Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione dei moti, e si conclude che sarebbe deprecabile una crisi analoga a quella di fine secolo. Evidentemente egli non era piu il bollente rivoluzionario del 1898-'99... · Un'altra delle sue ti'piche battaglie fu quella contro il protezionismo, nella quale si dimostravano, cifre alla mano, l'ingiusti'zia e il danno dei privilegi· doganali accordati a gramcultori·, zuccherieri, siderurgi'ci, cotonieri, e si condannavano i blocchi radicali-giolitti'ani-ri'formisti che non facevano nulla per opporvisi': una battaglia che Salvemi'ni aveva impegnato fin dal 1903, ma nella quale, durante gli anni· dell'Unità, non è sempre facile sceverare la parte sua da quella di De Viti De Marco. Per questo abbiamo escluso dalla presente raccolta gli articoli probabilmente dovuti, in tutto o in parte, all'ispirazi'one e alla stretta collaborazione e alla penna stessa· dell' altro grande pugliese, che per qualche anno fu anche condirettore dell'Unità. In uno degli artt'coli sicuramente salveminiam·, del 28 agosto 1914, contro • l'esosità degli zuccherieri, c'era un prima accenno alle sciagure e agli orrori della guerra appena scoppiata, che rendevano ancora piu odiosa quella esosità. Il confiitto europeo, e in esso la parte toccata all'Italia, venivano cosi i'n primo piano, accantonando o subordinando a sé gli altri problemi della vita politica italiana. Ma Salvemini' non perdeva di' vista il "fronte interno," la pubblica opi'm'one, l'atteggi'amento della classe politica, dei partiti' e del Governo. Quando gli pareva il caso, spronava e fustigava. Nelle ore criti'che, la sua parola si levava incitatrice e ammonitri'ce. All'indomani· di Caporetto, faceva appello alla resistenza ad ogni costo; ri·cordava che fin dal 1915 egli' aveva preveduto la possi'bilità di qualche momentaneo rovescio militare; i'nvocava energia, energi'a, energia. (Due anni dopo, avrebbe tentato, con un severo esame di coscienza, di· spi'egare il significato della rotta di Caporetto, episodio ri'velatore di' tutte le deficienze della nostra cultura e della nostra moralità nazionale. Gli' errori erano imputabili' si·a ai neutralisti· sia agli interventisti. "Tutti fummo colpevoli.") Nell'arti'colo del 29 gi·ugno 1918, I nervi a posto, scritto all'i'ndomani della vùtori'osa battaglt'a del Pi·ave, sono di speciale interesse i passi ( censurati') contro il cieco fanatismo per il Comando supremo, al quale egli imputava la _scarsainiziativa dimostrata alla fine della battaglt'a: un giudizi·o freddo e duro, nel momento i'n cui il paese si abbandonava a un'euforica esultanza. Da ultimo, i problemi della pace, dell'inquieto dopoguerra: a proposito della Società delle nazioni, che egli salutava senza sogni utopistici, ma con molta fiducia, e realistiche considerazioni·, e senso del lt'mite; sulla politica di Wi'lson contrapposta a quella di Sonnino (e si noti che fin dal 1913 egli aveva salutato in Wilson uno di quei rari esseri umani· che "credono i·n quello che dicono, e operano come credono," un "uomo di fede,,,. che aveva saputo congiungere poesi·a e realtà, pensiero e azi·one, i'dealismo e concretismo: per Salvemi'ni, il pi·u bello degli' elogi); sulla riforma elettorale, contro il collegi·o uni·nominale e per la proporzionale, una ri'forma, a suo dire, ben pi·u urgente della Costituente allora da molti richi'esta (e del resto, aggiungeva, una Costituente c'era gi'à i·n Italia, ed era la Ca28 BiblotecaGino Bianco

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