Alessandro Dudan - Dalmazia e Italia

- 24 - Gli italiani dominando non conculcavano i loro diritti; i capi dei loro villaggi erano essi stessi, contadini slavi; loro rappresentanti sedevano nei consigli comunali e alla Dieta; quando anche in Dalmazia si cominciò ad applicare seriamente l'insegnamento obbligatorio, fu la amministrazione italiana d'ella proivincia ad aprire le scuole slave nei contadi e ancor nel 1913 - quaranta anni dopo l'avvento del dominio croato nella provincia - il giornale croato Nasce Jedinstvo di Spalato deplorava che in alcuni distretti del montano di Da.lmazia vi fossero scuole elementari in minor numero ora che ai tempi dell'amministrazione italiana; il podestà Baiamonti, mentre la città di Spalato aveva due scuole elementari italiane, ne istituiva sette slave nel contado. Il che prova, che esser veramente democratico e giusto non significa ancora rinunciare ai diritti della nazione nostra su una terra, che fu italiana non per un capriccio di uomini o di una circostanza transitoria, ma per necessità storiche sacrate da un passato di due millenni l Le masse rurali slave. cioè parlanti una lingua slava, la croata, esistono e formano la maggi-0ranza dei 650.000 abitanti della Dalmazia intera; trattasi però di masse inconscie, nelle quali manca un sentimento nazionale; esse seguono oggi l'indirizzo austriaco e domani, se l'Italia ritornasse in Dalmazia, seguirebbero l'italiano, come ai tempi di Venezia.; con maggior difficoltà invece quelle masse si sentirebbero serbe, se la Serbia arrivasse fino in Dalmazia, perchè vive in esse un 'avversi-0ne profonda contro la religione ortodossa, greca, mentre invece all'Italia li unirebbe la chi-esa latina. Il ritorno del dominio italiano in Dalmazia, sparendo l'Austria, non significherebbe dunque un'oppressione per le masse slave, mentre inveoe l'unione della Dalmazia ad uno stato jugoslavo sarebbe una violentazione atroce dell'elemento cosciente italiano di Dalmazia. Nè riguardi per la parte della borghesia dalmata croatofila o serbofila, che ha rinnegato la lingua, le tradizioni, gli affetti e gli ideali della nazione propria italiana, non possono, non devono scuotere menoma.mente la fede nostra nei destini italiani della Dalmazia. Biblioteca Gino Bianco

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