Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Per una Concentrazione Repubblicana-Socialista in Italia parte, vasti mutamenti politici e sociali avvennero, e non per tutti fu ne– cessario l'uso della violenza rivoluzionaria. L'Inghilterra del 1914 non era piu quella del 1814. L'Italia, la Francia, la Germania del 1914 non erano piu quelle del 1871. Voi mi direte che quei mutamenti avvennero entro la chiostra del regime "borghese," e perciò non necessitarono rivo– luzioni. Ma anche i vostri mutamenti, se debbono essere graduali, debbono avere come punto di partenza la società borghese, cioè debbono, almeno per un certo tempo, maturare entro la chiostra di quella società. Non c'è nessuna necessità, quindi, di attaccare a qualunque mutamento l'eti– chetta della violenza rivoluzionaria. La rivoluzione non è stata mai fine a se stessa. È stata sempre mezzo per raggiungere fini necessari, che altrimenti sarebbero rimasti irrag– giungibili. Lasciatemi aggiungere che se una rivoluzione deve essere pro– mossa con animo forte quando è necessaria, non è il caso di desiderarla come una manna del cielo. Se fosse possibile evitarla anche a costo di rinunziare a qualcuno dei fini immediati non vitali, io per conto mio non esiterei ad evitarla. Un'operazione chirurgica può divenire necessaria, ma è sempre un guaio, e chi può guarire senza di essa non l'accetta per il sem- plice gusto di pagare le spese della operazione. . Quando un popolo è oppresso da un regime tirannico che gli nega li– bertà di pensiero, di parola, di culto, di stampa, di associazione, di riunione, di lavoro, di controllo sui governi locali e sul governo centrale, l'uso della violenza rivoluzionaria è un diritto e un dovere. Anche l'attentato personale contro il tiranno è in questo caso perfettamente legittimo. Ma· dove le libertà personali e politiche sono alla portata di tutti, la violenza non è affatto necessaria a chi ha il consenso della maggioranza, ed è un attentato contro i diritti della maggioranza, è un tentativo "dittatoriale," se chi se ne fa iniziatore è in minoranza. L'uso della violenza è giusti– ficato solo se i diritti di libertà sono falsificati e annullati dalla malafede di una cricca dominante, fino al punto che i cittadini non abbiano altra · via che la rivolta per mettere un termine, all'inganno. Ma anche allora_la rivoluzione è fatta per necessità ben definite e non per un proposito pre– concetto di non far nulla. se non con metodi rivoluzionari. Chi v.1.venell'aspettazione di una rivoluzione in tutti i giorni del– l'anno, ed agisce in conseguenza buttandosi avanti alla cieca ad ogni stormire di foglia, espone se stesso e gli altri a delusioni terribili e a disastri, che ritardano e deviano, invece di accelerarlo, il movimento verso l'ideale che si vuol raggiungere. Nessun maggiore errore che rinunziare a quanto di utile si- può ottenere oggi sol perché si. a~pett~ per domani una rivo– luzione totale della quale non c'è nessuna garanzia. D·'altra parte se vera– mente l'uragano si scaténa, chi ha temperamento veramente rivoluzionario farà sempre a tempo a buttarvisi dentro a capofitto. Questo è· il punto su cui io non riesco a consentire con gl1 anar– chici, le cui idee "federaliste" io condivido pienamente. A me pare che le idee federaliste degli anarchici acquisterebbero una forza di espansione 605 BibliotecaGino Bianco

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