Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni presentava gli avvenimenti nei legami di causa ed effetto. Alcuni di quei legami, in seguito, mi parvero piuttosto discutibili. Per esempio, disse: "Nasce Gesu Cristo, e cade l'impero romanò." Quattro secoli di cause ed effetti condensati in cos1 poche parole, rappresentavano ovviamente un eccesso di sintesi. Ma a quelle lezioni sentii che esistevano legami fuori dei quali i fatti isolati sono polvere inutile. L'uomo aveva .letto la Rivoluzione francese e il Consolato e Impero di Thiers e parlava di quegli avvenimenti con calore di simpatia ed eloquenza. All'infuori di quei tre insegnanti - pochi davvero in otto anni! gli altri erano sciagurati mestieranti, ché non insegnavano niente perché non potevano insegnare quello che non sapevano. Nelle prime due classi di quello che allora si chiamava il ginnasio inferiore, dovemmo leggere lacerti di trecentisti e cinquecentisti messi allo spiedo in un'antologia intitolata Esempi di bello scrivere, di Raffaele Fornaciari, che Dio l'abbia in gloria. Al terzo anno la moda cambiò, e diventammo moderni. Cioè ci misero fra le mani i Promessi· Sposi· - i Promessi Sposi, che possono essere gustati solamente da chi abbia· raggiunto maturità di spirito e vastità di coltura. Siccome le disgrazie non arrivano mai sole, dovemmo studiare i Promessi Sposi su una edizione curata da Ruggero Bonghi, nella quale il testo del 1825 era messo a confronto con quello del 1840, e noi - poveri innocenti - dovevamo spiegare perché Manzoni aveva abbandonato la forma primitiva, e aveva fatto sempre bene. Naturalmente, né noi, e meno che mai, il maestro, avemmo mai sentore di quelle ragioni. Ne consegu1 che dopo essere stato nemico personale dei trecentisti e cinquecentisti, diventai nemico personale anche di Manzoni e di Ruggero Bonghi. Dovevano passare anni prima che il fascino manzoniano soverchiasse nel mio spirito le devastazioni prodotte da Ruggero Bonghi, e prima che sentissi rispetto per lo stesso Bonghi. Non c'era nessuna biblioteca né nella scuola né nella città. I soli libri che esistessero ufficialmente, erano i libri di testo. Fino a quattordici anni soffrii le forme piu spaventose di inedia intellettuale. Mi toccò leggere .finanche i romanzi di padre Bresciani in una collezione della Ci'viltà Cattolica, che vegetava in casa di un compagno. Non sapendo come ammazzare il tempo, me la prendevo con gli autori latini e greci, sui quali i pedagoghi ci facevano fare gli esercizi di grammatica e di sintassi, traducendo poche pagine in un anno. Traducevo da me. Ma quelle traduzioni, senza nessuna guida, non erano porte dischiuse verso l'antica civiltà. Virgilio ed Omero erano vissuti molti secoli prima di me, per scrivere libri, sui quali io poi avrei dovuto fare gli esercizi di traduzione. Essi mi sfidavano coi loro indovinelli. Io accettavo la sfida, e vincevo. Tutto .finiva H. Vivere su indovinelli non è vita allegra. In una cesta di libri religiosi, proprietà dello zio prete, scopru sei volumi della Bibbia in latino. Ne sono ben contento. In quel latino che 42 BiblotecaGino Bianco

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