Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Aiutati che Dio ti aiuta... Ma con questo essi non intendono rinunziare al loro diritto di doman– dare giustizia oggi, di domandare giustizia domani, di domandare giustizia sempre, contro le amputazioni a cui il territorio nazionale possa andare sog– getto. Nell'Europa pacificata e federale di domani essi intendono entrare come eguali fra eguali, e non come cittadini di seconda qualità, soggetti alla volontà dei francesi, degli inglesi, degli jugoslavi. Per essere eguali fra eguali gli italiàni debbono senti'rsi eguali fra egua– li. Perciò non debbono·mai cedere alla ingiustizia. Debbono insistere a doman– dare giustizia, da ottenersi non colla guerra, non con minacce di guerra, · non coi giuochetti ed i compromessi diplomatici, ma rivolgendosi alla pro– bità, alla coscienza morale, alla umanità ·dei popoli con cui gli italiani devono associarsi nella pace e nella libertà e i cui governi sono stati ingiusti. Chi minaccia il ritorno al fascismo se non gli si rende giustizia, e na– sconde il coltello in tasca per far vendetta non appena sia possibile, merita odio e repressione spietata prima che ritorni a fare il male. Chi inghiotte vigliaccamente in silenzio l'ingiustizia perché tanto il forte ha sempre ra– gione e il debole deve tirare a campare, si rende degno di disprezzo per la sua anima di schiavo. Solo chi domanda giustizia e continua a domandare giustizia anche quando non può ottenerla, e si appella alla co– scienza morale dei suoi fratelli contro l'ingiustizia di cui è vittima, solo chi sa agire da uomo libero e giusto è degno di giustizia e libertà, e prima o poi l'otterrà. Due ultime osservazioni. 1) Nel suo telegramma il Comitato Giuliano di Roma domanda che gli Alleati, in attesa delle decisioni definitive, occupino ed amministrino il territorio entro "i confini italiani del 1939." I nostri amici di Roma mi permettano di dire loro che dovrebbero abbandonare l'uso di questa e altre consimili formule antiquate alla diplomazia da scuola elementare, di Bonomi e di De Gasperi. I "confini italiani del 1939" contenevano territori abitati da una compatta popolazione slava, che per venti anni fu infamemente maltrattata da fascisti, e che vuole staccarsi dall'Italia e ha il dirtto di staccarsi dall'Italia perché quel territorio è niente altro che slavo. Il territorio contestato è il territorio italo-slavo di Gorizia, di Trieste, dell'Istria occidentale (attenti alla trinità). Questo dovrebbe essere il territorio occupato e amministrato dagli Alleati. Questo non vuol dire che i nuclei italiani di Fiume e della Dalmazia debbono essere abban– donati senza proteziohe a qualunque prepotenza. Ma una occupazione e am– ministrazione alleata solleverebbe H difficoltà tecniche insuperabili che non esistono per Gorizia, Trieste e l'Istria occidentale. 1 _2) I nostri amici italiani non si curino di sfoggiare abilità diploma– tiche infantili col domandare che il problema del territorio contestato sia discusso e sistemato in trattative dirette· fra Italia e Jugoslavia dopo che i due paesi abbiano trovato il loro assetto politico definitivo. La questione non sarà decisa dai due paesi interessati, assetto definitivo o non definitivo. La questione sarà decisa a Londra, a ·Mosca, a Washington. Il governo italiano 679 BibliotecaGino Bianco

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