Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Caltagirone e Pescasseroli1 Niente è piu fastidioso per chi non si crede centro del mondo che parlare di se stesso. Ma quando una questione personale è sollevata da uo– mini come Don Luigi Sturzo e Benedetto Croce, è giocoforza vincere il fastidio, rimboccarsi le maniche e restituire, capitale e interessi, quel che si è incassato. Piu volte Don Sturzo, in forma indiretta, mi ha contestato, e ora Benedetto Croce, direttamente, mi nega il diritto di occuparmi delle cose italiane per dato e fatto che nel dicembre 1940 diventai cittadino amencano. Avrebbero perfettamente ragione se io aspirassi a un ufficio p:ubblico in Italia, come fu il caso di quel signore che, cittadino americano e salariato dal governo americano, piovve in Sicilia come agente americano, cercò di diventare prefetto di Palermo, ma dové rinunziare a quell'onore quando si scoprf che era cittadino americano. Nel caso mio non ci sono pericoli di questo genere. So che come cittadino americano potrei diventare appena agente consolare agli Stati Uniti se mi raccomandassi al Presidente della Mazzini Society. Nella peggiore ipotesi potrei diventare Cavaliere della Annunziata come Goering, Bonomi e il Conte Sforza. Ma prego Don Stur– zo e Croce di non credermi capace di siffatte ambizioni o bassezze. Uomini di pensiero come Don Sturzo e Croce non dovrebbero di– menticare che tanto essi quanto io (nel mio piccolo) - quale che sia la nostra cittadinanza giuridica originaria o acquisita - apparteniamo a quella "repubblica universale delle lettere" che non ha confini salvo quelli della verità e della giustizia. Come cittadini di quella internazionale, non solo Don Sturzo e Croce ma anche io (nel mio piccolo) abbiamo il diritto di avere ed esprimere le nostre opinioni sul Giappone e sull'Argentina, sul Polo Nord e sul Polo Sud, su Caltagirone e su Pescasseroli. Siccome Galileo dice e gli amici di Italia Libera ci hanno ricordato che "oscuramente può parlare chiunque, chiaro pochi," cerchiamo di rima– nere nel novero dei pochi, e spieghian1oci con un esempio. Qualche tempo fa Benedetto Croce commemorò Masaryck, il fonda– tore e primo presidente della Repubblica Cecoslovacca. Se io avessi avuto la fisima di impartire a Croce una di quelle lezioni di cui Croce è stato cosf liberale cogli altri, gli avrei ricordato che durante la prima guerra mon– diale egli aspettò (non oserei dire che desiderò) la vittoria della Germania, dato che la Germania possedeva una filosofia vera, di cui gli altri paesi erano digiuni; perciò fu contrario alla partecipazione dell'Italia nella guer– ra contro gli Imperi Centrali; perciò fece tutto quanto stava in lui per fare andare a monte la politica di Masaryck; e in aggiunta considerava 1 "L'Italia Libera," 1° agosto 1945. 696 BibliotecaGino Bianco

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