Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America mo ammirando e trepidando la resistenza eroica del popolo inglese. Per questa ragione noi diamo tutto il nostro consenso al Presidente Roosevelt nella sua politica di attiva solidarietà col popolo inglese. Noi sentiamo, come se fossero nostre, le formidabili responsabilità che gravano sulle spalle del Presidente degli Stati Uniti. Alla fine di que– sta tempesta che travolge l'intero genere umano, Roosevelt' sarà o uno dei piu grandi uomini della storia o un uomo finito. A volte siamo presi dall'angoscia di chi vede un uomo che costeggia l'orlo di un abisso. Noi speriamo ardentemente che il suo nome rimanga associato a quelli dei creatori di libertà: ai nomi di Washington e Lincoln, ai nomi di Ga– ribaldi e di Mazzini. E vorremmo che la nostra voce avesse tanta auto– rità quanto grande è la nostra fede, per potergli ripetere le parole di Dan– te: "Non dubitar, tu vincerai la prova." In questa lotta gigantesca Mussolini si è messo al servizio di Hi– tler. Soldati tedeschi calpestano il suolo che vide le Cinque Giornate di Milano. Soldati tedeschi sono accampati nell'isola che vide il miracolo di Garibaldi e dei Mille. Soldati tedeschi per le vie di Roma troneggiano sulle spalle di studenti italiani, i quali nel regime della servitu volontaria hanno accettato l'ufficio che nei trionfi militari romani spettava ai prigio– nieri di gu.erra fatti schiavi e alle bestie da tiro. Il nome di Mussolini rimarrà nella storia d'Italia associato a quello di Ludovico il Moro, l'uomo che, per meschina ambizione personale, apri agli stranieri le porte del proprio paese. Questa ormai è la situazione dell'Italia: se Hitler vince la guerra l'I– talia diventa una colonia tedesca. E se gl'italiani vogliono disfarsi di Hi– tler e di Mussolini, debbono volere la vittoria degli inglesi. Questa orrenda situazione non l'ha creata il popolo italiano. L'ha creata una minoranza di criminali e di traviati - piu numerosi i traviati che i criminali - che si impadronf del governo italiano in un'ora di universale smarrimento e dopo diciotto anni di delitti e di frenesie ha condotto il paese alla rovina. La rovina è tanto piu atroce in quanto essa, in chi non ne soffre come ne soffriamo noi, suscita non pietà ma scherno. Nessuno rise nella primavera passata sul disastro degli inglesi in Norvegia e sulla loro fuga da Dunker– que. Nessuno rise nel giugno passato sulla catastrofe della Francia, tanto piu grave e irreparabile delle sconfitte italiane in Albania e in Africa. Tutti invece fanno a gara a ridere sulle sconfitte italiane. Perché? Perché né in Inghilterra né in Francia il governo era stato mai tenuto da un uomo che pettoruto, insolente, colla mandibola in avanti, cogli occhi roteanti fuori delle orbite, colle mani sui fianchi, insultava uno dopo l'altro, o tutti insieme, tutti i popoli della terra. In diciotto anni tutti i popoli della terra a turno sono stati minacciati di sterminio da quell'uomo come nemici ereditari del popolo italiano. Oggi che il fallimen– to di quelle spacconate si è reso evidente - un fallimento cosf igno– minioso che neanche il peggior nemico avrebbe mai augurato a quell'uo- 44 BibliotecaGino Bianco

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