Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America Dopo ottanta giorni di crisi, quando la situazione aveva raggiunto un punto tale che la formazione di un governo di tecnici sotto la presidenza di un generale o di un ammiraglio era imminente, e la Casa Reale era fuor di sé dalla gioia perché i gruppi di Sinistra apparivano impctenti e stavano cadendo in un discredito ancora maggiore della Monarchia, fu rivolto un estremo appello ad un uomo di onestà ineccepibile, di gran cuore, che non si fa nessuna illusione e compie quel che gli appare come dovere con uno spirito di abnegazione che non conosce limiti. Superando la sua riluttanza e il suo disgusto per i vergognosi mercanteggiamenti e per gl'intrighi di una folla di politicanti ambiziosi e privi di scrupoli, Parri accettò la croce. Nessuno può mettere in dubbio l'integrità morale e l'altruismo di Parri. Parri non ha l'animo mercenario di un Badoglio e di altri militari di professione come lui. Non è un grosso proprietario come Croce. Non è un uomo politico infido come Bonomi. Non è un agente del Vaticano come De Gasperi, o un agente di Mosca come Togliatti. Egli non aspira a diventare Collare dell'Annunziata· come il Conte Sforza. Tacito direbbe di lui che è 1:ntegervitae scelerisque purus. Ma le intenzioni di Parri sono una cosa e la situazione in cui si trova è un'altra. Questa situazione ci sembra pressoché disperata. La coalizione dei sei partiti messa su a Napoli e poi a Roma che Parri ha dovuto ereditare senza il beneficio dell'inventario, è stata ed è ora piu che mai una catena che paralizza le forze democratiche e perpetua l'inerzia e la confusione. Sei gruppi di "leaders,, autonominatisi si dividono gli uffici governativi in parti esattamente eguali, mentre si affannano ad im– possessarsi di posizioni strategiche per combattere domani contro i loro alleati di oggi. Nel 1944 i diplomatici inglesi e americani escogitarono col consenso di Stalin la teoria che in Italia nessuno avrebbe dovuto discutere la que– stione della monarchia e della repubblica fino a quando la guerra non fosse finita. Ora che la guerra è finita, essi hanno escogitato un'altra teoria: la questione della monarchia o della repubblica non deve essere discussa fino a quando gl'italiani non andranno alle urne a fare la loro scelta. Il che significa che gl'italiani dovranno esprip.1ere le loro preferenze senza avere dibattuto pubblicamente il problema, e che essi debbono andare alle urne cogli occhi bendati come al tempo dei plebisciti di Mussolini. I leaders che sono ostili alla monarchia, essendo ingabbiati nel governo sono tenuti a non discutere il problema istituzionale ... Ma i mo– narchici e i clericali, appoggiati dagli inglesi e diretti dal Vaticano affer– rano tutti i posti di governo, e svolgono un lavoro metodico di manipola– zione dell'opinione pubblica per assicurare la riuscita dei loro piani. Essi sono forniti di larghi mezzi per fare pubblicare giornali e per organizzare gruppi, persino nelle piccole città e nei villaggi, coll'appoggio dei pre– fetti, dei vescovi e della polizia. Contemporaneamente, i generali del Re scelti con cura fra i prigionieri di guerra inglesi e americani e importati in Italia, si danno da fare ad addestrare coi materiali forniti dagli Al– leati un nuovo esercito che non può avere altro scopo che di rendere possibile un colpo di Stato monarchico. 704 BibliotecaGino Bianco

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