Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America La frontiera colla Jugoslavia dovrebbe essere notevolmente ritoccata a favore della Jugoslavia, per rispettare grosso modo il fattore etnico, con quelle modifiche che si renderanno necessarie per salvaguardare l'economia della regione. Viene suggerita, in parte, la vecchia linea Wilson, con modifiche a favore della Jugoslavia, a nord, e a favore dell'Italia, a sud. I mutamenti a nord sono da ascriversi principalmente a ragio– ni etniche: quelli a sud, sia a ragioni etniche che a ragioni economiche, e servirebbero a conservare all'Italia i depositi di carbone e bauxite, molto importanti per la sua vita economica. In tal modo Trieste verrebbe data all'Italia. Si suggerisce tuttavia che una parte cospicua del porto di Trieste venga dichiarata porto franco, e che sia amm1m– strata da una commissione composta dai rappresentanti delle nazioni che si serviran– no del porto ... La formula "fattore etnico," fa sorgere una quantità di dubbi. Se si fosse detto che la frontiera doveva essere ritoccata attenendosi grosso modo al "fattore nazionale," non si sarebbe lasciato adito ad equi voci. Il sentimento "nazionale" è basato sulla coscienza e sulla volontà. Quando affermiamo che, secondo i dati del censimento austriaco del 1910, tanti italiani e tanti slavi vivevano a Trieste e nei suoi sobborghi, intendiamo dire che una data quantità di persone avevano sentimenti nazionali ita– liani, mentre altre avevano sentimenti nazionali slavi. Ma se parliamo di "fattori etnici," mettiamo il dito in un nido di vespe. Per duemila anni (per non parlare dei tempi preistorici, dei quali non sappiamo niente) la Venezia Giulia fu il luogo di incontro di non si sa quanti elementi "etnici," provenienti da varie vie di terra e di mare. I nazionalisti e fa– scisti italiani solevano sostenere che la massima parte degli slavi erano "etnicamente" italiani che avevano "tradito" il loro H errenvolk; mentre i nazionalisti e fascisti slavi (e oggi i comunisti di Tito), definiscono la massima parte degli italiani "rinnegati" di origine slava. Sia gli italiani che gli slavi hanno trangugiato la dottrina nazista della "razza," come fattore originario e permanente della storia, e ne traggono conseguenze assurde. Auguriamoci che gli autori del memorandum americano avessero in ·1 d' " . 1 " . " . " S mente 1 concetto 1 naz10na e, mentre scrivevano etmco. e par- tiamo dall'idea che il fattore "nazionale" deve essere predominante, dobbiamo convenire con gli americani quando sostengono che la Li– nea Wilson, proposta dagli Stati Uniti nel 1919, permette di avvidnarsi il piu possibile ad una soluzione giusta, purché tale linea venga modi– ficata nei casi in cui l'economia dei luoghi in questione lo richieda. Il contadino slavo che deve vendere il latte o i cavoli del suo orto, non può venir diviso politicamente dalla città vicina, e costretto ad andare con il suo asino ad un mercato distante 70 chilometri. Ma, benché egli debba essere rispettato e protetto nei suoi diritti di essere umano, non può pretendere di amministrare una città la cui popolazione è com– posta in maggioranza non di slavi, ma di italiani. Una ferrovia che con– giunge due importanti città italiane come Trieste e Pola, non dovrebbe essere ceduta alle autorità slave, soltanto perché attraversa un territorio sassoso abitato qua e là da gruppi di slavi. D'altra parte, città come Fiume e Zara non possono essere economicamente separate dalla popolazione 730 BibliotecaGino Bianco

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