Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Discussioni in famiglia che non sono dissidi qualche miracolo avverrà la situazione dovrà essere riesaminata. Intanto, non ci è lecito dimenticare l'uso che gli stalinisti fecero dei fronti popolari nel 1935 e 1936, e i delitti che commisero in Spagna nel 1937 e 1938, e i voltafaccia a cui ci fecero assistere nel 1939 e nel 1941. Quei repub– blicani che si astengono dal prendere posizioni nette verso il comunismo staliniano, rifugiandosi nella trincea "repubblica o monarchia," non conqui– stano alla loro repubblica senza aggettivi nessuno stalinista, ma facilita– no la penetrazione stalinista proprio in quello che dovrebbe essere il segui– to del loro partito e degli altri partiti democratici. Mentre mantengono una linea di buon vicinato verso i democratici– cristiani e gli stalinisti, vi sono repubblicani che sfoggiano verso il Partito Socialista e verso il Partito d'Azione un'aggressività la quale sem– bra a me estremamente dannosa. Io mi guarderei bene dal sottovalutare le responsabilità assunte nel pateracchio dei sei partiti brevettati dal Partito Socialista, o per essere piu esatti, da quei socialisti che hanno preferito aggiogarsi al carro sta– linista, anziché promuovere quella concentrazione di tutte le forze demo– cratiche e socialiste senza la quale la democrazia italiana va verso un disastro. Ma sta il fatto che, fino a quando il Partito Socialista rimane agganciato al carro stalinista, il P.R.I. sarà ridotto all'impotenza, salvo che accetti anch'esso insieme coi socialisti la suditanza verso gli stalinisti. Quale delle due eventualità - isolamento impotente o sudditanza stali– nista - sarebbe peggiore non so. Ma non c'è anche una terza even– tualità? È assolutamente impossibile che la corrente socialista insofferente dell'alleanza cogli stalinisti rovesci la situazione? E non dovrebbe il P .R.I. facilitare con ogni possibile buona volontà e pazienza una soluzione di questo genere? Sissignore, il Partito Socialista fa parte della esarchia bre– vettata, e il P.R.I. ha fatto bene e fa sempre bene a criticare quell'esar– chia. Ma vi è modo e modo di criticare. Dopo tutto, anche il Partito stalinista fa parte dell'esarchia. Perché, allora, essere cosf fastidiosi col par– tito socialista e cosf larghi di manica col partito stalinista? Quanto al Partito d'Azione, io non ho bisogno di ripetere ancora una vol– ta che nell'Italia meridionale nel 1944 esso, o meglio coloro che con motu proprio se ne proclamarono i capi anzi i fondatori, ebbero una non per– donabile responsabilità nella concezione del funesto pateracchio badogliano– crociano-sforziano. Ma non mi sento di risparmiare la mia ammirazione e gratitudine per la eroica opera compiuta dai suoi capi e gregari nell'Italia centrale e settentrionale. Questa ammirazione e gratitudine non sopprime in me il dubbio se il Partito d'Azione sia una formazione permanente, oppure, se nato dalle necessità della lotta, non si sgretolerà col tempo, via via che la solidarietà formatasi nell'eroismo comune andrà affievolen– dosi, e problemi di altro genere dovranno essere affrontati. Sotto l'impres– sione di questo dubbio, io mi domando se il Partito d'Azione non sot– tragga oggi elementi di prim'ordine al Partito Socialista e al P.R.I., senza poter acquistare per se stesso una pos1z10ne dominante. Ma il Partito· d'A- 727 BibliotecaGino Bianco

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