Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione rava che se per socialismo s'intende "il movimento economico e politico delle classi lavoratrici, diretto non solo ad un miglioramento delle loro condizioni materiali, ma ad una trasformazione dei rapporti di produzione, non solo non ci sentiamo di condannare questo movimento, ma seguitiamo a riporre in esso, nonostante le sue degenerazioni, tutta la nostra fede e le nostre speranze." E i·z14 ottobre 1920, in un articolo la cui· importanza ci" sembra finora sfuggùa agli studiosi, definiva il movimento proletario "il fatto piu grandioso della società contemporanea," riconoscendogli "il merito di aver trasformato le masse amorfe, passi've, asservite a barbarici egoismi·, in forze vi've, operanti nella vita della nazione." Sul conto dei' nazionalisti, la condanna di Salvemi'ni fu permanente e totale, fin dal 1911. La campagna per l'intervento gli i·mpose la loro poco gradita compagnia, lo indusse per qualche tempo al silenzio. Ma già nel 1917, da i'nterventista democratt'co, si sforzava di dissipare il "disonorante" equi·voco. Tutto gli spt'acevain loro: l'indi'fferenza per i problemi del Paese e le ri'forme democratiche, il protezionismo a sostegno delle grandi industrie ( del quale si era fatto propugnatore Alfredo Rocco al congresso di Mi'lano del 1913), l'i'mperialismo megalomane, e provincia/mente "incolto e stretto di torace", piu tardi la tendenza alla violenta sopraffazione dei dùsenzienti, la dalmatomani·a, la farneticante retorica di un Balbi'no Giulz'ano. Ha ben ragi'one Leo Valiani di dz're che sui· nazr.'onalùti'Salvemini non sbagliò mai. E questa chi'aroveggenza lo avrebbe preservato da ogni illusione sul movimento fascista. Certamente lo scoppio della guerra europea (un' eventualt'tà che Sal~ vernini, ancora nel novembre del 1913, riteneva esclusa dal "processo d'internazionalizzazione del capitale"; e su questo era ben piu lungimirante il suo veccl1t'omaestro Pasquale Vi'llaril) distolse il direttore dell'Unità dal porre sul tappeto o dal di'battere a fondo tanti problemi che gli stavano a cuore: e anche l'accenno che ora si è fatto al silenzio da lui serbato per qualche tempo sul conto degli aborriti nazi'onalisti ce lo dimostra. Il servizio militare, le pi·u o meno lunghe sospensioni del setti'manale, la censura del tempo di' guerra, la preminenza di alcuni vitali problemi su tutti gli altri, condizionarono la lunga battaglia che Salvemini aveva intrapreso con l'Unità alla fine del 1911, per un rinnovamento della vita politi'caitaliana. Ma restano memorabi'li alcune delle battaglie da lui date in quegli anni, dal 1912 al 1920: quelle che rùultano con tanta evi'denza dai volumi precedenti, e anche talune di' quelle che emergono dalla nostra raccolta, pure ri'dotta all'osso. È forse quest'ultimo un Salvemini meno noto, ma non per questo meno z'mportante: anche perché ci aiuta a comprendere i·z Salvemini degli' anni successivi, quello della lunga battaglia contro il fascismo. Si vedano i due articoli del 26 giugno 1914, all'indomani della Setti'mana rossa: Le due teppe, contro il primo, inquietante apparire di uno squadrismo borghese; e Dopo lo sciopero generale, nel quale si rende giustizia, con innegabile equam'mità (un po' anche dovuta al perdurante malanimQ contro Giolitti), a una certa moderatezza di' Salandra nella repressione 27 BiblotecaGino Bianco

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