Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America Se la Russia sovietica fosse stata sconfitta, la stessa sorte sarebbe toccata in seguito prima alla Gran Bretagna e poi agli Stati Uniti. Lo sbaglio - uno sbaglio davvero grave - fu commesso piu tardi, sul principio del 1942. In quel momento la Russia aveva già superato la fase piu critica della lotta, ma aveva ancora bisogno dell'aiuto inglese e ameri– cano, e i rapporti diplomatici tra l'Unione Sovietica da una parte e la Gran Bretagna e gli Stati Uniti dall'altra dovevano essere permanen– temente risistemati. Fu allora che Stalin chiese che la Linea Curzon 2 fos– se accettata come confine politico tra la Polonia e la Russia. La sua richiesta era legittima, e, per giunta, Roosevelt non poteva dire di no. Se avesse respinto la richiesta di Stalin, avrebbe fatto si che questi uscisse dall'alleanza con noi e si accordasse di nuovo con Hitler. D'altra parte, al principio del 1942, Stalin non aveva ancora riportato nessun grande successo militare. _Sela Gran Bretagna e gli Stati Uniti avessero accettato la linea Curzon, si sarebbe creata un'atmosfera di reciproca fiducia, e molto probabilmente sarebbe stato facile ottenere che Stalin si impegnasse a non ingerirsi negli affari dei paesi europei ad ovest della Linea Curzon. Disgraziatamente il Governo americano si preoccupò piu di quanto non fosse necessario di come il Signor Bullitt ed i suoi amici d'America avrebbero reagito se esso avesse accettato la linea Curzon, e ritenne perciò saggio di differire la soluzione del problema e si lasciò sfuggire l'occasione propizia. Quando alla conferenza di Teheran si ripresentò lo stesso pro– blema, Stalin era, militarmente, in una posizione favorevole e, di conse– guenza, poté pretendere e ottenere piu di quanto aveva chiesto due anni pnma. L'errore non consisté nel concedere troppo a Stalin nel 1943, alla conferenza di Teheran, ma nel non aver soddisfatto la sua richiesta al principio del 1942. Di quest'errore, la politica vacillante del nostro Governo non è meno responsabile del cieco fanatismo antisovietico del Signor Bullitt e dei suoi amici polacchi e cattolici. Bullitt si occupa anche delle condizioni interne dell'Italia. "At– tualmente," egli scrive, "nessun italiano soffre la fame." O fortunata Italia! Il Generale di Brigata William O'Dwyer, Capo della Sezione Eco– nomica della Commissione Alleata di controllo, c'informa che prima della guerra gli italiani consumavano in media circa 2.900 calorie al giorno per uno. Nei mesi che precedettero l'ingresso delle truppe alleate, i ro– mani raggiunsero il livello minimo di 304,50 calorie al giorno a persona, e, dal momento dell'occupazione alleata ad oggi il consumo medio gior– naliero è risalito a 665,77 calorie. Al momento attuale si calcola che ogni italiano abbia perso in media da 3 a 5 chilogrammi di peso. La penuria di cibo ha causato in Italia un aumento della mor– talità sia fra gli adulti che fra i bambini, il propagarsi della tubercolosi, e, in generale, 2 La linea etnica di confine tra Italia e Jugoslavia, tracciata dagli esperti alleati alla fine della prima guerra mondiale, prese nome da Lord Curzon allora ministro degli Esteri inglese. 580 BibliotecaGino Bianco

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