Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America che nell'interno della stessa classe proletaria, non solo per spazzar via la classe capitalista, ma anche per impedire che dopo la vittoria proletaria il potere economico e politico della classe capitalista risorga dalle sue rovine. Voi non solo rifiutate i metodi dittatoriali ma riconoscete che il rin– novamento sociale non può essere immediato e totale. Come voi dite in Bandiera Rossa del 17 marzo (N. 6) esso non può non avvenire che "per d . ,, gra 1. Io concordo con voi nel pensiero che qualunque rinnovamento so– ciale, totale o parziale che sia, deve essere ottenuto col metodo della li– bertà, e che nelle presenti condizioni dell'Italia, non è possibile aspirare a un rinnovamento totale immediato, ma il processo graduale è inevitabile. Da questo punto in poi le nostre opinioni cominciano, io temo, a diver– gere. Voi ritenete che il passaggio "per gradi" deve essere promosso dai "par– titi proletari," senza cooperazione coi "partiti borghesi" e "attraverso una politica rivoluzionaria." Io non vedo perché la politica diretta a promuovere una trasforma– zione totale attraverso un processo graduale debba essere chiamata "rivolu– zionaria.,,. Questa parola "rivoluzione" può avere due significati. Può si– gnificare un rinnovamento totale, senza alcuna idea di violenza catastro– fica, cosI come quando diciamo che la scoperta dell'America produsse una "rivoluzione" nelle idee geografiche del medio evo, oppure che il motore a scoppio ha "rivoluzionato" ~a vita economica moderna. E la stessa pa• rola può significare uno sconvolgimento sociale o politico violento dovutf\ a forze extralegali, cosI come quando parliamo della rivoluzione francese o della rivoluzione russa o (su scala assai piu limitata) delle rivoluzioni di Parigi nel 1830, nel 1848 e nel 1870. Se affermandovi assertori di una "politica rivoluzionaria" voi intendete dire che aspirate ad un rinnovamento sociale totale, voi non avete nessun bisogno di chiamarvi "rivoluzionari." Dovrebbe bastare di chiamarsi "socialisti." Che se intendete dire che tutte le fasi di quel processo rinnovatore (che ammettete debba essere graduale) debbono svilupparsi attraverso lotte violente extralegali, allora io non vedo perché vogliate incatenarvi a priori a una tattica di rivolu– zione permanente. La lotta violenta sarà forse necessaria in alcune fasi del rinnovamento graduale. Sarà forse necessaria in tutte. Ma è anche possibile che in alcuni, o in molti, o in tutti i casi (per quanto questo sia difficile) essa non sia necessaria. Occorre secondo i tempi, i luoghi e le circostanze scegliere la tecnica piu opportuna. Un secolo fa Mazzini, Marx, Engels, Proudhon, Bakounine vivevano tutti nella aspettazione romantica di una rivoluzione sociale, totale e imme– diata. Il Manifesto dei Comunisti fu pensato in quell'atmosfera infuocata di illusioni apocalittiche. Le esperienze di questo secolo hanno smentito queste illusioni. La sola rivoluzione sociale totale è avvenuta in Russia, dove né Marx né Engels avrebbero mai sognato di aspettarla. D'altra 604 Bibliotecç3 Gino Bianco

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