Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Discussioni in famiglia che non sono dissidi del 1929 fra Mussolini e Pio XI. Un altro giorno siamo stati informati che è necessaria una sollecita elezione della Costituente prima che si tengano le elezioni amministrative e senza considerazione per i prigio– nieri di guerra, e che le elezioni per la Costituente debbono essere fatte a rappresentanza proporzionale in vaste circoscrizioni regionali. E silenzio nel– le file. Se il governo dei sei partiti patentati avesse preso una decisione di quel genere con la stessa procedura dittatoriale, tutti coloro che hanno un'idea, sia pure crepuscolare, di quel che è la democrazia, avrebbero avuto mille ragioni di protestare. I repubblicani del P.R.I. non sono i soli a volere oggi la repubblica in Italia. I socialisti sono repubblicani. I comunisti sono repubblicani. Repubblicani sono gli azionisti. Fra i democristiani vi sono molti che si affermano repubblicani. Finanche Benedetto Croce, sui primi dell'otto– bre 1943, ebbe un accesso di scarlattina repubblicana. Spera forse il P.R.I. di assorbire nelle sue schiere tutti i repubblicani d'Italia, vuotando a suo profitto tutti gli altri partiti? Non credo che aspiri a tanto. E anche se avesse quest'ambizione, si troverebbe innanzi alla necessità di mettere ordine nel caos che nascerebbe dalla coesistenza di tanti elementi eterogenei nello stesso partito. Il P.R.I. non può andare d'accordo con tutti. Deve scegliere i suoi alleati e i suoi avversari. Dove sono i suoi alleati? Dove sono i suoi avversari? La repubblica del P.R.I. non può essere né una repubblica papalina - pezzo di ricambio per una monarchia che il Vaticano non possa piu portare a salvamento - né una repubblica stalinista che inghiottirebbe tanto la repubblica papalina quanto la repubblica democratica. Invece, da quanto io sono andato leggendo in questi ultimi sei mesi su "Voce Repubblicana," ho ricavato l'impressione che in alcuni ambienti del P .R.I. esiste un desiderio di conciliazione coi democratici cristiani e con gli stalinisti, il quale a mio parere non potrebbe avere che risultati funesti. Noi in America non possiamo, e probabilmente nessuno può neanche in Italia, indovinare quanto numerosi siano quei democratici cristiani per i quali la repubblica è diventata una necessità morale prima ancora che politica, né se essi decideranno mai di dividersi dai clerico-monarchici per formare un autentico partito di sinistra che si rifiuti esplicitamente di servire alle ambizioni politiche medioevali del Vaticano. Vorremmo di tutto cuore che fossero molti. Ma la pietra di paragone per saggiare la loro indi– pendenza dal Vaticano e dai clerico-monarchici è il Concordato. Il principio del Concordato è in assoluta opposizione con la dot– trina democratica. Il Concordato fa giuridicamente del clero cattolico un gruppo a sé nell'interno della comunità nazionale, protetto da pri– vilegi consacrati nel Concordato tra il governo secolare e il Papa. Una repubblica italiana che accettasse il principio del Concordato, sarebbe in ritardo anche di fronte alla monarchia di Cavour. Questa non è materia né dogmatica né morale. I cattolici belgi non hanno mai voluto saperne di concordati. Non vi è concordato in Inghilterra. Non vi è concordato 725 BibliotecaGino Bianco

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