Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Una pagina di storia antica presentava pochi indovinelli, non vidi nulla di quello che erano state la civiltà ebraica e la protocristiana. Ma i salmi, le lamentazioni, le profezie, il Vangelo, con la loro potenza morale e bellezza poetica, dettero al mio pensiero un grande graffio che rimase, e mi aiutarono poi, molto, a suo tempo, negli studi di storia medioevale. Né mi duole di avere macinato, anche, non so quanti volumi di dissertazioni sulla Sacra Bibbia - mi pare fossero trentadue - dovuti a non ricordo piu chi. Da essi imparai, fra l'altro, che Adamo ed Eva, nel paradiso terrestre, parlavano col Padreterno e fra loro, non in ebraico, né in greco, ma in latino, e che Giosuè per portare a buon termine la disfatta dei filistei fermò davvero il sole. Durante i tre anni del liceo, cominciarono a circolare sotto mano romanzi francesi tradotti in italiano. Il professore di storia ci spiegava le cause e gli effetti, ma Alessandro Dumas, coi Tre Moschettieri, Venti anni dopo e il Visconte di Bragelonne ci faceva vivere nell'intimità <li RicheHeu e Mazarino, e alla corte di Luigi XIV. Poi venne il Conte di Montecristo. Poi I Misteri di Parigi e l'Ebreo errante di Eugenio Sue. Altro che Manzoni, altro che i trecentisti e i cinquecentisti I Lo stesso Dante con Farinata dalla cintola in su e con la bocca sollevò dal fiero pasto, sfigurava. L'Ebreo errante Io lessi in condizioni che nessuno sospetterebbe. Ecco come ·andarono le cose. Dovevamo fare ogni anno, a fine quaresima, gli esercizi spirituali, che si conchiudevano con la confessione e la comunione. Io non avrei mai pensato a scansare quei doveri. Ma ecco che, proprio mentre cominciavo gli esercizi, uno dei compagni che provvedevano al pane del mio spirito, mi offrf L'Ebreo errante, avvertendomi onestamente che era un libro proibito, perché diceva male dei gesuiti. Proibiti o leciti, gesuiti o non gesuiti, io avevo fame disperata di libri, e specialmente di romanzi francesi. Decisi di leggere, pur commettendo peccato. Ma dovevo condurre a termine il peccato prima che finissero gli esercizi spirituali, per poterlo confessare dopo averlo commesso intero. Tutte le ore libere, giorno e notte, le dedicai all'Ebreo errante. Erano decine di piccoli volumi, in caratteri microscopici. Dovevano essere stati stampati · per circolare clandestini prima del 1860, e dopo trent'anni di migrazioni erano arrivati fino a me nel 1888. I miei occhi sopravvissero a quella spietata prova. E potei confessarmi, essere assolto da un prete di buon senso, e comunicarmi, dopo aver imparato ·la storia della campagna di Russia e presi in odio i gesuiti. Anni dopo, a Firenze, quando lessi Guerra e pace di Tolstoi, Eugenio Sue decadde assai nella mia estimazione. Ma finché l'ebreo di Eugenio Sue doveva concorrere con l'ebreo del padre Bresciani, mi pare che meritassi le circostanze attenuanti se ammiravo il primo. Lessi in quegli anni, sempre per la generosità dei compagni - ché non avevo denaro per acquistare i libri da me - moltissimi romanzi di Jules Verne. E ringrazio la mia fortuna per quelle letture. I protagonisti 43 Bibloteca Gino Bianco

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