Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America tendosi privati di ogni speranza di rivincita, rifiutano di sottomettersi alla volontà dei vincitori, anche quando il plebiscito non sia stato falsificato con espedienti di cui la fantasia dei politicanti non ha penuria. La maggioranza elettorale di un giorno non può risolvere il problema di creare istituzioni politiche permanenti o di designare il regime nazio– nale meglio adatto in permanenza a un popolo. La esperienza di questi ultimi centocinquanta anni, cioè dopo che i plebisciti cominciarono ad essere usati durante la Rivoluzione Francese, è che essi sono sempre stati farse indecorose, nelle quali il governo che dirigeva il plebiscito ottenne sempre la immensa maggioranza, anzi la unanimità dei votanti, presenti, assenti, viventi e morti. Il plebiscito è un trucco mediante il quale i governi i quali hanno deciso che una soluzione deve prevalere su un'altra, scaricano la propria responsabilità su un corpo elettorale piu o meno disonestamente manipolato. Il solo plebiscito della Saar nel 1935 fece eccezione alla regola. Ma allora nessuno aveva intenzione di contestare alla popolazione compatta– mente e indiscutibilmente tedesca il diritto di dichiararsi tedesca, e tutti conoscevano in precedenza su per giu come la faccenda sarebbe andata. Cioè il plebiscito avrebbe potuto senz'altro essere risparmiato. Questo non· vuol dire che il plebiscito conduca sempre a risultati assurdi. La procedura è assurda e può essere viziata dalla violenza e dalla frode, eppure la soluzione può essere buona, non a causa di' quella procedura, ma nonostante quella procedura. Anche la guerra è una procedura che non garantisce nessuna giustizia nella soluzione delle vertenze, ma non tutte le sistemazioni che risultano dalla guerra sono sbagliate. Esse possono anche essere tali che uomini onesti e di buon senso vi arriverebbero a lume di naso e senza guerra. Se la soluzione, dopotutto, è buona, essa finisce a poco a poco con essere accettata anche da chi ha perduto la partita. Cioè un autentico e permanente plebiscito giornaliero fa dimenticare la farsa dell'artificiale plebiscito di un giorno. Se invece la soluzione è sbagliata, nessun plebiscito conterà. La fazione sconfitta soprattutto non si arrenderà mai, e prima o poi la struttura difettosa creata da un plebiscito fallace rovinerà ! I plebisciti del 1848 in Lombardia, del 1859 nell'Italia centrale, del 1860 nell'Italia meridionale, del 1866 nel Veneto e del 1870 nel Lazio, furono buffonate belle e buone. Ma l'unità politica d'Italia che quei plebisciti legalizzarono era una necessità, ed è stata collaudata da tutta la storia degli anni successivi. Pio IX tentò di opporsi all'unità nazionale italiana e Leone ·xnI tentò di disfarla. Non ci riuscirono. Durante la pri– ma guerra mondiale non vi fu in Italia nessun segno che la struttura del– l'unità nazionale potesse venir meno. Gli italiani si divisero in interven– tisti e neutralisti, socialisti e conservatori, clericali e anticlericali, cioè secondo differenze politiche, religiose o sociali. Non si manifestò mai nessuna crepa regionale. Nessun Papa oserebbe oggi condannare l'unità politica dell'Italia senza 688 BibliotecaGino Bianc0

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=