Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America natale e quello dei suoi antenati. Nell'agosto del 1915, dopo che l'Ita– lia era entrata in guerra, vi si recò come giornalista e vi rimase fino al- 1' aprile del 1919. L'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, resosi conto che Speranza poteva essere utilizzato come esperto di cose italiane, lo im– piegò presso l'Ambasciata. Durante quegli anni Speranza tenne un diario nel quale annotò i ~uoi viaggi, le conversazioni avute, le sue osservazioni e considerazioni. Il dia– rio è stato pubblicato ora dalla moglie che fu in quegli anni sua compa– gna in Italia, e che, colla sua intelligenza e amorevolezza ce ne ha dato una edizione modello. Speranza risiedette a Firenze e poi a Roma, e durante la convalescenza da una grave malattia, si fermò a Sorrento, ma viaggiò spesso in automo– bile da Venezia a Napoli, da Pisa a Ravenna. Uomo di raffinato gusto ar– tistico amava i bei paesaggi e le opere d'arte. Venezia era la sua città pre– diletta. Come osserva •Arthur Livingston nella sua eccellente introduzione, le sue pagine su Venezia sotto l'oscuramento del tempo di guerra merite– rebbero di figurare in un'antologia di scritti su quella città accanto alle descrizioni di un Goethe e di un Ruskin. Ma Speranza non era uno di quei turisti i quali vivono esclusivamen– te nel passato e sono indifferenti alle cose del presente. Egli si recò spesso a visitare il fronte, incontrò gente di ogni condizione sociale, s'in– teressò delle correnti di pensiero, osservò il comportamento morale e re– ligioso degli italiani con viva intelligenza, con curiosità penetrante, e con generosità di animo. Il quadro muta da pagina a pagina. Sfilano dinanzi ai nostri occhi i tipi piu diversi di italiani: comandanti militari e soldati, dame della nobiltà e contadini, intellettuali anticlericali e parroci cattoli– ci, giovani venuti dal Wyoming per combattere, e uomini politici nostal– gici dei vecchi tempi dell'alleanza colla Germania. Con interesse sempre vivo il lettore accompagna l'autore nelle sue molteplici esperienze e inda– gini, dalle altitudini dell'Adamello ove infuriavano le tempeste il freddo e la morte, alle rive ridenti del golfo di Napoli, ed è portato a condividere la simpatia e il rispetto che lo Speranza prova per la gentilezza, saggezza e stoica sopportazione dei ceti piu umili della popolazione italiana. Quando giunse in Italia, Speranza non nutriva dubbi circa la giustez– za della politica estera di Sonnino. Ma da onesto osservatore qual era, il suo dovere era di valutare i lati positivi e negativi di quanto avveniva in Italia, e perciò, a poco a poco dei dubbi cominciarono a insinuarsi nella sua mente. Ed ecco che in data 18 gennaio 1918 egli annota: "È for– se la tela diplomatica di Sonnino fin troppo sottilmente intessuta? Non si tratta di un castello di carte?" Gradatamente i dubbi aumentarono fino a trasformarsi in aperta condanna. I meschini mezzucci, coi quali si riusd a Roma a impedire che il Presidente Wilson venissse a contatto con elemen– ti diversi dai circoli ufficiali, strapparono a Speranza dei commenti sprezzanti come questo: "Ne ho abbastanza di loro! Il guaio è che dappertutto oggi il governo è governo di classe; anche quando non si abbarbica alla pura 48 BibliotecaGino Bianco

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