Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

Questo Hu,nero ()oppio cost11 ciHque lire ANNO Il• N. 7-8 MAGGIO-GIUGNO I 91t3-XXI S.A.P.GRUPPO lii I MENSILEDI POLITICAARTI LETTERE I ~d'aèa di cadtva Non varrebbe la pena di entrare in una polemica di cui noi non riconosciamo Ja plausibilit.à, se . certi provinciali aizzatori di un pettegolo libelUsmo non puntassero sul presunto dualismo. itUen-a-cultura per giungere a conclusioni ed a giudizi in cui purtroppo il Calto personale e l'astio verso idcnti(icabili persone predomina e pregiudica quella serenità di azione che sempre ha distinto l'uomo onesto ed intelligente: l'uomo equilibrato. E' appunto nell'uomo equi.librnto che noi riconosciamo quell'u• nità umana con la quale è possibile misurare gli eventi di ogg• e di ieri. ( « La \'era forza, l'eroismo, l'eroismo spirituale, la grunde intlucnza sul genero umano, non si sono trovati che negli uomini equilibrati». Grnuo M1cHELET in Lettere ad Atenaide). Alla ricerca di questo personalissimo equilibrio, )a nostTa genernzione e quella che ci ha immediatomente preceduto, hanno indirizzato i loro sforzi, trasportandoli da un piano eminent:cmente spirituale a qut-Uo di una pratica quotidiana nei suoi più diversi aspetti; e, ricc.-o di questa ambito armonia, sarà possente l'uomo che per conqu.isLarla non avrà esitato di fronte alla lolt.tt più aspra e neppure di front.e agli estremismi pii\ impensati ed, in apparenza, più incoerenti. Tutta l'arte, tutta la cultura di quest'ultimo trentennio - l'arte dei .nostri artisti, la cultura dei nostri intellett.uah - è lo specchio di una lotta audace, fra un passato ed un avvenire, eh~ ha tro\'ato, nell'oggi, le forme più sotrerte di una volontà ansiosa di per,·enire a meté precise, anche se non definitive, e che fa 1>revedere, per domani, il fortunato raggiungimento di una armonica sistemazione. fiisogna saperli intendere nel loro grande valore umano tali intimj combattimenti che non sono tanto fini a se stessi (quindi non sono sterili), quanto indispensabili per a-pprofondire quei principi, ispiratori di ogni nostrn atto, necessari al consolida• mento di una ef-fettiva e rca]e so1idarictà universale e di una profonda e cosciente ctignità morale. Attra,·crso essi l'uomo è diventato tale, si è conosciuto, 'si è rafforzato, nel tentativo nobilissimo di portare ogni suo atto oltre l'egoismo e la contingenz.a. Cultura noxi. è un arido bagaglio di moltepHci cognizioni: per noi latini è soprattutto una dcci~ siva prova di wnanità che ci distingue da quella fredda e calcolata alla quale sembra aspirino altri papoli. E' un sentimento che supera le schede e gli impedimen't\ tli qualsiasi momentanea costrizione, di ogni, sia pur 1n apparenza perfettamente costruito sistemo, mo nl di fuori di essi si eleva istinti\'omente quasi come un moto cli cuore. Per noi c.-ultura è dunque libertà dello spirito. Noi crediamo che solo attraverso la cultura sarà possibile domani unire gli uomini migliori di un mondo estenuato da sanguinose emorragie e tortur&to da insondabili ferite per lo conquista di un suo .ideale equilibrio. Come l'uomo, alla ricerca deU'intimo equilibrio, non rinuncia alle imprese più dure, cosi le nazioni, per inserirsi nell'ambita armonia di un ordine nuovo e migliore, non, hanno indugiato di fronte alla prova suprema per il bene dei popoli. Vincerà quel grande popolo in cui la cultura avrà a~ito nella profondità degli spiriti, obbligandoli ad una inderogab1le presenza. Di qui la necessità di una intelligente politica di cultu.ra: di cultura, non di una particolare cultura soggetta agli eventi. Bisogna preoccuparsi di creare i presupposti di una civiltà )n cui la cultura non venga a<l essere line ultimo, ma. mezzo, che aia lievito cioè di ogni attività, secondatrice di ogni impulso, me-1 diatrice di ogni progresso. Quando l'individuo sarà riuscito a conquistare quella particolare condizione nella quale g1i sarà agevole concludere secondo la propria cosciente dee:isione, molti sbandamenti, tante incertezze alquanto vili, molte dubbiosità ambigue, verranno risolti senza, il bisogno di ricorrere a tangibili sollccitozioni 1 inutili e negnli,·e: alJora intatti l'uomo 3arà in grado di giungere a cono• sccnze, dcdsive per la sua esistenza e per quella della. t:M>- cictà. di cui è partecipe, liberamente, e liberamente saprà di· fendere e far magis~o delle proprie esperienze. Solo in u~ abnosfera di non limitata libertà dello spirito, l'uomo riuscirà a dare esatto cònto delle proprie capacità; e il suo donarsi ad u.oa .causa e ad una idea non soffrirà di passeggere coercizioni esteriori e di violenze rettoriche, ma sarà totale ed intimo, proficuo ;per i .successivi sviluppi di esse. Francamente, tino a poco tempo fa, la politica di cultura non è certo stata all'altezza dei tempi e degli italiani. Sj è indugiato in una specie di cultura a(frettotamenle tendenziosa, in nome di necessità onnualrnente ripetentesi sotto i più vaghi aspetti; s~ sono creati dei tabù e dei campi minati in cut era fisicamente pcric:-oloso a\'vcnt.urarsi; si è voluto inoltre agire, di prepotenza e senza convinzione, sulla costituzione spirituale e morale deg1il

individui, portandoli in mezzo a vicoli ciechi senz.a avere la capacità di guidhrli alla nuoya e prome:;sa luce. Si pretendevo un pacifico arrendimento, unA abulia mentale, un perfetto adeguarsi a binari per giunto mal tro.cciati. Ma l'uomo ha bisogno sopratutto della sua autonomia spirituale ed ha bisogno di guide. Troppe domande non tro"·arooo una giusti/icata risposta. E gli uomini sperduti in un labirinto di congetture, vennero lasciati in balia dei propri istinti. _ • ( « Quando un vlandante sperduto do- ,nanda la via, è azione riprovevole insegnargliene una falsa e poi lasciarlo solo; ma questo non è nulla in confronto al male che si fa quando ai induce alcuno a smarrirsi nelle vie della propria anima. Al viandante sperduto serve aLneno di conforto la varietà del paesaggio che lo circonda, e la speranza ed ogni risvolto di ritrovare la retta via; ma ehi si smarrisce nel proprio interno, ai vede rinchiu&0 in uno apazio angusto, e subito si ritrova nel punto dal quale si è mosso, e si aggira continuamente in un labirinto dal quale sente che non potrà uscire ». S. K 1 11R k z e A A R o - DUJrio del seduttore). In tale condizione di smarriti si sono ritrovati molti int-eJlettuali italiani e la loro disperazione di salvezza li ha condotti a eepedienti ora condannati come inadempienti al niomento che viviamo. Ma non c'è da st:upirsi se certuni si sono sbandati, se si sono infervorati in teorie e in idee che non pOS&Ono es&ere oondivise. La mancanza di una atmosfera in cui Jibenmente respirare li ha Jndotti molte volt<" a masturbazioni deleterie. La ricerca di un equilibrio fra Ja vita spirituale e quello fisica, li ha portati spesso a squilibri condannabili, ma di cui ~ssi stessi, per primi, si sono aC<..'C()rti:e nelle loro incoerenze, nelle loro tragiche pazzie, nel loro gridare e sbrnitare è stato sempre presente l'nrdore di vincere il peggio; nel loro doloroso quotidiono Farsi uomini 1 i giovani intellettuali poi hanno intuito la ,·io di liherazione. Sgombri gli orizzonti da ogni foschia, la maggior parte degli intellettuali ìtalilrni ha potuto avvicinarsi, fiduciosamente, o quei recinti, insormontabili un tempo, scavalcarli, conquistarli. Ci ·sono ancora, alcune cornacchie che gracidando ammoniscono di tenersi lontano da alcuni di essi, forse non contente di vedere Ja cultura italiana riportarsi sulle posizioni <l'avanguardia, riguaclognare il tempo perduto. Ma i più hanno capito che è necessario conoscere 1utto ciò che è stato fatto nel mondo, di buono e di cattivo, per avere poi in mano tutte le armi necessariE" per combattere il cattivo e tutti i mezzi per assimilare e migliorare il 'buono. fra l'altro gli intelleUuali e la cultura italiana .sono stati nccusati di imitazione: é questa, in fondo, è stata l'accusa più benevòla. A parte H fatto che si è confuso e.erto riecheggiamento di motivi già segnalatamente superati 'altro,,e (ptr la facilità degU scambi intcllettuali), non si è capito che diversamente non poteva essere; e che apmt 11- -!: 1.1 • 1m11-111m ma-x11 PATTUGLIA POLn:'.ieA. ARTI . LETTERE ---rou.J' • Sede Littoria .• Tel. 6111 Di.rettore, 1.ENA.TO IOSSI Condirettore I LI VI O fl.ATTJ WALnl 1.0NCHl • redatt. capo ruponubUe OUUTO.NUMFRODOPPIO l. 5 011111. :l~inri I. 1$-fateistlilimlitari I. IO Dutrlb. D. I. I. I. · P.n I. Paataleo 3 - ■OMA PU'alLICrTA• i Ufficio P\&MtUdti • Propa, gaada • Vla ■oae. 6 - aOLOONA ANONIMA AITJ GI.AFICttE • BOLOGNA VIA CONSOLAal • Sei. Edit. G. U, F•• Forll PAOLO IILIMIAHI. S•greterio del C. U. P,• P Il ES ID ENTE Armando lavaglioll • Bruno Muottì Li,.io Fratti • Renato Rot■I pu.nto tutta la c.-ultu.ra italiana è tesa ora ad un necessario aggiornamento per poi giungere al superamento delle vecchie posizfoni. In questa asceaa culturale è necessario procedere per co• nosccnze e per gradi., e non per improvvisnzione appicicaticcia ed inutile. Che gli intellettuali italiani - quelli specialmente delle generazioni giovani e vergini cli preconcetti - siano in linea col tempo, ce ne dà una indiscutibile prova l'atth·itfl giovanile che nel campo dello spirito ha assunto proporzioni notevolissime. Che j responsabili del pompierisrno politico, in buona o mula fede che siano, temano la e conoscenzR :- dei giovani intellettuali, in quanto perviene sempre alla scoperta di ogni abuso e di qualsiasi insufficienza, t: naturale. Che poi i giovani, di questa nuova Italia, vengano attaccali e calunniati in svariati modi, è la conseguenza dell'incrinatura morale, irrimediabile, di al<"Uni fattiei, non ei sa come, padreterni uffkìali. D'altra parte é la solita faccenda dell'indi"iduo mediocre che,. jocapace dj migliorarsi per yiltà e inthna incapacità, non sa concepire come, nonostante 1~ sua vito intessuta di pettegolezzi laudativi, di offerte e dedi• zioni incredibili, il tempo lo costringa, col suo serrato progredire, a lasciare il campo a chi agisce in nome della civiltà e deJla onesti. Le accuse di assenza rivolte agli intellettuali italiani sono ridicole. Basta vedere da chi partono; da gente che non sa neppure lontanamente il travaglio di quell~ cultura italiana che, fino a ie1·i lasciata in disparte, si verrebbe oggi ere.asse, su ordinazione, sia la canzonetta patriottica che una moderna Diade. l'-on si ha l'esatta sensazione che gli uomini di t:ultura stanno lavorando per preparare quel granitico, equilibrato, armonico compleS80 di civiltà per cui la Patria potrà, come ba eem..2re potuto, improntare ]a storia del mondo del genio degli italiani. WALTER RONCBI Superabilità delNazionalismo FRA le prime p1-oposizioni del manifesto con cui fu indetta la costituzione dei Fasci italiani di Combattimento, a Milano, nel 1919, emerge anzitutto la decisa volontà dj porre la « \'&lorizz.azione Jella guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti •• Questo marcato motivo di sincera esaltazione della Patria e della sua vit--, toria, da cui i1 fascismo trae vita e garnnzia per i suoi sviluppi, acquista. risalto fonJamentale fra tutti gli spunti di carattere p0litico, economico e svch1le, conteuuti nel manifesto sansepolcrista (su.ffragio universale, voto per le dono(.>, abolhione del Senato, leflge ver Je otto ore di lavoro, ecc. ecc.). Pe\· il Fascismo delle origini, nato ·dalla guerra ed animato dalla volfmtà di reduci daUe trincee, era necessado fare propri quei motivi ideali che avevano suscitato le supreme energie 'nazionali nei momenti sanguinosi e gJoriosi del Grappa del Piave e di Vittorio Veneto. Conquistato il potere, il Fascismo arrronta e risoJve tutti i problemi na•. zio no li ed internazionali, pratici e dottrinari, sempre ispir8.ndosi alla verità e tilla trascendenza della P.e1tria, che sola può giustificare ogn.i sacrificio e clonare bellezza ad ogni ideale. Nasce così lo St8.to totalitario, con la sua Iun-, zione di postulare i diritti al lavoro e alla \·ita del , popolo ituliuno, e di proporre al mondo un modello concreto di Stato 'nazionale, forte ed operoso, ordinato e cosdentc dei propri diritti e dei propri doveri; teso nella faticosa opera di. educazione e di elevazione delle masse, che vengono così tutelat\ e dirette nelle loro esperienze politi• ehe, morali e sociali. Anche il problema sociale venne in tal modo impostato e risolto nella. sua funzione di problema nazionale: e così le Corporazioni ebbero il compjto di orientare tutte le forze dell'economia, verso il benessere e )'autosufficienza. della Nazione; e l'Agro tu redento perchè il lavoro fecondo degli italiani trionfasse sulla ~improduttività della palude; e l'Impero fu creato per<?hè gli italiani avessero dn esso pane e lavoro. La spinta a tutte le conquiste dei Fuscismo iJ° nerbo vivo di tutte le 6UC energie, la sola giustificazione alla sua recisa volontà di ordine e di J>Qtenza, sono da ricercarsi nell'amore e nella dedizione alla Patria e alla causa della sua grandezza. Di tronte alla ineluttabilità dello guerrtt, il Fasc';ismo ha però allargato orlì immensamente gli Ol"iz.zonti rivoluzionari ed ha. acquistato una nuova e più va-, sta funzione. Attingendo a problemi u• niversali, e non ·più eolo nazionali, H fascismo comprende come deva darsi ora una veste ed un contenuto validi per ogni popolo che sia meritevole di avere un Suo posto neJ nuovo ordine. Il Fascismo comprende come l'ideale della Patria italiana è insu.Ificiente per giustilicare l'ampiezza dello schieramento di Iorze, al di qua e al di là dei 1·eticolati che- dividono il mondo. Esso deni, quasi, parlare tutte Je lingue,. perché ogni popolo intuisca nei suoi principi, i principi della propria vita. Il FaS<'ismo, che pone 1a Patria al cuore della sua esistenza, non può imporre a ciasc,'Un popolo di rinuncia~ alla propria Patria per il ·prestigio della Patria italiana. Alla base della nuova, sistemazione dei popoli non può essero dunque posta questa visione della vitu, troppo angusta e troppo particolare, per poter soddisfare aJle esigenze dei popoli che oggi sono dura.mente impegnati nel grande conUiUo. La realtà di Roma imperiale ebbe vita in un mondo che non conosceva c.iviltu e che appunto nella civiltà di Roma riconobbe la ragione e la nobiltà della forza e del diritto che le Legioni affermavano. Ma anche quelJ1esperienza è oggi storicamente consumata e praticamente non più attua• bile: di tunt:o sono mutate le condizioni di sviluppo della nuova espansione italiana, di quanto si è ingigantito lo sfor• zo che gli uomini di tutto il mondo compiono oggi per darsi una Patria. Pensare d1 sopprimere le singole patrie nazionali per aUermarne una sola, sopra tutte le altre sarebbe - oltre che ingiusto ed oppressivo - negare le nostre stesse origini come popolo e come Rivoluzione. Si deve invece preparare lo spirito perchè tutti i germi dei vari nazionalismi vengano maturati in una più vasta coscienza universale: <la tante mentalità - particolari e fram.mentarfo - deve sorgere un co• mune modo di concepire il mondo co~ me patria dell'umanità, in cui la nazione sia cellula del nuovo consorzio umano, cosi com~ l'u,,omo singolo è parte e cellula della famiglia. Come un giorno l'uomo ruppe ii sistema chiuso delle caste; come voUe uscire dal feudo per conquistare unn più vasta patrio aJ suo lavoro, cosi domani esso sentirà una nuova im• perìosa esigenza maturarsi nel suo spirito. Jl passaggio dal ,momento nazionalist.a al momento universale nella vita deJl'uomo è f'aticoso ed impegna tutte le energie moraH dell'individuo perchè la coS<'_ienza esca dal primitivo particolarismo e conquisti una superiore dignità e respof\SSbililà verso Pinlt·ro genere umano. E non sarà il rft.orno delle pernjciose teorie degli abbracciamenti universali, ma une nuova e più vigorosa conquista della civiltà, per cui l'uomo che penserà al bene esclusivo della propria t<'rra apparfrà domani piccolo e gretto, come neJ Risorgimento furono pk"OOli e gretti i regionalisti di fronte agli unitarj_ Non si avanza net .mondo senza un'idea universaJe: ma per gli uomjni che hanno combattuto strenuamente per la propria Patria, in essa credendo, non sarù difficile la comprensione e la collaborazione con gli uomini che hanno saputo ·sacrificare per la Patria. li problema è oggi di uocire dall'alveo del nazionalismo, non per negarlo, ma per superarlo in un atto d.i fede nella solidarietà del mondo. CICI GHIRO'lTI ... Non è la prima volta che su queste colonne si parla di na%ionalismo e di. uniVErsalismo: gid molte opinioni si sono incrociai«' ·at riguardo, senzo peraltro che la polemica si sia mai potuta ritenere esaurita. Tuttavia siomo convinti che si tratti in gran parte di termini più che di sosWnziali concetti e di opposte idee. Da questo punto di vista parrd strano che Pattuglia pubblichi • Superabilità del nnzionalismo • dopo aver pubcala « Nostro nazionalismo •; ma in veritd a parte il C'Ontrasto dei due titoli il contenuto dei due scritti non dd luogo a nessuna contraddizione, perchè in entrambi il motivo più importante consiste nell'istanza di UJ1 lievito univer.t;ale che per uno pud chiamnrsi solidarield internazionale e per l'altro ricono.<:eimento da parte di ogni sirrgolo nazionalismo del nazionalismo degli allri, ma che in ;,,/timo anc,/isi risu/Ja sffnpre di eguale composizione e sost.anz.a. Si tratta infine di superare quella sorta dt nazionalismo individu<,- li~ta pP.r cui ogni popolo si chiudeva nel suo guscio ignorando ( o meglio pre1.Plldendo dt ignorare) gli altri, facendo ossurgere il concetto di nazione a un ~ignijicato pitì vasto e pili umano, piU allruisla e diremmo quasi piU religioso. Solo -- e anche qui sembra che piU o meno si sia tutti d'accordo - alla base di questo ordine universale, cellula prima autonoma e insostituibile cli lui/o il sistema, non possono Psservi altro che le diverse n.azioni, potew.:iate e riconosciute nei loro ef- /etti"i t'alori; è dt qui che noi prefer·i<imo chiamare questo ordine, ordine naziomrli.~tico; in un senso che non i indubbiamente quello classico ed originale, ma che calza a perfezione - secon<lo il nmitro modesto parere - con il concetto che preme precisare e manifestare. (6. Z.) Il pro••lmo no.mero di «Pattugli&> ■arà dedicalo ••Il acrltlorl llgul. Con eHo al vaole r■adere omaggio ali aiaa delle regioni lett■rarl■-e■• lo plà r.tlcl d'Italia, faorl da ogni pr•,r .. ma di acaola com■ da nn facll■ -tologl■me. •-• aderita con acrlltl, n•II■ •a-i:lar parte laedlll, Ha11■ala Uoa• tale, Camilla Sliiarbaro, Carla Ba, A■ialo Barile, Adrlane Grande. l•i:■lrà un p-■rama dell" opera ~ol itowanl li.ari, aol qaall •I dove aoprattatte ••Par• l'Impegno e la ferma co■cl■ua letteraria, ra- ••••• rorae -rea, certo non ■nper• •a llella laro pre•eua. Il aamoro ò a cara di Tallio Clcclarelll, Gla-lao Gallonl, Garlbaldo llaraul.

Allaricercadellacultura 'CI-Il volesse sapere che cosa si sia 11 inteso in passato per cultura non tfrri\'ercbbe a una conclusione diversa clu questa: che la cultura nelle epoche a noi precc<lenti, non è stata se non la ricerca di se stessa e che perciò anche il concetto puro non ha preso altra forma da quella di uno continua scopel'ta dei suoi caratteri. Gio.cchè essere colti non può significnrc- altro che cercare di essere colti e chiunque tenti cl.i fermare in un punto l'essenza della natura per rinchiuderla <lcfinilivnmcnle, ne nnnullel"Cbbe in pnri tempo ognj possibilità. E' naturale perciò che. come in passato, o.nche oggi la rcaltù della cultura si presenti <'Ome problema, In cui soluzione log"ica sia anche storica: chò chiunque riesce a darne una formulazione non sfugge al fatto èhe essa si inserisce nel processo del tempo in cu.i è fotta - di\·encndo perciò storica - come non è possibile A chi senta l'('-sigenza di una cultura rinunciare a una detenninazione di essa. Cultura, rlunquc, come problema o ricerca della cultura e quinc!i attunlt--· anche oggi. Si avverte infott.i che nel problema culll.1rale vanno conrluendo gli altri problemi e al fonomcno della Niltura si rivolgono quanti vogliono avere una percezione viva dj quest'ora: dall'Huizingfl, che ne nega l'esistenza nel suo lJ'oppo famoso libro, ai ~iovani che ne vanno riaffermando l'es1gcnzo, specie nella pili recente stampa univer• sltaria it.alia1Ut. Negare dunque l'esistenza della cultura significa allermare l'inesistenza o l'insuUicen7..a del pro• blema (\•ale n dire che esso o non è po· sto o i· posto in modo che non si p0ssa risolvere); mentre l'esistenza della cullllra consiste nel porsi del problema in morlo adegualo, cioè in un porsi continuo eh.e sia anche un continuo risolve.re, e non un continuo aUermar la mancanza della soluzione, caso in cui il fluire di questa affermazione viene ridotto alla pura e inerte staticità di un punto. Ma oggi il J>roblema della cultura, pur acceUandost generalmente l'identi- (icazionc, <ln cui è impossibile pre5cindere, di civiltà e cU cultura, oscillo ,ancora tra una separazione della cultura dalla \•itn e una subordinazione dell'una nll'ahra. Oscillazione nn<"ora più grave quando si intenda contrapporre ta civiltà alla vita; contrapposizione, comunque, che non offre possibilità di difes.."l.come facolté di conciliarne i termi.ni, dopo averli contrapposti, siechè cl11 non vogUa rifiutarla in blocco, si trova tuttavia costretto a condividere or l'una or l'altra alternativa, senza po~1 sibilità di sf-uggire n una pari con• danna; ed in questo perpetuo altalenarsi si va consumando il gioco della Jistinzione, simile al dissidio sempre risorgente tra coJoro che propugnano un'ortc per l'arte e coloro che sostengono una sua pratica moralità. In tale, perenne e sterile guerra yediamo gettato per conseguenza anche il Pt:>blema della cullurn, ra(-[jgurata a gtusa di punto che possa o piacimento porsi at di fuori e a1 di tlentro di un circolo, che hn nome di vita; Benza che nè agli uni nè agli oltri fau• tori cli siffatta geometria dilettantesca sia venuto in mente qual nome bi- ~ogni poi dare alla nuova figura che, 10 entrambi i modi, si viene inevitabilmente a creare. Contrasto che trova tuttavia iJ suo fondamento in determinati atteggiamenti dello spirito, a seconda che esso creda di urtare in una o in altra difficoltà. Dobbiamo Iare della cultura un'attività puramen• te intelligibile e spirituale per snl- \'arla dalle c9ntingcnze e dagli accidenti terren:i che ne guasterebbero Ja purezzo e il carattere sereno di verità? O è meglio strappare all'o• slt attezzu e oll'inconcludcnza di siUat• to sfora di sogno percbè prenda conlutto con la realtt\ brusca e imperiosa e impRri o conoscerla e e. S!!r· \ irla? Contrapposizioni e antinomie insolubili, empfrich<' assai più che filosofiche, o non Wosofiehe .aUatto; e cbct lasciano gli uni a sognare a occhi opcr➔ ti e g1i altl'i ad agire olla cieca, perchQ fondah: su un'astrattezza, cioè su un'interpretazione della realtà in cui la realtà non entra per nulla. E' facile infatti a\"\·edersi che una cultura aereamente -confinato nei paesi <le.U'anima è costretto pur sempre a vivere sulla tei:ra la quale anzi i• proprio la séde d.i ,queste acrcità; e che per contro nessuno può rassegnarsi a possedere una <'Ultura subordinota olle contingenze in cui vive, senza vedere in quest.a cultura qualcosa di universafe e cU superiore rispetto a quella. Da ciò scaturisce la necessità di superare l'antitesi cultura-vita, cioè di fnon pre• porre o posporre l'un termine all'altro, ma di jdentificarli. Cultura non contrapposta alla \,ita, mo vita essa stessa; e vita intesa proprio in fu_nzione culturale e doè bisogno di conoscenza. L'untinomia precedente non è in fondo che il risultato della veccltin contrapposizione (platonicu o scolastica) tra la \"Critil e l'uomo; che scava un abisso Ira la contemplazione della ve• rità, intesa come il diverso dalla vita (e perciò forse aù essa superiore) e la "ita stessa che non ha in sè alcuna verità. -Cosicchè, pa'.rtendo da queste premesse, la cultura è un mondo che alla vita non giova a.Uatto, il mondo del puro conoscere davanti al quale st.a il regno ddPagire puro, senza che fra l'uno e l'altro ci sia possibilità di coesistenz.u, pcrcl1è si sconoscono a vicenda. Cosi per gli uni è svalutata la. vita, superflua per chi sa; e per gh altri ò svalutnto il sapere, inutile a chi agisce; i1 che significa, naturalmente, svalutarli entrambi. Senonchè f-ra i due monW bisogna decidersi e sce• glierc l'uno o l'a!tro e allora salta fuori un terzo mondo o almeno un momento in cui i due regni della cono• scenza e dell'azione debbano esser considerati insieme per venir confrontoti; un momento insomma in cui si scopra che c'è qualcosa (e cioè l'uomo nella sua realtà concreta) che unisce i duo termini. Bisogna porsi perciò proprio dal lato della distinzione per giunge1·e all'identità di vita e cultura. Sapere ed agire sono In stessa coso, sotto pena che il sa1>ere non sitt più sapere e Pngire non sin più agire, [,Jl cultura non è contempta:uone pura, iv.a costruz1one e creazione; lo vita è una continua ansia di sapere; una continua ~elazione e perciò una perenne cono• !c:I;:r u~fvs~s~ v~ta 1: 0 ~uf~~~e fo:u~f isola dal processo concreto dei fatti. Colto non è chi tende a una pura. inda~ine (iJ che in realtà nòn è mai possibile) senza pensar nuUn di proprio; né chi smetta di pensare ollorchè passa all'oz1one pratica; ma CO· lui per cui Ja dottrina si trasConnn in vita e 1n \'iln è acc1uisto essa stessa d1 dottrina. Ecco pcrcltè il problema della cultura si pone oggi essenzialmente come un problema dt vita. Da esso non Fondazione Ruffilli - Forlì possono staccarsi quelli che sono oomunementi stimati i momenti più importanti della vita, cioè sociali e po~ litici. A nessuno è lecito oggi porTe divisioni e muragJie tra il mondo dell'arte e quello della politica, tra il campo della {ilosofiu e il campo della scienza; divisioni che non 5-000 mai constat.abili da vicino e che congiurano tutte a un tremendo seppur vano tentativo <li distruggere J'unità dello spiri_to. Un conto è l'inlinita molteplicità di momenti in cui esso si {rantuma per riconoscervisi uno; un altro conto 1l fissare c1uei momenti come fermi cd autonomi: tentativo, a dir \"ero, pari a quello di isolare l'immagine dai corpo che la proiet4}. La civiltà quindi - o la. cultura - va intesa ,nella, sua uniti\ infinità e inscin<libiJe. Per• ciò una civiltà, quando nasce, non nn• sce o pezzi; nè aUorchè muore, muore a brandelli. Si deve intendere: la civiltà come una continua ba.ttaglfa nella c1uale tutti - anche ehi djchiarn di non appartenervi - siamo impegnati. Per questo un'idea è grande quando p_crmea di sè ogni ·cosa. Noi pggi sinmo -- e diciamo di esse.re - una ri\"oluzione. Ma occorre alformare che le rh·oluzionj o rappresentano una concezione di vita - e abbiamo visto che non ci /ò\ODO valori fuori della vita - o non sono ri"oluzioni, cioè non sono idee. Non esistono - ed è nssolut.mncn-• te Calso crederlo - r1voluzioni puramente politiche o meramente artistiche, giacchè alle idee non si possono segnare i contorni come ai dis-egni fissi per sempre sulla carta e immutabili. Dalla falsR opinione che possa esserci uno rivoluzione di pura natura poli.tica scaturisce l'irriducibilità, per molti, ad ammettere che l'idea politic!l debba animare di sè ogni altro campo. Nuova astrazione, non meno di quella che 60stenesse che un'idea artistica debba informare di sò la politica. l\1la porsi questo problema significa aver ridotto e localizzato già l'idea (poniamo politica) e non si vede perchè la si debba estendere, dopo averle dati eon.tini pre• cisi. Bisogna invece estenderla prima, bisogna riconoscerla non in una delle sue maniCestnzion.i, ma nella sua unità. Non un'idea stretto.mente politica deve animare l'arte, la scienza et.e.... , ma una sola idea deve manifestarsi in ciò che noi siamo soliti chiamare arte, scienza o altro, come in ciò che ehia• miamo politice.. Perciò l'arte sarà politica non quando ubbidirà a forme in cui l'ide~ si è già manifestata, ma solo quando quest'idea vi si manHesterà direttamente, cioè senza mediazioni. L'arte se è tale e cioè indissolubile da ciò che noi siamo, ha giàa Renato Birolli : " Paesaggio ,. 1942 in sè la sua politicità, che non è - ripetiamo - quella specialissima po· litieità con cui la si confonde. Comunque ciò che va messo in chfor0 è l'unità della cultura in ogni sua forma, come logica conseguenza della sua identi[icazione colla vita. Appunto perchè vita e cultura sono una cosa; è possibile dare alla cultura un carattere totalmente nostTo. Se' la cultura tosse apprendimento di qualcosa che s'op◄ pone all'uomo essa sarebbe sempre uguale cd eterno. Fotta inve.ce dall'uomo, implica la dH[crenziazione e la distinzione personale, negli uomini come nei popoli. Vnle a dire la nazionalità della cultura. Questo carattere è proprio la garanzia del sorgere della cultura dalla nostra anima e del suo non esistere fuori di noi Una cultura non può che essere nozionale - quando non si intenda però come nazionale il clisconos<:,imento o l'oppressione di , altri, ma umcamcnte il fatto che è questo e quell'uomo, questo o quel popoJo ad 011 fermare l'universalità di un'idea e cioè a,I arfermarlu come s\ia, anche se Valevole per tutti. Raccogliendo quindi lo. lila"èli quanto s'è yenul-0 dicendo sin qui, appare chiaro che una ricerca della cultura, com'è quella. che vediamo svolgersi ogni gior• no da\·anti ai nostl'i occM, non può essere che lu ricerca della no~ti·a c:;ultura e cioè qualcosa che non ci domina ma da cui neanche noi possÌ81!1!) pr~scindere, cioè in fondo una realtà con cul bisogna fare i conti, perchè è la no .. a;tra stessa vita di· nazione e• di' popolo.i Ricerca di una cultura essenzialmente delle sue idee, nel vivo della lott.n monclin1e scatenatasi tra i popoli. Non si creda che la lotta deUc urmj sja estranea aUa civiltà nè che basti o <1uc◄ sta un maggfor numero e una maggior organizi.azione di corpi d'armata per vincere o una più alta astratta idea culturale per non perdet:e. Sì combatte sui campi di battaglia clunnto su quelli incruenti della dottrina ma sja sugli uni che sugli altri bisogna avvezzarsi a scorgere una guerra &ola, poiché una sola, è la post.a, cioè l'essere o il non essere della civiHà. Non si scende in campo senza idee e i trionfi, di qualsiasi genere 6iano, sono in definitiva trionft del perisiero; H quale non è assente dal campo della p1·eparazione bellica come è vano credere di scorge·rlo unicamente nel chiuso delle biblioteche Ricercare la cultura signWca oggi ricercare la vittoria, e il problema di questa non è dissimile dal problema di quella. ENZO GIUDICI 3

Spazzatura Queste righe non vogliono costituire - perchi non lo sono - una risposta alla polemica che alcuni tizi hanno promosso, con una cerio violenza, contro cli noi, contro la nostra rivista e contro la nostra attività editoriale. Sono solo il documento di un nostro effettivo sentimento e c(ella nostra posizione che non teme urtoni e spintarelle, quegli urtoni e quelle spintarelle ai quali molti tuttora ricorrono nel tentativo ,li farsi largo. Abbiamo dunque notato in diversi giornali, quotidiani e di Guf, come si stia facendo una specie di levata di scudi contro quanto andiamo pubblicando da circa due anni con amore e soprattutto con disinteresse. Premettiamo - e sappiamo che questa premessa lranquilli%%erà e nel conl«n.fX> impen.-.ierirà molti dei nostri non occasionali e più o meno velati contradditori - che noi non aspiriamo a ca.riche politiche e ad altri incarichi coi relativi stipendi, dichiarati o no; cht? noi non vogliamo portare via il « p~- sto » a nessuno; che non ci dimeniamo per ottenere collaborazioni ai « grandi > giornali con le conseguenti ambite lire di compenso; che noi, come i nostri più assidui collaboratori, non percepiamo neppure un soldo per la nostra atti,•ità giornalisti'ca qui ed altrove; che siamo abituati a parlar chiaro sempre, anche quando non è nel nostro interesse; che siamo patrioti ad oltranza costitu%ionalmente e non « lo facciamo», come certuni, a tempo e luogo per ottenere papardelle, encomi, gradi, attestati e tanto meno cavalierati o per far dimenticare un passato nebuloso che a certuni potrebbe interessare (noi ce ne freghiamo); che nessuno di noi ha speculalo o sto speculando sui nastrini di guerra e sulla particolarissimo situazione del momento i che siamo, purtroppo, tanto onesti da ripudiare tutti i mezzucci polemici atti a dar sfogo alle polluzioni dialettiche di molti nostri colleghi; che cerchial11o sempre di chiarire in sede giornalistica le nostre questioni giornalisliche, tenendo pur presente di avere, oltre al cervello, muscoli ben allenati; che ci fanno schifo coloro che prostituiscono le proprie benemerenze patriottiche per cercare d'aver ragio• ne; e per concludere, dichiariamo che il nostro giornale è libero ed indipendente e non Ira bisogno, per uscire, di arruffianarsi l'ami'cizia e la prote%ione di Ti%iO o di Caio e perfino di Sempronio. Fatta questa lunga premessa, crediamo inoltre opportuno precisare a tutti coloro che, polemizumdo con noi, hanno fotto delle vigliacche insim.,.a- :.ioni nei nostri confronti, che non sono tali insinuazioni ad impensierirci, ma l!abitudinc polemica e mentale di quella ancora fitta schiera di persone per le quali la parola di Cmnbronne i troppo nobile, persone che, con diabolica e corligjanesca astuzia, trasportando la questione subito su un piano ipocritamente politico, credono di impensierirci parlando di colori a forti tinte, QJJeslc persone, pronte a seguire ogni camaleontico pervertimento, ci disgustano, essendo vili al superlativo, mimeti:wndosi sempre, e sono indegne di parlare di chi ha avuto il coraggio di dichiarare apertamente la propria fede, giusta od ingiusta che essa sia. Almeno con gente di quest'ultima specie possiamo scoptrarci petto a petto, a viso aperto, mentre coi primi bisogna stare attenti "lla abituale e metodica pugnalata alla schiena. r.rediarno superfluo avvertire i nostri. per il mo'mento intransigenti, contradditori che noi siamo cosi esasperatmnente italiani da poterci avvicinare a chìchessia senza tema cli contagio e che se l'autarchia• ed i surrogati in campo economico sono indispensabili, nel campo dello spirito sono nefasti, costituendo l'avvil;mento delle nostre a_ spirazioni in(elleltuali, obbligandole infatti a giri viziosi e senza respiro e quindi Od una insufficienza nei confronti degli altri paesi. Abbiomo più voli,, ripetuto che presentando certi scrittori poeti pittori stranieri non intendiamo scoprire la luna. (Ma .si vede che l'Italia è popolttta da eserciti di sordi, se ci sentiamo ripetere perioclicomente gli ~tessi discorsi). Desideriamo solamente procurare ml un cerio numero di volonterOsi quel materiale necessario per <1pprofondire la propria cultura ed ampliarla. Noi non ci rivolgiamo ai saputi Cli professione, agli illustri aggiornatissimi cd annoiati, agli uomini formidabili di universale cultura; s."ccome essi, tanto dotti, non hanno saputo elargirci quelle conoscenze, di cui non è possibile fare a meno, ci siamo presi noi lo briga cli tradurci e di offrirci quanto è serrato - ammesso che lo sia - nelle loro ermetiche scatole craniche. Noi non vogliamo diventare ministri, non invochiamo cattedre universitarie e direzioni di quotidiani. Stiano clunque tranquilli questi vanagloriosi padreterni: nessuno cerca di abbatterli. Al mondo· c'fJ posto per tutti, e•~ bisogno di tutti e di tutto, anche delle cariatidi. I po-;zi neri ed i gabinetti di decenza sono C,a responsal,ilità politica I rapporti . tra f~osolia e . politica Occorre però che questa penetrazione, ponijo_no m un swgolare risalto, le dello poH0ca sino alle più modeste r!sponsabihtà eh~ .co~J_M!tono _a questa; sfere del pubblico non venga allatto sino al punto _d1 llldir';Zz.are il regol_a: travisata in quell'altro dannosjssimo mento . di f:9-~ esse~~ente p~atic1 senso che vorrebbe attribufre una fa• e c~,nti.ngenti !n una. d.irez~one ed ~n un coltà di decisione politica, definitiva ed ordine eh~ _s~ano g1à pi:_1D1a. raz1onal- inevitabilmente particolaristica, anche a ~ente de~IJLlh ed assunti. Per questo C?loro per i quali il m~ggiore vantogs•. può s1~e~te a.fier:mare che la g10 consiste nel procurare il risultato SCJenza. ~litica rientra nei quadri della politico già come un dato esistente i percultura p•ù. al~ e domanda, come tale,. chè. per questi si palesa assai più conuna .Partec•paz1o~e. cos~nte, un appor- veniente che l'elaborazione politica veni? di v?lontà e .~ m~genz'!, una ~ele- ga elf~ttuata e raggiunta csclusivamen~ zione di propos~ti e di_ atteggiam.t;nb che da eh• possiede i necessari requisW d~ non ~o~~no, 1n?ubbl8.lll~nte, r1~ultar~ scienza e sia inoltre consapevole del accessibili a . nl;tti. Con il che, 61 b 1 ~d1 S!,lOi insostituibili compiti, di una m1sbene, non . S! inten,de e~~dere un m- sione che è veramente di elevazione e tera oolletuv1tà dal..lacqUJs1z1one dei be- di ammaestramento , nèfi_ci efletti ~he possono d:alla politica In tennini pratici tutto questo si vemre prod_ott1 (perché,. anzt questo po- traduce nella necessità della costitu- ~re estensivo_ ne rap~resento. ~no tra zione di una categoria di « politici » 1_fondamentali caratteri)?. ma piuttosto per educazione oltre che per temperasi vuole ~ollocare la _poli~1ca stessa ne! mento, e cioè nel Iar sì che i Tiflessì suo f'reciso ~u?lo di_ ~le,~,. per cu.J, pedagogici della politica considerata nel t.alu~ . ~ss~J1Zrnlt motivi. d m~zJO, talal- suo concreto svolgunento vengano go• tre ouz18:t1ve e prov~·edimenu non pos• rantiti dal faUo che essi sono suscitati: ~:o dien~ ~{:!~a~e:~ f~ti:~r~ da singolari e qualiiicat.i p~ota_g~nisti! complessa conoscono a fondo i prjn- da coloro ~he un. lungo u_~ocrnJO d1, cip·ii e le leggi, sopratutto sono in pos- ~tu.ta e d1 moralità ha eiflcacemente sesso di una sensibilitil intellettuale O molt.rato verso un tanto severo traguarmoral~ che loro pennette di tronteggiare do; e del ~ri può ~vvcnir_e unjcrunentu con sicurezza tutto quanto domanda di .,.attraverso 1 mstauraz1one cli una consue-- venire esaminato e risolto. tudinc così .preziosa ed insieme correnD'altra parte la politica, apparte- te che la politica, e particolarmente la nendo più di qualsiasi altra al gruppo «: vita politica» come neU'interno dello delle scienze pratiche per eccellenza, Stato si esplica, garantisca a sè me•, presuppone la perfetta conoscenza dL desima una indissolubile continuità, me• quelle altre discipline il cui direttivo diante un esame logico e suUiciente di carattere è sufliciente a determinare gli qualsiasi avvenimento e con il sussidi<:\ sviluppi, emi.nentement.e liberi e varii, di uno specifico gruppo a tal Iine inche nella vita sociale affiorano e 6i dil- clinato ed adatto. 1 ferenzia.no continllamcnte. Questa stes- Questa « cognitio rei » - che anche sa osservazione dovrebbe inoltre servire alla politica è pertint;nte - doonMda a trattenere energicamente dal conferire adunque di veni.re conquistata attrau.na responsabilità politica attiva (vale verso una disciplina metodologica che sii a dire un potere di discriminazione de• manifesti principaimente nella formazìo• terminante) a coloro ai quali può al ne di ooloro verso i quali si dovrà massimo venire concesso il personale fatalmente orientare l'attenzione degli approfondimento delle verità politiche altri, nell'addestramento di una minoe del loro esercizio; mentre essi non ranza che riconosca nella politica iJ &uq risultano in grado di formulare spon- scopo primario e di essa si dichiari, taneamente simili verità, non hanno in· come un'att.rice cosciente, colei che no somma quella Qaturale ed insieme spe• riconosce i vasti limiti e ne osserva rimentata capacità di venir situati in i rigidi obblighi, Così tacendo è da posizioni di effettivo comando. Nondi- .. ritenere che persino quella che deve meno sembra essere entrata nella con· essere definito come la responsabHità suetudine del periodo presente una vol- politica passiva del cittadino, vale a garizzaz.ione della politi.ca sino ad ot- dire la serena accettazione di una Wtenere dagli individui sing'oli la valuta- sciplina e cli un opportuno sistema di zione in termini politici di tutti 1 pro•. n?~e, posso. venir facilitata e resa blemi che alla società in molteplici moW plu anoora feconda; ed anche lo Stato; possono occorrere; con il che riesce che delle iniziative politiche vuole rie\,jdente come la tendenza estensiva. sult.are l'origine ed insieme il punto della politica sia oggi in una fase ere• de~la più. avanzata conlluenza, potrà asscente, soprattutto sia in funzione di sai meglio ottemperare a tutto qtJanto un giudizio dei propri personali inte- rappresenta la sua stupenda finalità, ressi che si dimostri cépaèe in ogni al bene della persona wnana che gh moffleoto di. cont:emperarsi alle finalità consegna gran p~e d~ ~uo destino e dello Stato che quegli stessi interessi che lo segue con 11suo v1gilat-0 coraggio. organizza, pone in rilievo e dilende. DINO DEL BO F ç n dazi On e Ruffilli - Forlì luoghi cli primaria tmpor/an=a e necessitcì per buttarci le immonde::e di /.utli i Iempi; quindi nessuno pensa di eliminarli, come del resto nessuno tocchenì i padreterni in questione ed i loro lumi fumosi. Tult'al pi,ì si cerchertì di defilllrli, di nascondere un pochino e gli un.i e ili altri, solo per motivi di estetica e di igiene. Non ambiamo riconoscimenti ufficiali; nelle nostre polf'!miche non abbiamo bisogno di sfmluare l'arcobaleno dei colori -politici ed accasare il nostro contraddit.ore di incipiente borghesia oppure di semitismo. Non siamo dei vi• gliacchi e ci battiamo ad armi pari, uomo conlro uomo, e non abbiamo bisogno dei carabinieri della legge per avere ragipne, quando 1'<1bbiamo. Qualora dovessimo derogare da questi princ~pi, qualora anche noi dovessimo fare il verso come tanti altri fogli, il nostro giornale non tmrebbe più ,-agione di esisterl! e non esisterebbe, del resto, più. In quanto poi ai cari giovini che in quet,•ti ultimi tempi fanno ecces• sivo sfoggio polemico, servendosi dei oieti mezzucci Ji stontita memoria, essi suscitano in noi maggior ripugnan:a clegli ontichi pre:iosi congegni del pro• fessionismo ,polemico. Disgustosa una polemica che abbiamo letta su un foglio universitario veneto: dimostrava l'autore tanta meschinità da a"erne fX'na. Quanta gente gode nel fare pettego/e%zi come e più deUe 1-.ecchie sguattere! Chi non· ha scritto la sua br(IVO frecciata polemica senza parlare di « carta sprecata » scogli la prima pietraj ma insistere su questi vieti argomenti è indegno cle/lo cic..·iltri ti cui i giov<1ni tutti quanti dovrebbero essere giunti. Ci sono poi i giovini che si credono ormai arrivati perchè hanno ottenuto un posticino in qualche ministero o cosa del genere e che guardano ora tulio clall'allo della loro eccelsa seggiolona co11 sufficienza, distribuendo a destra e a sinistro gustose ironie da redattori dell'a piccola posl<1 di un qtwlsiasi setlimcmole cinem,,togrnfico. Giovani questi podreternetti in boccio e/re vorrebbero ottarcare hriga con tutti per potere fare sfoggio della propria abilità dialettica, per stupire il colto e l'inclita e per farsi c,pplaudire dal numeroso servizio battimani che ciascun padrelernetto sì sceglie sempre con tanta cura? No, giovani no! Ma gente senza elà e forse senza sesso che incanutisce nella ormai troppo sfruttata professione di giovanilismo. Basta poi col continuare a giocare ai giocani ecl ai vecchi. Siamo solamente uomini! Dobbiamo essere solamente uomini, miranti, con l'identica fede, allo stesso fine. Cerchiamo una buona volta che tutti quanti portinoin pia%za 'i loro effettivi sentimenti, a costo di qualsiasi sacrificio. La commedia dell'ipocrisia non deve continuare piti a lungo, Si tratto di vita o di morte. Ogmmo deve sentire il dooere di portarsi dat•onti agli uomini vero e nudo: si,rcero ed onesto. Questa, abbiamo già detto, non 4un.a risposta polemica. l: un impeto di sincerità che è scaturito dal profondo ciel nostro cuore, violento, incontenibile. li lettore vorrd perdo1llJrci il tono quasi incivile, certamente diverso da quello e/re ci siamo imposti nella nostra dicitura gotica di giornalisti italiani; ma è l'unico tono con il quale possiamo fc,rci intendere da chi sappi<lmo noi. PATTUGLIA

0141°::3A'J~Ofr~~ :;;;;;.-..-. • ,., io voglio che voi ,iat• certo che tutte le fatiche che ho sempre durete, n<>nsono siate manco meno per voi che per me medesimo •••• MICHEV.NGIOLO Era troppo giusto, perchè non sembrasse possibile, che la vita ci avrebbe un giorno condotti ad alcune chiarificazioni decisive: qli avvenimenti che riportano oggi gli uomini in una terribile lotta, dimostrano con sufficente chiarezza che la colpa prima fra essi è stata proprio di egoismo, di sfiducia, di incomunicabilità. E qui, da noi, in arte e in fetteratura, le più recenti correnti sono di questa situazione, appunto, le estreme conseguenze e, certo, gli ultimi frutti: I' ermetismo e il fenomeno parallelo di certa pittura - ai quali nol, desiderando dì evitare altre nocive confusioni, non intendiamo negare gli indiscutibili meriti - erano stati un ripiego della pcesio e dell' orte, uno chiusura forzata nella circolazione aperta fra gli uomini, e, quindi, anche in quella più vasta dell'universo, un tacito evadere dagli impegni con cui l'artista - come ogni altro uomo - è legato ai suoi simili. l'arte sembrava cos1 rimanere indifferente a quanto avveniva e a quanto gli uomini le andavano continuamente chiedendo, e non per una olimpica o divina •distanza•: forse cl si era dimenticati come ogni nostro atto non possa essere solamente nostro, ma si ripercuota necessariamente sugli altri. anzi sio degli altri oltreché di noi. Ciascun pittore o poeta operava più che su se stesso, su un'immagine di se stesso a cui si era dolcemente abbandonato o che si era imposto - oper&ndo veramente sulla propria vita, il suo lavoro sarebbe stato in- /atti anche dello vito degli oltri - : ne derivò un'arte che non ci sapeva dare altro oli' infuori di qualche delicota sollecitazione sensuale o, peggio, di qualche pigro accontenh1mento nei modi di un formulario estetico, che ormai ritenevamo livrea perfetta, e, quasi, indispensabile per ogni buon scrittore o pittore. E, è pur necessario riconoscerlo, questo lllvvenne proprio nell'ambito della generazione che immediatamente ci precede, quella che oggi è attorno ai trent'anni. Arrivate le cose a questo punto ci è parsa insostenibile anche questa situazione: la pittura e la poesia dovevano riprendere la loro importanza e la loro missione fra gli uomini, dovevano ridiventare, insomma, •cose• ancora per loro, di loro. Oueste, almeno ci sembra, sono parole che era giusto dire prima che il lettore sfogliasse l'omaggio alla pittura contemporanea, qui raccolto - omaggio che per altro non ci è stato possibile compilare quale avevamo pensato - poiché ne sono, in un certo senso, le idee informatrici. Ma un criterio storico non ci è perso ugualmente possibile evitare in simile occasione, chè anzi esso ci è servito a maggiori e più nette chiarificazioni. Cosi le assenze e le presenze non sono da ritenere arbitrarie, come non lo sono le .disparità di interessi e valori assegnate ai vari pittori, le une e le altre essendo deri~ vate da nostrè precise esigenze. r Una "natura morta' 11 (1915) inedita di Modi €ome ua uomo Deue per rlpreaderç la su.a slracla, la grtclaui ua caalo ciel Paradiso e ciel Pui,galorio, e poi· riLoraaul al uiao dopo i tuoi 9ridi. Sl/b, io seallrò per sempre qaesli grtcli ael sileazio, martire che iaizi il fuo desllao. é[[a 'ali/ma uolta, cli sera, insieme a {l)erain aueuamo beuulo. gJ tuo album blea, come UD quaderno cefe4/e, era cosi pesante I 9Ì piegaua tl tuo corpo aei tuoi abili dolci cli ueffuto : aa ~122.6ra li mordeoa J fianchi. qJra aaa /'orma sollile, la /orma che fu cltpfo9eui ialalla per seguire la tua esseaza cloue uaaao i morii, .fflocligliaal, doue i morfi uaaao per uiuere cl<J per cui fu 9iuslo palit-e. gJ {l)uomo cli frlreaze si specchiaua aeffa f:Feaaa . ANDRÉ SAUION ("GARREAUX,,) (Traduzione di Mario De Micheli) Fondazione Ruffilli.~- Fo\""•.,..11 ________ ,..._.__ _____ ,. :_ • ( UNA LETTERA GIOVANILE AL PITTOREOSCAR GHIGLIA Caro nni1co, io scrivo per sfogarmi CQn te e per affermarmi din;;mzi a me stesso. Io stesso sono in preda allo spuntare e al dissolversi di energie fortissime. Io vorrei invece che la mia ,,ìta fosse come un fiume ricco d'obbondon.za che scorresse con gioia sulla terra. Tu sei ormai quello a cui posso dfre tutto: ebbene io sono ricco e fecondo di germi ormni e ho bisogno dell'opera. lo ho l'orgasmo, ma l'orgasmo che precede la gioia, a cui succederà l'atti• vità vertiginosa ininterrotta dell'intelligenza. t Già dopo averti scritto questo jo penso che ~ bene che ci sia l'orgasmo. E da questo orgasmo io mi risolleverò gettando dj nuovo nello grande lotta, nell'azzardo, nella guerra, un'energia e una lucidità non prima conosciuta. lo vorrei dirti quali sono le nuove lancie con cui riproverò la gioia òella guerra. Un borghese oggi mi ha detto, mi ha insultato, che io, ossia il mio cervello, oziava. Mi ha fatto molto bene. Ci vorrebbe un av\'ertimento simile tutte le mattine al proprio risveglio: ma essi non ci posson capire e non posson capire la vita. Di Homn non ti parlo. Roma che mentre ti parlo è non fuori m~ dentro di me, come un gioiello terribile, incastonato sopra i suoi sette colli, come sopra sette idee imperiose. Roma è l'orchestrazione di cui mi cingo, La circoscrizione in cui mi isolo e pongo il mio pensiero. Le .sue dolcezze febbrili, In sua campagna tragica, le sae forme di bellezza e di armonia, tutte queste C05e che sòno mie, per il mio pensiero e per la mia opera. Ma io non posso qui dirti l'impressione che io trovo in lei, nè tutte le ve• rità che ho saputo cogliere da lei. lo attenderò a una nuova opera e <lacchè io l'ho precisata e formulata mille altre aspirazioni vengono fuori dall8 vita quotidiana. Vedi le necessità del metodo e del: l'applicazione. Cerco inoltre di formulare con maggior lucidità le verità sull'arte e sulla vita che ho raccolto sparse nelle bellezze cli Rotn11~e come me ne è balenato an• che il collegamento intimo, cercherò di rivelarlo e dj ricomporre la costruzione e quasi direi l'architettura meta• fisica. per crearne la mia verità, sulla \'ita, sulla bellezia e sull'arte. Addio parlami di te come io ti parlo di me. Non è questo lo scopo dell'a• micizia: di comport'e e di esaltare la volontà secondo il suo indirizzo, di rivelarsi l'uno con l'altro e dinanzi a se stessi? Addio, tuo Dedo (1931) 5

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