Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Benedetto Croce e i segreti degli dei mente si sarebbe fatto uso. Noi facemmo anche il nome di Grandi tra i possibili eredi di un fascismo senza Mussolini. Proprio Grandi e Badoglio agirono da protagonisti nel colpo di stato del 25 luglio 1943. Grandi era ancora l'uomo del Re e di Badoglio alla fine di settembre, com'è apparso dal resoconto del colloquio Eisenhower-Badoglio reso pubblico nel marzo 1944. Partendo da queste premesse era facile indovinare perfino che il Se– nato sarebbe stato utilizzato come· ponte di passaggio dalla "legittimità" fascistà alla legittimità pseudo-democratica-monarchica voluta da Chur– chill. Ed ecco che nel luglio 1944 il Senato è stato tratto fuori dalla tomba inonorata in cui sembrava essere stato composto per sempre. Noi denunciammo i disegni inglesi sulla Sicilia che poi presero la forma di movimento separatista, cioè protettorato inglese. Noi affermammo che Gorizia, Trieste e l'Istria erano state regalate al governo jugoslavo in esilio. Cos1 sollevammo i sorrisi ironici di chi si strofinava ai personaggi di alto fusto. Oggi si vede se quei sorrisi oltre che ironici erano anche intelligenti. Prima e dopo la rivoluzione di palazzo del luglio e la resa incondi– zionata del 3 settembre 1943, noi affermammo che nessun uomo d'onore in Italia poteva cooperare col Re e con Badoglio. Era giusto che il Re e Badoglio, corresponsabili con il regim_efascista dell'alleanza con la Germa– nia, si sobbarcassero all'umiliazione della resa a discrezione, e cosf, al diso– nore di tradire quell'alleanza. Ma dopo ciò, il Re e Badoglio avrebbero dovuto essere messi da parte. Uomini nuovi non legati da alcuna soli– darietà col governo fascista dovevano essere chiamati a formare un'ammi– nistrazione provvisoria ed essi, non il Re e Badoglio, dovevano concludere i· nuovi accordi, non quelli del 29 settembre, ma accordi onorevoli con cui presentarsi al popolo italiano senza dover arrossire. Le nostre "voci irose," come Croce si. diletta di qualificarle, erano di– rette principalmente alla politica degli Alleati verso l'Italia; politica che noi condannammo in nome degli interessi tanto dell'America che dell'Italia. Ma · nello stesso tempo noi speravamo che gli antifascisti di qualsiasi classe e colore in Italia, si rendessero conto che chi si fosse associato col Re e con Bç1.doglio .avrebbe assunto direttamente o indirettamente la responsabi– lità del loro operato. Noi speravamo che almeno coloro tra gli antifascisti, i quali, durante gli anni di esilio all'estero, avevano avuto l'opportunità di conoscere i piani e le intenzioni di Churchill e Roosevelt in combutta col Vaticano, aprissero gli occhi a Croce ed agli altri, e li rp.ettessero in guardia contro la prospettiva di essere sernplicemente "utilizzati" dalla po– litica alleata, nello stesso modo e sullo stesso pia~o con cui erano stati "utilizzati" il Re e Badoglio. Croce e Ci. non avrebbero messo in pericolo alcun interesse vitale dell'Italia se avessero rifiutato di collaborare con la politica di Churchill. Costui aveva annunziato nel suo discorso del 22 febbraio che intendeva estorcere dagli antifascisti italiani la loro bancarotta morale; dovevano ar– rendersi anch'essi a discrezione, come il Re e Badoglio, accettando senza 567 Biblioteca Gino Bianco

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