Alessandro Dudan - Dalmazia e Italia

- 23 - Violenze antiitaliane, antinazionalie antidemocratiche. - Italiani e Slavi. L'avvento al potere dei croati e di s~dicenti croati austriacanti nell'amministrazione della provincia e dei comuni di Dalmazia non fu dunqu•e - come qùalcuno ama far credere - nemmeno in parte un processo naturale o un progresso democratico, che desse ragione a.ne aspirazioni della maggioranza rurale dei contadini slavi. Già la borghesia italiana aveva spazzato con l'aiuto dèlle leggi costituzionali del 1861 dai consigli comunali le piccole cliques di famiglie aristocratiche; e quelle stesse leggi del 61, che diedero per de~nni il potere alla borghesia italiana• in provincia e nei comuni, vigono anche oggi immutate in tutto meno che nella geografia elettorale cambiata per rtnder più facile la vittoria del governo e dei croati. Non fu dunque elevazione delle masse rurali alla direzione della cosa pubblica, ma fu semplicemente un fraudolento ~ brutale trasferimento di poteri dalle mani di una borghesia indigena, orgogliosa delle sue autonomie e delle sue tradizioni italiche, in quelle di una borgh~sia croata, o croatofila e austrofila improvvisata con importazioni è con defezioni. I contadini slavi allora, come ora, erano e sono rimasti gli amministrati dal41 borghesia; le loro condizioni sociali, la loro incoscienza sono tali che per decennì e dècenni ancora dovranno subire la tutela borghese. Si adattano alle circostanze al dominatore del momento, al quale, se sono ben trattati, si affezionano con un 'ingenuità quasi infantile. Fu così che appunto questi contadini slavi furono i più ferventi e più fedeli seguaci del partito italiano combattuto dall'Austria ~ dai croati·; ed ancor ·oggi lo sono nel contado di Zara di Traù, nei sobborghi di Spalato, sulle isole di Pago, di Zlarin, di Brazza, di Lesina, di• Lis11a e di Curzola. Biblioteca Gino Bianco

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