Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America Un sofisma di questo genere arriva caldo caldo in una lettera, che domanda a me personalmente perché non prendo posizione netta nella lotta elettorale fra Roosevelt e Dewey, invece di occuparmi degli affari italiani che non mi riguardano dato che io sono cittadino americano. Sono per D·ewey? Perché non ho il coraggio di dirlo apertamente? Per– ché non faccio campagna per Dewey come sarebbe mio dovere? E se sono per Roosevelt, perché non 'lo dico? Rimango in silenzio perché sono per Dewey? Rispondo in persona prima a questo fuoco di fila di domande, prima di tutto perché esse sono dirette a me personalmente, e poi perché non mi sento in diritto di rispondere a nome di tutti gli altri scrittori e simpa– tizzanti del giornale. La mia risposta personale è che se il Partito Repubblicano avesse presentato come candidato Willkie, e questi non fosse morto via facendo, io avrei votato Willkie senza esitazione, non perché avessi perfetta fiducia in Willkie, ma perché ho perduto quasi ogni fiducia in Roosevelt. Il Partito Repubblicano mi obbliga a scegliere fra Dewey e Roosevelt, e dovendo scegliere il male minore, voterò Roosevelt. Ma lo voterò senza entusiasmo, cosf come berrei un mezzo litro di olio di ricino, o andrei dal dentista a farmi portar via tutta la dentiera naturale per farmene una artificiale. Roosevelt mi ha profondamente deluso in questi ultimi tre anni. Ma da Dewey non aspetto nessuna delusione. Mi basta il Segretario di Stato da lui designato, un avvocato di Franco e di Lavai, per costringermi a votare Roosevelt. E piu discorsi fanno Dewey e i suoi sostenitori maschi e femmine, e piu mi persuado che debbo andare dal dentista. Il Partito Repubblicano è una macchina, non solo perversa ma com– patta, che serve spietatamente gl'interessi della parte piu brutale del capitali– smo americano. Contro quella macchina ogni lotta, ogni protesta sarebbe vana. Il Partito Democratico è un caos di gruppi incoerenti, buoni e cattivi, dal quale potrebbe venir fuori anche qualche cosa di non totalmente per– verso, se si formassero nel paese correnti abbastanza potenti per far prevalere, almeno in parte, qualche idea ragionevole e generosa. Roosevelt ci ha continuamente traditi in questi ultimi tre anni alla parte piu reazionaria del suo partito, ma potrebbe domani tradire gli altri a noi. Da Dewey non aspetto nessun tradimento. È un nemico sicuro, e occorre guardarsene. Voterò dunque Roosevelt. Ma non ne diventerò né il galoppino né lo schiavo. Continuerò a criticare liberamente i suoi errori. Non sono asservito alla macchina repubblicana né alla macchina democratica. Appar– tengo a quella massa di indipendenti che votano secondo la propria co– scienza, senza chiedere nulla a nessuno, scegliendo il meglio o il meno male, caso per caso. E continuerò a discutere i problemi italiani, perché su questi ho qual– cosa da dire meglio che su altri problemi, data la mia ongme e le mie 600 Bibl'iotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=