Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America ammettendo che i funzionari austriaci, ostili agli italiani, alterassero nel censimento del 1910 le cifre a vantaggio degli slavi, e di conseguenza calcolassero a 390.000 o 400.000 persone il numero degli italiani, questa ci– fra non può essere salita a 500.000 nel 1940. La immigrazione di italiani, incoraggiata dopo la prima guerra mondiale, avrà certamente prodotto un eccezionale aumento del loro n4mero; ma difficilmente si può credere alla cifra di 100.000. Il memorandum ammette che una perfetta soluzione del problema nazionale è irraggiungibile, tenuto conto dell'inestricabile mescolanza dei due gruppi, e propone la linea Wilson, come quella che meglio divide il territorio slavo da quello prevalentemente italiano. Inoltre, esso ammette come "ovvio" il fatto che la massima autonomia dovrà essere garantita alle minoranze da una parte e dall'altra della frontiera, e che dovrà intro– dursi una legislazione idonea ad assicurare ad entrambi i gruppi il pieno godimento dei diritti personali, politici, culturali ed economici. Questo signi– fica dar prova di buon senso e di equità. Il memorandum italiano distingue, giustamente, il problema nazio– nale della Venezia Giulia da quello economico del porto di Trieste. Circa quest'ultimo esso correttamente osserva che la prosperità, non soltanto di questo porto, ma anche di quello di Fiume, dipende non dall'organizza– zione tecnica locale, ma dalla sistemazione delle relazioni economiche fra il retroterra immediato e quello lontano, e da un accordo internazionale circa il miglior metodo di utilizzazione dei due porti. Il memorandum italiano termina tributando un omaggio alla memoria del Presidente Wilson, il quale nel 1919 "difese una decisione impron– tata ad equità e giustizia." Questa non è certo la maniera di parlare dei nazionalisti e fascisti italiani del 1919. Il tempo è galantuomo. Se convenientemente chiarite, le proposte americane ed italiane possono facilmente essere conciliate, e si potrebbe cosi giungere ad una giusta solu– zione del problema. Il falli"mento del tentativo di raggiungere una soluzione a Londra Verso la fìne dei suoi lavori, la Conferenza di Londra decise il 19 settembre, che l'intera questione della frontiera italo-jugoslava dovesse essere studiata da "delegati ed esperti" dei Cinque Grandi. Essi avreb– bero dovuto definire la linea "etnica," come meglio avrebbero potuto, dopo aver visitato il territorio conteso, per poi riferire circa il regime interna– zionale e la forma piu idonea delle comunicazioni col porto di Trieste. È scoraggiante dovere constatare che, per un problema che è già stato sviscerato da centinaia di studiosi di tutte le nazionalità, si debba ancora sentire il bisogno che un gruppo di esperti visiti le zone in con– testazione e definisca una linea di divisione "etnica." Ma non c'e– rano forse, in Inghilterra e negli Stati Uniti, degli "esperti" capaci di 734 BibliotecaGino Bianco

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