Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

D E CHIRICO è nato in un paese in cui le cose stesse che ci circondano posseggono il fascino dei mondi remoti, un potere evocativo sempre nascente e nuovo che può inclinare lo spirito, per sensazioni quasi medianici.le, ad attenz.ioni particolari. Potremmo quindi giustificare, anche solo dai suoi natali tra le acque cupe ed i tem""\ pii antichi, il mondo _pittorico migliore di Giorgio De Cbirico 1 la sua passione ad evocare in nuove invenzioni le case degli dei-uomini, con tutto il loro mito, il loro odore di zolfo e d'incenso. Se ~ vero che da giovane trovò alimento pe.r i t,uoi ,·ergini pennelli, per la sua fantasia nei musei di Monaco di Baviera e nelle gallerie italiano i mees~i che lo guidassero negli esperimenti, sarebbe troppo Facile, addirittura meschino, di fronte a quanto Dc Chirico seppe darci nei suoi anni migliori, pensare ad un imbalsamatore da museo, nel un manil'ico del richiamo classico, del soggetto già accreditato cl.all'avvallo del tempo. Può definirsi semmai questa una fase preparat-Oria del suo intenso la,-oro di cultura e d'intelligenza che lo pone, oltretutto, tra i teorici più vaJidi della nuova pittura. Cosi, se trovò ispirazione nelle pre- -ziose architetture di talune città italiane, fu solo per rile"'arne un'emozione che doveva poi condurlo alla ricreazione delle sue scenografie, dense d'una vita ben partecipata dall'artista. In ogni t.ela1 dalla Meditazione Mattinale ai Ricordi d'Italia, non è l'alchimia d'una forzata composizione di elementi et:e.rogenei, ma il dar vita ad un suo mondo, con tutta l'attenzione per la creatura nuova che sa vivere di uno spirito inconfondibile, trasfuso in ogni pennellata, in ogni ombra. Sarebbe Facile aridnmente descrivere soggetti che si innestano e si accavallano nei quadri, senza ~n apparente legame, le locomotive e i trofei,. le statue classiche ed i cieli romantici; appunto ad un materiale apparente• mente cosi contr.ast.ante De Chirico sep• pe imporre le leggi della sua pittura af[idandola fino alla preziosità delle illuse inquietanti o ai rapporti cromatici della più popolare delle sue tele, l'Ettore e Andromaca della collezione feroldi. Suonerà presso taluni d'eresia l'aI- [ermazione, ma riteniamo che certe composizioni parigine in cui il surreale bene si sposa con iJ neoclassico non furono estrnnee nell'influenzare i modi dello stesso Picasso, il grande mae• stro. Vi fu perlomeno un reciproco cor· rispondere nel tTarre un mondo onnai apertamente conquistato. E' quindi De Chirico metafisico compiuto nella sua "·oce, non già evocatore, ma scopri• tore, Lnventore e creatore. Gli individui delle sue tele non compiono falsi movimenti, sanno recitare al proscenio del quadro prodigiosamente guidati dall'intelligen7.,a dell'artefice. Quando pensia• mo alle illustrazioni che egli compose « Siepe a nord-ovest » di Massimo Bontempelli, siamo portati a leggere in O. Dc Chirico Fondazione Ruffilli - Forlì quelle figurazioni che s'agitano alla ribalta del disegno, come ad U:na derivazione legittima dei manichini, delle statue, degli elementi che cercano la calnla nuovo ambiente, l'acclimatarsi in una regione che meglio sappia farceli conoscere. Ci giungono chi.are e appropriate le parole di \1/aldemar George: « Se l'opera di De Chirico è uno dei fatti che domin'°;ino la nostra epoca. ciò avviene pcrchè essa dfrig:e l'att.enzione del pubblico, la sua inquietudine e la sua curiosità nel senso dei fatti extra-plastici. perchè essa allarga i con. fini della pittura, perchè essa rompe il cerchio · infernale e visivo dell'arte, considerata come una morfologia, perchè essa ne fa un idioma dello spirito. Quando mi obbietta che questa opera è inatta a trasmettere un'impressione di vita, io rispondo che. essa contiene qualche atomo prezioso di quella vita int!,_l'iore, di cui il \'e1·0 nome è forza spirituale •· I vibranti chiaroscuri che spesso si contrappongono alle superfici d'un astrattismo geometrico romp0no la monotonia delle architetture o Piera• ticità dì certe figure dove il panneggìo delle vesti pare agitarsi, fuori, ribelle alla teoria. In questa vena romantica che non sa venir soUocata la pittura di De Chirico acquista un'impronta maggiormente complessa e si impone, fuori dell'ironia talvolta girata in superfice, al di là della concezione, nel modo stesso, nel ricercato della tecnica. Non ci è difficile scorgere nell'o• ~a di De Chirico meta.fisico il rin• 00\-'amento dt tutto un mondo pittorico, la conquista patita d'una moralità. Dicevamo di quel suo spirito romantico; ebbene rit.eniamo in una posizione par• Dc Chirico: 1'Discgno,, • 1928 ticolannentc felice la pittura del De. Chirico migliore proprio perché pur pos• sedente forti \·alori sentimentali seppe costringerli giungendo alla conquista di un'universalità, ad un insegnamento che va oltre i confini di un'epoca o d'una regione. Egll stesso, in più di uno scritto, arre11na la necessità di uscire dal meschino di ogni giorno, di libei·are il P.e..nsiero dalla perniciosità della logica pe1· spaziare in visioni libere ed assolute, per approdare al regno del con• Corto sovraterreno. E' l'astratto sintesi ciell'assoluto e De Chirico seppe tra i primi. comporre le leggi della pittura astratta. In certe posizioni dove è sold i~ rapporto cromatico a governare, egli giunge a risultati f~licissimi che saranno più tardi ripresi da altri riella loro essenza. Essere liberi dalle scorie pesanti che li (,.'()Stringevano nella commedia del giusto senso, ecco la necessità degli uomini di cultura di qualche deoennio addietro. Dice Barne che De Chirico è stato la corrente d'aria pura e fresca. in un mondo artistico minacciato di morte per soffocamento e ristagno, sep .. pe insomma dare immagine •viva aL 60gno suo e di quanti lo circondavano. Dice il Guerrini essere De Chirico il maggior pittore del surrealismo e Carl Einstein non esit.a a definirlo padre del movimento. Il nostro ba voluto essere solo un appunto e non stat'emo :ancora una volta anche noi a chiederci il perché della pittura dechirich.iaoa dell'ultima Biennale: ci bastano alcuni quadri eh& egli seppe dipingere fino attorno al 130, sono opere queste che resisteranno e poco \'arrà la recente campagna demolitrice dell'autore medesimo. EGIDIO BO{'(FA.NTE 11

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