Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America riserve e senza nemmeno il beneficio d'inventario la convenzione del 29 settembre, vestendo la livrea di ministri del re e giurando fedeltà al Re, a pubblico documento della loro abdicazione ad ogni senso di dignità personale e della disfatta "totalitaria" dell'Italia. Croce non vide con chiarezza la realtà allora presente, né fu aiutato a vederla da chi si presentava come "esperto" in quel genere di affari. In realtà Croce e Ci. si trovavano allora in una solidissima posizione mo– rale. Per vent'anni non avevano avuto nulla da spartire né con Mussolini, né col Re, né con Badoglio, né cogli altri responsabili dei disastri militari e morali che avevano condotto alla resa a discrezione. Avevano pieno di– ritto di affermarsi rappresentanti morali del popolo italiano, anche senza mettere avanti partiti autentici e partiti posticci per farsi conferire un mandato pseudo-legale che nessuno aveva il diritto di conferire a nessuno. Come rappresentanti morali del popolo italiano essi potevano dire a Churchill ed a Roosevelt: Se credete che il Re e Badoglio, e magari Rodinò e Togliatti vi bastino, fate pure. Noi faremo quel che potremo per cooperare con voi contro i tedeschi, sebbene voi con– danniate la nostra buona volontà ad un'impotenza quasi assoluta. Ma non domandateci di sanzionai:e la convenzione del 29 settembre e di assumerne la respoQsabilità. Quella convenzione è per· lo meno di dubbio valore giuridico. L'armistizio del 3 settembre fu legittimamente negoziato e conchiuso; ma la convenzione del 29 settembre fu firmata da due profughi, rifugiati nel territorio occupato dagli Alleati, da due individui che non rappresentavano piu nessuno, e che soprattutto, non avevano piu alcuna libertà di scelta. Voi per i primi ci disprezzereste in cuor vostro, pur imbrodandoci in pubblico con le vostre lodi, se noi abbandonassimo le posizioni morali e politiche da noi tenute per tanti anni ed a costo di tanti sacrifizi. Lasciateci dunque da parte ad aspettare la nostra ora: l'ora in cui vi accorgerete che la vostra politica è disastrosa per voi e per l'Italia. Questo noi speravamo e molti speravano con noi che avvenisse. In– vece si vide in Italia una corsa non al potere che non c'era, ma alle ap– parenze del potere, e una rissa, quasi da farsa, col solo Re, come se Bado– glio e la monarchia come tale non fossero egualmente responsabili del di– sastro. Il rifiuto di collaborare con gli Alleati in quelle condizioni avrebbe messo questi di fronte al dilemma: o assumersi soli e direttamente la responsabilità di governare l'Italia, dato che il Re e Badoglio erano oramai ridotti allo stato di cenci non piu utilizzabili, e questo gli Alleati non volevano e non potevano fare, oppure venire a patti con Croce e Ci. e... fare l'inventario. Un popolo rovinato come l'italiano, può risorgere dalle rovine sola– mente se coloro che ne assumono la rappresentanza gli diano un alto esem– pio di dignità e d'intransigenza morale nel trattare con chi ha la forza, tutta la forza, dalla sua parte. Invece i cosiddetti rappresentanti dell'antifascismo italiano si sono prestati docilmente a indorare lo screpolato stemma di casa Savoia, e a _servire da cencio per afferrare il manico della caffettiera. E avemmo allora la nuova "marcia su Roma," marcia politica al seguito della marcia 568 BibliotecaGino Bianco

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