Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Cerimonie laiche e riti cattolici si portano le mucche a immunizzare contro l'epizoozia. Dunque, "quasi" la intera nazione ha l'obbligo di volere la cerimonia religiosa. Dunque " .,, I . . I I D G "d . " quasi a intera naz10ne a vuo e. unque un overno emocrat1co deve obbedire al volere di "quasi" l'intera nazione. Il concordato del 1929 stabilisce che la religione cattolica è la religione dello Stato italiano, e il concordato non solo deve rimanere illeso, ma deve essere interpretato come piace al Vaticano. Uno Stato che professa la religione cattolica deve cele– brare con riti cattolici le sue fortune, abbandonando, caso mai, ai riti non confessionali le sole sue disgrazie. I ministri italiani possono, fino a nuovo ordine, essere indifferenti, o magari atei. I ministri clericali, bontà loro, non pretendono di convertirli. La cerimonia religiosa "non avreb– be significato nessuna professione di fede individuale" da parte loro. Non ce n'era bisogno. Il codice di diritto canonico parla per loro. Quel che essi dovevano accettare col loro consenso implicitamente era il principio del diritto canonico. Parri, Nenni e Brosio dissero no. A mettere in luce. ancora piu "inequivocabile," come avrebbe detto Mussolini buon'anima, la importanza di quest'incidente, ci hanno pensato gli scrittori dell'Osservatore Romano e del Popolo. Secondo l'Osservatore Romano, i ministri che respinsero la proposta clericale, dettero prova del "piu genuino anticlericalismo, il quale offende non solo gli uomini e i cittadini e il loro diritto di professare e difen– dere la loro fede, ma addirittura Dio." Il giornale sa benissimo che Dio in questa faccenda non c'entrava, e che nessuno aveva bisogno di "di– fendere" la propria fede, perché nessuno pensava anche lontanamente di negare il diritto di chi voleva professare la sua fede con una e magari con mille cerimonie religiose. Parri e Ci. non violarono il diritto di nes– suno, ma difesero il proprio diritto di non attestare una fede estranea alle loro coscienze, anche se il diritto canonico pretende che essi siano sempre obbligati a professarla dal momento che all'atto della nascita furono battezzati. Questo è il punto da discutere. Dio è fuori causa. L'Osservatore Romano non solo rimane fedele al sullodato principio del diritto canonico (senza esporlo esplicitamente per non aver dolori di testa), ma invoca "la natura della civiltà italiana," la quale è "tradizional– mente cristiana." Il fatto sta che anche la civiltà dei paesi greco-ortodossi e dei paesi protestanti è cristiana. Ma non è papalina. La storia della civiltà italiana certamente non si comprenderebbe se non si tenesse conto del fatto che vi è in essa una vasta corrente che non solamente è cristiana, ma è anche 1. M " 1· " ' h " 1· " " 1 . catto 1ca. a questa corrente catto 1ca, e anc e papa 1na e c en- cale"? Questo è il punto. Nella storia della civiltà cristiana-cattolica italiana troviamo Papi e troviamo i cittadini di Roma che spesso e volentieri li scacciano da Roma, da Arnaldo da Brescia alla Repubblica Romana del 1849. Trovia– mo San Tommaso d'Aquino e troviamo Dante che semina il suo inferno 707 48 B. eca Gino Bianco

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