Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Trieste e Trst (Trogir) contenevano nuclei italiani di una certa entità, ma gli slavi for-· mavano la parte maggiore della popolazione. Ecco perché si deve con– siderare la Dalmazia come regione slava e Trieste come città italiana. Non è vero che la popolazione di Trieste fu "reclutata dal territorio vicino," prevalentemente sloveno. Il primo nucleo degli abitanti data dai tempi romani. Dopo che Trieste fu dichiarata Porto Libero (1719) la prima ondata di immigrazione fu cosmopolita. Comprendeva greci, arme– ni, moltissimi italiani e, naturalmente, anche slavi. La corrente piu nume– rosa veniva dalle coste orientali dell'Adriatico e soprattutto dal Friuli e da Venezia. Tanto importante fu l'immigrazione da Venezia che durante il settecento il dialetto della città, che prima inclinava molto verso il friulano, si avvicinò sempre piu al dialetto di Venezia. Lettere, docu– menti ed altre fonti dimostrano che alla fine del settecento, nella città si parlava un dialetto molto simile a quello di Venezia. Ad ogni modo, le origini degli individui che formano una popolazione non hanno impor– tanza. Quel che importa è il loro sentimento nazionale, poco importa se anti– co o recente, salvo che Mr. Taylor adotti la dottrina tedesca della "razza" come un fatto primitivo, permanente e inalterabile nella storia. Quel che importa è che gli sloveni, i quali immigrarono nella città, "adottarono au– tomaticamente la nazionalità del commercio e della coltura," come Mr. Taylor stesso ammette. Non c'è che l'un per cento di verità nella affermazione di Mr. Taylor che "Trieste non fu un oggetto tradizionale delle ambizioni italiane. Mazzini e Lamarmora, l'idealista e l'uomo pratico, ambedue la dichiara– rono oltre la frontiera dello stato nazionale italiano." È vero che Mazzini, nel 1847, quando scrisse i Doveri dell'uomo, mise la frontiera della na– zione italiana all'Isonzo. Il sentimento nazionale· non era ancora apparso in forma chiara sia in Trieste ,che nell'Istria occidentale, e Mazzini che era un uomo onesto e non un agente di propaganda italiana o slava, si fermò dove il sentimento nazionale italiano allora si fermava. Ma venti anni piu tardi, nel 1866, attribuf Trieste e l'Istria all'Italia, e nel 1871 reiterò che l'Istria era italiana, mentre "da Fiume in poi predomina l'elemento slavo." Questa è la dottrina di Mazzini nella sua forma finale. Lamarmora era un soldato professionale che s'interessava soltanto delle situazioni militari. In ogni modo, Mr. Taylor non dovrebbe trascurare il fatto che Lamarmora mise Trieste fuori dello "stato" italiano e non fuori della "nazione" italiana. La grande maggioranza degli scrittori italiani, da Dante in poi, considerarono Trieste e l'Istria come parte dell'Italia. Alcune deviazioni eccezionali da quella dottrina non mancarono. C'era della gente che si fqmava all'Isonzo, perché non voleva sfidare l'Austria. E c'erano nazionalisti fanatici che si prendevano tutta la Dalmazia. Problemi di questo genere non si risolvono a colpi di autorità letterarie, e Mr. Taylor è libero .di cestinare tutti quelli che non si fermavano all'Isonzo. Quello che nessun uomo onesto dovrebbe per– mettere è di asserire che Trieste "non fu oggetto tradizionale delle ambi– zioni italiane." 653 BibliotecaGino Bianco ·

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