Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Plebisciti o arbitrati? a permettere ai cittadini di correggere gli errori commessi nelle elezioni precedenti da maggioranze che non sono affatto infallibili. Un regime democratico si fonda non solo sulle esperienze che l' elet– torato può commettere spropositi ed ha bisogno di correggerli, ma anche sulla necessità che i partiti concorrenti, pur opponendosi gli uni agli altri, sieno disposti a tollerarsi a vicenda. Uno dei migliori storici americani, Carl Becker, ha osservato nella Yale Review (Spring, 1945) che negli Stati Uniti durante le campagne per le elezioni presidenziali "i democratici fanno gran baccano sulla ro– vina che minaccia il paese se vincono i repubblicani, i repubblicani fanno un simile baccano sul disastro che avverrà se "quell'uomo sarà rieletto.,, Ma "quando è finita l'elezione, noi tutti, la minoranza sconfitta e triste e la maggioranza vittoriosa e giubilante, accettiamo i risultati, e ce ne an– diamo per i fatti nostri come se nulla di grande importanza fosse accaduto." Questo avviene perché una lotta elettorale non significa mai che per il partito sconfitto la disfatta è senza speranza di rivincita. Entrambi i par– titi accettano la vittoria o la sconfitta come qualcosa di provvisorio e di riparabile. Se i vinti si sentissero privati in permanenza di ogni speranza, se gli interessi dei vincitori si rivelassero assolutamente incompatibili con quelli dei vinti, o se gli uni e gli altri fossero deliberati a vincere anche ricorrendo alla forza, nessuna convivenza sarebbe piu possibile, e le isti– tuzioni democratiche non funzionerebbero piu. Questo caso si ebbe negli Stati Uniti quando il problema della schiavitu divise la popolazione america– na fra due partiti inconciliabili che per giunta corrispondevano a una divi– sione geografica. Si ebbe di conseguenza la guerra civile. Lo stesso avver– rebbe se la lotta fra i partiti diventasse cosf intransigente da rendere impos– sibile qualsiasi compromesso pacifico. La dittatura di un partito si trove– rebbe di fronte alla dittatura dell'altro. I risultati delle elezioni non sarebbe– ro piu accettati dai vinti COI} la facile rassegnazione tradizionale in America. Le elezioni non sarebbero piu condotte a schede, ma a revolverate, e alla fine non vi sarebbero piu eleziooi. Se teniamo presenti questi due fatti, cioè: che 1) l'elettorato può commettere errori i quali richiedono correzione; e 2) la democrazia di– venta impossibile se non esiste un minimo di tolleranza reciproca fra i partiti; è facile comprendere perché il "plebiscito" non ha nulla in co– mune né con la dottrina né con la pratica della democrazia. H plebiscito dovrebbe mettere in pratica quel principio fondamentale della democrazia secondo il quale spetta ai cittadini decidere quale forma di governo è piu adatta ai loro bisogni. Di regola la popolazione drve decidere irrevocabil– mente per mezzo del plebiscito quale forma di governo intende adottare, o quale è il suo sentimento nazionale. Data la gravità dei problemi e data. la irrevocabilità della decisione, è naturale che le passioni raggiungano il massimo della esasperazione, e che le piu brutali forme di intimidazione siano messe in moto dai partiti che si disputano la vittoria. E dopo che la votazione è avvenuta, i vinti, .sen- 687 BibliotecaGino Bianco

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