Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Benedetto Croce e i segreti degli dei militare alleata, e vedemmo risuscitare dalla polvere e dall'oblio i rima– sugli del giolittismo del 1920-21. Per produrre questo bel risultato non c'era proprio bisogno che Croce si scomodasse ad andare a Roma. Bastava inca– ricarne il fascista professor Paribeni, accademico d'Italia, che ha la cura dei monumenti antichi a Roma. Croce afferma che lui ed i suoi amici "costantemente si guardarono da compromissioni dannose." Davvero? In un messaggio al "News Chro– nicle" di Londra il 22 dicembre 1943, Croce c'insegnò che era un errore credere che agli inglesi sarebbe stato facile sbarazzarsi del Re alla fine della guerra: "Prima che la guerra· sia finita, il Re avrà raccolto intorno a sé un forte gruppo d'interessi materiali e n10lte forze organizzate, militari e politiche, per proteggere se stesso e per proteggere i suoi." Perciò, con– cludeva Croce, collaborare col Re sarebbe stato "tradire." Ma gli inglesi che non avevano mai pensato a sbarazzarsi del Re, appena arrivati in. Ita– lia, lo aiutarono con tutti i mezzi precisamente a formarsi un piccolo esercito, buono non per la guerra esterna, ma per la guerra civile. Nella primavera del 1944 l'indignazione di una larga sezione dell'opinione pub– blica americana, che aveva ripercussioni anche nello State Department, e di alcuni gruppi politici inglesi contro la politica degli Alleati in Italia era cosi'.forte che Churchill dovette mobilitare Stalin in un estremo ten– tativo di salvare dal naufragio la baracca monarchica italiana. Proprio allora, Croce e Ci., dopo sei mesi di nobile rifiuto e di pavidi tentennamenti, dimenticarono che collaborare col Re era "tradire," ed accettarono di servire, giurando fedeltà allo stesso Re. Poi vollero farci -credere di aver vinto la battaglia quando il Re si ritirò dietro le scene e mise avanti il suo luogotenente, pur conservando per sé i titoli e le prerogative reali. Per giunta, alcuni dei nuovi ministri non giurarono fedeltà al rappresentante della monarchia, ma accettarono di servire sotto un primo ministro che quel giurame.q.to aveva prestato ed essi stessi dovettero promettere di non far nulla contro la monarchia e promettere di osservare i patti del 29 settembre. Credono davvero Croce e Ci. di avere evitato compromessi dannosi? Croce si aspetta che gli italiani "correggano e perfezionino l'opera sua e dei suoi amici." La realtà è che Croce e Ci. hanno reso piu difficile l'opera di coloro che domani dovranno spazzare via i frammenti putrefatti di un passato che ammorba l'aria. Essi hanno sperperato in pochi giorni i sacrifici sopportati in Italia e all'estero, per venti anni, da migliaia di uo– mini e donne che mai non mollarono e tutto si aspettavano fuorché le carnevalate dell'aprile e del giugno 1944. 1 · Abbiamo ragione? Abbiamo torto? Croce ci dimostri che abbiamo tor– to, ma non creda di eliminare ogni discussione sia rimandandola alle calende greche, sia arrogandosi il monopolio di ·giudicare dell'operato suo e dei suoi amici. Egli sentenzia che "la politica si fa e si giudica in relazione a momenti e a luoghi e non già nel campo dei desideri e dell'immagi– nazione." D'accord9. In What to do. with ltaly noi abbiamo detto che· "la 569 Biblioteca Gino Bianco

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