Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Plebisciti o arbitrati? provocare la rivolta dello stesso clero. Questo è stato il plebiscito perma– nente dtdla storia. I plebisciti di Mussolini furono buffonate né piu né meno che i ple– bisciti italiani del Risorgimento. Ma non sono stati collaudati dalla storia. Contro le unanimità vantate dal regime in tutti i suoi plebisciti vi furono sempre proteste, che costrinsero il Tribunale Fascista a pronunciare condanne a morte e a millenni di prigione; ci furono sempre uomini che emigrarono per portare all'estero la loro protesta e per continuare dall'e– stero la lotta, e quando venne la prova suprema della gue_rra, il regime odiato dai piu si sfasciò miseramente. Plebisciti o non plebisciti, le solu– zioni dei problemi escogitate da Mussolini e dai suoi complici non sta– vano né' in cielo né in terra. Né la violenza, né la frode riuscirono a farle collaudare. Dopo che il plebiscito sia stato respinto perché non adatto a risolvere una volta per sempre problemi di importanza vitale, è necessario escogi– tare altri metodi per mettere in pratica con maggior successo il principio democratico che le istituzioni politiche o i regimi nazionali delle popola– zioni debbono soddisfare i loro bisogni permanenti. Nei casi in cui è necessario rifare le istituzioni politiche fondamen– tali di un paese, l'esperienza ha escogitato il mezzo della Assemblea Co– stituente. I cittadini danno un generico mandato - per esempio per la monarchia o per la repubblica - ai loro rappresentanti nella Costituente e la maggioranza di questa assemblea formula la costituzione. Questo documento non è un punto eterno. Può essere sempre emendato. Sola– mente la revisione deve essere fatta con cautele speciali per evitare cam– biamenti continui non abbastanza ponderati. E gli emendamenti debbono essere ratificati dai cittadini. Nel caso dei territori in cui gruppi nazionali eterogenei sono inca– strati gli uni negli altri,. e per giunta sono avvelenati da odii antichi, una Assemblea eletta dalle popolazioni locali non servirebbe a niente. I gruppi nazionali ostili se potessero votare liberamente eleggerebbero rap– presentanti i quali, incapaci di venire a un compromesso qualunque, penserebbero solo ad escogitare trucchi e imbrogli per sopraffarsi a vicenda una volta per sempre. Ciascun gruppo affermerebbe intransigentemente la propria nazionalità e cercherebbe di trascinare dietro a sé come schiavi . . . 1 suoi avversari. In questi casi una forza superiore deve intervenire ad imporre una soluzione a cui, prima o poi tutte le parti possano adattarsi, prima di cat– tiva e poi di buona voglia. Negoziati diretti fra i governi delle nazioni a cui i gruppi nazionali lo– cali in conflitto appartengono, condurrebbero a buon risultato, solamente se fossero condotti da uomini imbevuti di sentimenti di giustizia e pronti ad affrontare la impopolarità dei compromessi inevitabili, e conse– guenti sacrifici reciproci. Se poi i negoziati diretti avvenissero fra governi di forza ineguale, uno armato e uno disarmato, essi non condurrebbero a 689 BibliotecaGino Bianco

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