imperativamente la riunione della Dalmazia ali 'I talia, ma anche vitali interessi economici e strategici di difòsa nazionale. Oltre a quanto dicemmo della ricchçzza nazionale esistente in Dalmazia, accenneremo a questi brevi ma eloquentissimi dati statistici : la Dalmazia non ha alcuna Biblioteca Gino Bianco

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