Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Ferruccio Parri legge fascista stabiliva che il reato di espatrio non autorizzato fosse pu– nibile con un minimo di dieci mesi di carcere, se non vi erano stati motivi politici, e con un massimo di sei anni, se tali motivi esistevano. Dopo quattro ore di discussione, i tre giudici inflissero agli accusati la pena minima di dieci mesi per la loro complicità in un espatrio non autorizzato non motivato da ragioni politiche. La folla accolse con un applauso frago– roso la vittoria dei due giovani contro un governo oppressivo che pochi fino ad allora avevano osato sfidare. Dopo aver scontato quei dieci mesi di prigione, Carlo Rosselli fu confinato nell'isola di Lipari da cui fugg1 un anno dopo nel luglio 1929. Parri fu liberato, ma dal 1928 al 1934 la polizia di Milano lo sottopose a sorveglianza speciale. Durante quegli anni egli non rimase certo inattivo. Partecipò al movimento clandestino di Giustizia e Libertà. Sfugg1 per mi– racolo all'arresto quando, verso la fine del 1930, diversi capi e iscritti a quel movimento, uomini come Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, Nicola Fancello, Nello Traquandi e altri furono arrestati e condannati prima al carcere e poi al confino dove rimasero fino al 1943. In una situazione generale disperata Parri rifiutò fermamente di fare qualsiasi compromesso col regime fascista vittorioso. Non sono informato come vorrei sull'attività di Parri dopo la caduta di Mussolini. L'autunno scorso pochissimi di noi sapevano chi fosse fra i partigiani il "generale Maurizio" o "lo Zio," e quelli che lo sapevano mantennero il segreto. Negli ultimi mesi spesso mi fu chiesto chi avrei suggerito come capo di una Repubblica democratica italiana. Risposi sempre: "non spetta a me piu di quanto non spetti a Churchill di fare il nome del futuro capo. Gl'italiani sceglieranno il loro capo quando po– tranno farlo." Ma avevo in mente il nome di Parri. Un episodio della sua vita di partigiano fu da me conosciuto due mesi fa tramite la Svizzera, ed è stato ora confermato da un dispaccio da Milano dell'agenzia ONA in data 18 giugno. Nel gennaio del 1945 Parri cadde in un tranello tesogli dalla Gestapo. Fu salvato dalla generosità e prontezza di un maggiore americano, il quale appose la firma del generale Clark a un messaggio indirizzato al Comando tedesco in cui si diceva che se Parri non fosse subito stato rilasciato in Svizzera, alcuni alti funzionari della Gestapo, fatti prigionieri dagli alleati, avrebbero pagato con la loro vita quella di Parri. Questo era un linguaggio che i tedeschi potevano capire. Parri fu accompagnato immediatamente alla frontiera svizzera. Di là fece subito ritorno in Italia e riprese il suo posto di combattimento. E oggi egli è il Primo Ministro d'Italia. 695 BibliotecaGino Bianco

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