Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La frontiera italo-jugoslava formarsi un'opinione durante gli anni di guerra e di preparare cosf le de– cisioni che sarebbero poi state prese dai Ministri degli Esteri? Prendere come base delle decisioni l'attuale condizione delle popola– zioni locali vorrebbe dire ricompensare dei crimini. Durante gli anni del fascismo molti slavi furono costretti ad emigrare per sfuggire alla pri– gione ed alla morte, e molti italiani furono importati per alterare le pro– porzioni fra i due gruppi nazionali. Poi venne la seconda guerra mondiale. Quanti slavi furono sterminati dai fascisti italiani negli anni fra il 1941 e il 1943, e quanti italiani furono uccisi dai partigiani di Tito nel 1945? Nessuno lo sa, e probabilmente nessuno lo saprà mai. Né la situazione creata da Mussolini prima del 1945, né quella creata da Tito nel 1945 consen– tono di poter calcolare esattamente il numero effettivo degli italiani e degli slavi in questo infelice territorio. L'unica base equa per calcoli e decisioni rimane ancora il censimento austriaco del 1910. Benché le autorità poli– tiche austriache fossero, in quell'occasione, parziali a favore degli slavi, le cifre del 1910 danno un quadro abbastanza esatto di una situazione che si era spontaneamente sviluppata nel corso del secolo precedente e che, molto probabilmente, in circostanze normali, avrebbe subfto un pic– colo cambiamento dal 1910 ad oggi. Il Dipartimento di Stato è in possesso dei risultati degli studi com– piuti nel 1918 da un gruppo di onesti studiosi, in occasione della con– ferenza di Parigi. Essi presero proprio il censimento -austriaco del 1910 come base per accertare l'entità numerica dei due gruppi nazionali nel territorio conteso. Motivi non "nazionali" e neppure "etnici," ma sempli– cemente criminali, resero inutile, nel 1919, la loro fatica. Ritorniamo dunque, nel 1945, sulla giusta via. Se le conclusioni americane del 1918 possono essere migliorate in qualche dettaglio, lasciamo che esse siano corrette da una commissione di arbitri. Molto probabilmente una tale commissione potrebbe recarsi alla Biblioteca del Congresso, e prendere colà le sue decisioni con calma, e senza sciupare tempo e denaro per visitare la zona in contestazione. Se i Cinque Grandi vogliono che si addivenga a una giusta soluzione e che al tempo stesso si evitino intralci, il ricorso al metodo dell'arbitrato avrebbe due vantaggi: toglierebbe dalle loro spalle una pericolosa responsabilità, e costringerebbe le parti interessate ad inchinarsi all'impero della ragione, o, nella peggiore delle ipotesi, a disonorarsi ri– bellandovisi. Forse i Ministri dei Cinque Grandi presero la decisione di inviare degli esperti nella Venezia Giulia allo scopo di guadagnare tempo, mentre stavano negoziando altri compromessi su questioni che non avevano nien– te a che vedere con la frontiera italo-jugoslava. Auguriamoci che tali com– promessi in altri campi non siano raggiunti a prezzo di ingiustizie commesse sulla pelle dei poveri italiani e jugoslavi. P. S. Se dobbiamo credere a quanto il Signor H. L. Matthews ha scritto da Londra al New York Times il 12 gennaio 1946, la Commissione che avrebbe dovuto 735 BibliotecaGino Bianco

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