Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La frontiera italo-jugoslava Ma in realtà è il popolo che occupa un paese che fa la storia, e non le montagne, gli spartiacque, i fiumi ed i nidi i lucertole. Stabilendosi qua o là, i gruppi di esseri umani non si sono mai preoccupatì delle ne– cessità di metodo dei geografi. Le frontiere "nazionali," lungi dall'essere "na– turali," sono "artificiali." Sono, cioè, il prodotto della volontà umana; il risultato di lotte tra gruppi vicini che valicano montagne, traversano fiumi, avanzano, retrocedono. Non esiste alcun confine "naturale" fra gli Stati Uniti ed il Canada. Coloro che compilarono il memorandum ita– liano avrebbero fatto bene a tenersi alla larga dall'erroneo concetto di confini "naturali." Anche gli argomenti di carattere strategico avrebbero dovuto venir ignorati. Nell'epoca degli aeroplani, dei missili, delle bombe atomiche, nella Venezia Giulia lo spostamento della frontiera di qualche chilometro verso est o verso ovest, non assicurerebbe certo quelle "adeguate possibilità" di protezione, di cui parla il memorandum, alle pianure venete, alla valle del Po, e alle terre dell'Adriatico settentrionale. Non esistono piu fron– tiere strategiche, ma posizioni geografiche, risorse economiche, organizza– zioni industriali ed alleanze. Il Ministro degli Esterì italiano avrebbt dovuto lasciare le scemenze strategiche a quei Capi dello Stato Maggiore Generale Italiano, i quali dettero una cosf brillante prova della loro abi– lità nel 1940 e negli anni seguenti. Anche gli argomenti di carattere economico avrebbero dovuto essere lasciati da parte. La gente che vive in un dato territorio è tenuta a fare buon uso delle risorse naturali della sua terra, ma non ad impedire l'ac– cesso di altri popoli a queste. Nel caso della Venezia Giulia, se il Mini– stro degli Esteri italiano dice di "aver bisogno" della bauxite e del car– bone, anche Tito affermerà di "averne bisogno." Tutri hanno bisogno di tutto. Quando si mette l'espressione "bisogno" davanti all'altra "diritto," si perde il diritto di protestare quando chi ha il coltello dalla parte del manice, si fa avanti e si prende ciò di cui "ha bisogno." Gli autori del memorandum italiano avrebbero potuto basare le loro argomentazioni su un principio formulato il 6 ottobre da John Poster Dulles, 2 consigliere del Ministro Byrnes, alla Conferenza di Londra: "Le sistemazioni territoriali dovrebbero, per quanto è possibile, conformarsi ai desideri dei popoli interessati. Le considerazioni strategiche ed econo– miche dovrebbero essere subordinate a quelle umane." Montagne e fiumi, bauxite e carbone non hanno anima. Un paese appartiene al popolo che lo abita, allo stesso modo in cui una casa appartiene a coloro che l'hanno costruita, e non ai mattoni di cui è fatta. È difficile comprendere l'affermazione, contenuta nel memorandum ita– liano, che "nel 1940 rimanevano nel territorio circa un milione di abitanti, piu di 550.000 di lingua italiana, e circa 400.000 di lingua slava." Anche 2 Nel 1952 sarà poi nominato Ministro degli Esteri dal Presidente Eisenhower e ricoprirà tale carica fino al 15 aprile 1959. Mori'. poche settimane dopo. 733 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=