Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Scritti metodologici o quanto essa frutterà? Le azioni e le idee degli uom1m sono come sementi; dopo anni ed anni di apparente sterilità esse possono espandersi con la rapidità del baleno. Tuttavia dobbiamo vivere. Vivere significa agire. Agire significa indirizzare la propria condotta verso risultati che sono desiderati. Fra i fattori che regolano il futuro ci sono anche i nostri desiderii - cioè la nostra intelligenza e la nostra volontà. Ora, quando noi prendiamo una , decisione, non risolviamo un problema scientifico, ma compiamo un atto che ha una portata morale. La storia e le scienze sociali non ci danno alcuna guida morale per decidere sugli scopi che vogliamo raggiungere con le nostre azioni. Esse ci forniscono soltanto dei cenni relativi alla scelta dei mezzi necessari al raggiungimento dei nostri scopi. La fonte principale della nostra decisione è la nostra personalità morale. Anche quando lavoriamo con la certezza che la nostra previsione non sarà smentita dagli avvenimenti futuri, la nostra scelta è stata determinata non da quella previsione, ma da una valutazione morale. Il capo dell'esercito si decide ad adottare un certo piano di campagna non solo perché i suoi calcoli lo inducono all'ipotesi della vittoria, ma perché, prima di fare questi calcoli, egli ha risolto un altro problema non di natura scientifica, ma di natura morale; egli ha deciso che la guerra, purché finisca con la vittoria, è un'azione morale, anzi gloriosa. L'uomo politico che ricorre all'inflazione è convinto che tale misura è necessaria al paese in generale o a quel gruppo sociale i cui interessi egli intende promuovere. Egli ha dato ad un problema morale una soluzione morale o immorale. Un uomo colpevole di un'azione disonesta o vile non ha il diritto di scusarsi con falsi argomenti scientifici; questi argomenti, come direbbe Pareto, sono "derivazioni di un residuo." Togliete le derivazioni e ciò che resta alla loro radice è non una dottrina scientifica, ma un carattere abbietto. Noi non abbiamo alcuna certezza di possedere la verità assoluta nelle questioni sociali. Per conseguenza siamo tenuti a non ignorare i punti di vista che sono in opposizione con i nostri; non abbiamo il diritto di sopprimere con mezzi violenti le altrui vedute. In altre parole, dobbiamo rispettare il principio della tolleranza reciproca. Ma questo è un dovere giuridico, non intellettuale o morale. Rispettare il principio giuridico della tolleranza non significa cedere di fronte a coloro che pensano diversamente da noi né esser pronti a cambiare le nostre opinioni come banderuole al vento. Noi e i nostri oppositori abbiamo lo stesso diritto di sostenere le nostre opinioni e lo stesso dovere di rispettare negli altri quel diritto. Ma non abbiamo alcun obbligo di essere intellettualmente tolleranti dei loro errori o moralmente tolleranti dei loro misfatti. Se vogliamo conservare il rispetto di noi stessi è nostro diritto intellettuale e nostro dovere i~tellettuale dì sostenere _senza compromessi il nostro punto di vista e di essere intellettualmente intolleranti dei loro errori finché essi non ci abbiano convinto con argomenti abbastanza forti che noi ci sbagliamo. 184 Bibloteca Gino Bianco

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