Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Federalismo, regionalismo, autonomismo tenevano a uno "Stato," il ducato di Parma. Le province di Reggio e di Modena appartenevano al Ducato di Modena. Ferrara, Bòlogna, Ra– venna, Rimini, ecc. appartenevano agli Stati della Chiesa. Le province della cosiddetta "Emilia" non hanno ancora nessuna storia comune. Men– tre la cosiddetta "regione" Emilia consta di province che hanno sempre avuto una personalità storica propria, esisté una volta un Granducato di Toscana, diviso in province le quali risalgono anch'esse a Roma. Ma è in– certo se Siena, Pisa, Lucca e Arezzo amerebbero dipendere da Firenze piu che da Roma. Il Regno delle Due Sicilie consisteva nel continente di province che erano quasi tutte regioni naturali. Se queste regioni-pro– vince vorranno ricostituire una super-regione napoletana, magari con un Bor– bone come Re, facciano pure. Ma debbono essere gli abitanti dell'I– talia meridionale a volere cosf e decidere cosf, e non un certo numero di piemontesi o veneti o triestini, sedenti dirigenti e deliberanti a Roma, anche se in una Assemblea Costituente. lo non so se in Sardegna le province di Cagliari e di Sassari vorreb– bero formare una "regione" sarda. Né so se le province di Palermo, Cata– nia, Messina ecc. sarebbero disposte a formare una regione siciliana. Dopo– tutto, i porti di Palermo, Catania, Messina, sono indipendenti l'uno dall'al– tro, e i territori a cui essi servono, non hanno nessun bisogno di formare una unica regione portuale. Molto probabilmente le province siciliane, abbandonate a se stesse, saranno interessate a formare un consorzio per l'amministrazione in comune delle grandi vie di comunicazione e delle ferrovie principali. Ma Palermo e il territorio dipendente dal porto di Palermo vorranno badare al porto di Palermo, e cosf quello di Messina e Catania. Le province che si trovano intorno al basso Po, sia che esse appar– tengano al Veneto o all'Emilia, avranno interesse a fare un consorzio per la cura del basso Po. Probabilmente, tutte le province a Nord del Po, dal Piemonte al Trentino e al Veneto, avranno interesse a fare un consorzio idro-elettrico. Ma non si vede perché le province del Piemonte, di cui ciascuna ha la sua tradizione, debbano formare una regione sol perché in Roma un certo numero di deputati siciliani o pugliesi avrà deliberato che il Piemonte deve formare una regione. Bene inteso che se i piemon– tesi vorranno, dovranno poter fare a modo proprio senza domandare il per– messo a nessuno. Specialmente per quanto riguarda la Sicilia, il parlare di una regione siciliana è assai pericoloso e può essere utilizzato dai separatisti. Io ho forse perduto il mio tempo occupandomi di questa faccenda. Da quel tanto che arriva qui in America di quanto si pubblica oggi in Italia, ho l'impressione che ben pochi in Italia si interessano di questa materia. Tutti si dicono rivoluzionari e tutti son conservatori. Tutti dicono male del governo, come tutti ne dicevano male anche quando si stava meglio e quando si stava peggio. Ma invece di domandare al "governo," cioè ai padreterni di Roma, che non si occupi di affari che non lo riguardano, 713 BibliotecaGino Bianco

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