Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

La sua storia è un muro bianco. Un muro .su cui èampigli ha dipint.o deJ .. le immagini. Tutto è chiaro, tutto è inde-: cilrabilc. Tutto è suscettibile ad esser~ un'altra cosa. Le immagini hanno tante facce e pro- !iJj quanti sono i sottintesi che ci è dato percepire. Un'infanzia remota e immobile vi aUiorn: è come un deHcntq scavo di !rammenti preistorici. Stru ... menti agricoli, arnesi di pietra e d'os .. so, pettini e collane, ruote, terragHe. E facce tonde e molteplici allineate crune scodelle. Facce con doppie facce. Coppie dt occhi fuori posto, occhi ... Insomma di Soffici il periodo che più ci interessa rimane pur sempre il futurismo, dove ha colto i suoi risultati maggiormente notevoli, un fragoroso entusiasmo, una rutilante !eJicitA, un estro in,•enj,ivo aperto alle vibrazioni, s.ia pur esterne, dei colori, sospingevano la sua w~lozza ai rossi delle grosse angurie, agli esaltanti prolumi dei liquori; i giornali tapezzavano le tele - « Chroniques de jours », o forse: « cronaca nera •• - il /;asco, il limone e ]a pipa era-1 no il tTo!eo di una scanzonata battaglia. . Rosai non può fare altro che offuscare le trame su cui si devono poi esercitare con impeto le sue vive interpretazioni. Alla scelta i.nizinle segue un ripetersi variamente graduato di aggiunte, che hanno l'aria di pentimenti e di continue ritorsioni. Dove è stato più deciso - in certi quadri del '20 e del '21 in cui dipinse senza rimorso - vediamo un impasto che dei vari colori trova la fusione massima, impura e lucente. Segui come un ristagno; il senso che i valori di un grumo acceso di tinte equivalgono a quelli di una mezza tinta appannato. Oggi, ci accorgiamo che le percezioni di Rosai sono restate quasi intatte; aperti., occhi chiusi, uno più grande dell'altro, uno dopo l'altro come un gioco di bussolotti. Deve es.sere appena finito il caos e tutto sta per ragg;iungere una sistemazione. Tutte le cose cercano una tonna, una prospettiva sta• bile. Le pietre si condensano e prendo-i. no colore. Il volto dell'uomo è simile: a quello della luna. Il cane è ancora lupo. I Bombini non sono nè maschi nè femmine. Incerto è il sesso di tutte le cose. Tutto è chiaro e indecifrabile., Si stampigliano dei profili illeggibili con l'orecchio in ascolto. Chi passa, chi viene?... R. CARRI ERI L'uva piena di succhi, il bicchiere della bibita, le grandi lettere di un clamoroso alfabeto, formavano la carpenteria della sua pittura di quegli anni: c'era sotto il paese, la «malinconia>, ospite inatteso della sua passegg~ta lutirista: ricordate?: « Pazzeschi eravamo tre, noi due e l'amica ironia ... »; bastò un cenno d'ordine, e la girandola s'era già. fermata. Ormai tutti sappiamo cosa sia la pittura di Soffici dal '20 in poi: un calmo indugio di retoriche, una crepu• scolare nostalgia di paesi e figure. GIANNI TESTORI come attento era agli echi, a .o~ minima avvertenza acustica e lwninosaJ così ora se anche certi suoni e bar· bargli si sono consunti, in compenso l'intensità di alcune evocazioni si identifica nettamente con le loro parole, e il · crepuscolo ha i suoi cipressi, il, monte le sue case e i suo'i alberi, e H rimpianto solenne dei paesi nei quali s'è riconosciuto per sempre. Compito di Rosei fu questo cli riconciliarci con la verità che furono prima vittime della nbitudine: il paesaggio, l'assolutezza dei volti e dei gesti, un trattenersi più_ o meno calmo e consapevole nell~immi-: nenz.a dei sentimenti. A. PARRONCHI Fondazione Ruffilli - Forlì Al, Compigli: "/ violini., (coli. Cardano • Vtntzio) A. Soffici: ••Frutta t vtntatllo,. O,Ro1al: "Co11vtr1atlont,. (coll. C11rdazzo • Vtntzla) 17

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