Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America verno gli uomini di sinistra per discreditarli _nella loro impotenza dinanzi a difficoltà insuperabili, far dimenticare cosf le proprie responsabilità e ria– prirsi la via verso il governo. Troppo spesso, in Italia, l'opposizione siste– matica delle sinistre ha favorito i volponi delle destre nelle loro manovre reazionarie. Nelle presenti tragiche condizioni del popolo italiano era neces– sario evitare che si ripetesse ancora una volta il vecchio errore. Quindi criticare liberamente il male che Parri avrebbe fatto e il bene che avrebbe mancato di fare, ma anche riconoscere a cuore aperto quel che avrebbe fatto di buono e il male che sarebbe riuscito ad evitare. Proporre in forma positiva quello che oggi come oggi si può ragionevolmente aspettare, e non pretendere immediatamente l'impossibile. E augurare al paese che Parri si liberasse dalla mala compagnia in cui si era messo, prima di di– screditarsi a tutto profitto di monarchici e clericali, maestri di agguati. La materia era ed è opinabile. E se tutto si riducesse a una diffe– renza di sfumature fra quei repubblicani che hanno preferito una linea di immediata opposizione, e me che ritengo piu ragionevole una maggiore prudenza, io, pur rivendicando il diritto di esprimere liberamente il mio pensiero, mi sentirei sempre m dovere di partecipare su questo foglio all'opera del P.R.I. Sfort~natamente, altri motivi di dubbio, e poi di inquietudine, e poi di dissenso vero e proprio, si sono accumulati nel mio spirito prima e dopo la formazione del Ministero Parri. Può il P .R.I., come ha fatto finora, ridurre tutte o quasi tutte le sue attività a un semplice fatto personale fra il popolo italiano e Casa Sa– voia ripetendo solo: "la repubblica e poi si vedrà," "una repubblica qual– sivoglia," "la repubblica senza aggettivi," "la repubblica anche col diavolo?" A me pare sicuramente che la risposta a questa domanda non possa essere che negativa. A me pare che l'opera compiuta in quest'ultimo anno dal P.R.I. è stata necessaria e benefica, ma non è piu sufficiente. Bene– detto Croce ha dato la parola d'ordine: la libertà e poi si vedrà, cioè lo statu quo monarchico-costituzionale. Il P.R.I. non può dire "la repubblica e poi si vedrà." Una repubblica, anche se indifferenziata, è certamente qual– cosa di meno indefinito che la libertà decorporizzata dei liberali crociani. Ma non può bastare e non basta. Chi si arresta ad una repubblica senza aggettivi, non fa anche lui che imporre un'altra tregua su tutti gli altri problemi, meno il problema istituzionale. Mentre ripudiamo la tregua isti– tuzionale dei sei partiti, dobbiamo accettare il sequestro conservativo messo su tutti gli altri problemi dal settimo partito non patentato? C'è stato qualcosa che mi ha disturbato anche di piu. I problemi, quando battono alle porte imperiosamente, e perciò non possono essere prorogati fino a quando la repubblica non sia stata regolarmente proclamata dalla Assemblea Costituente, sono risoluti da chi si trova a Roma e scrive sull'organo centrale del partito, senza nessuna discussione preventiva nel– l'interno del partito e senza pubblico dibattito con gli altri partiti. Cos1 un bel giorno c'è stato detto che il P .R.I. deve accettare il Concordato 724 BibliotecaGino Bianco

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