Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America crazia americana, non è quella a cui Croce e Ci. si sono adattati accet– tandola senza repugnanza. Essi hanno il diritto di seguire la loro strada. Ma sino a quando l'America rimarrà un paese libero, anche noi avremo il diritto di seguire la nostra e nessuno avrà l'autorità di farci tacere. Senza dubbio, chi vive fuori d'Italia corre il rischio di commettere errori dovuti alla lontananza. Ma chi vive in Italia corre quello di errori do– vuti alla immediata vicinanza. A chi cammina sotto gli alberi, gli alberi im– pediscono di vedere la foresta. Chi sta in aeroplano domina con lo sguardo l'insieme della foresta, ma gli sfugge ciò che avviene sotto gli alberi. Ognuno faccia meglio che può, rendendosi conto delle proprie limitazioni e corregga gli errori altrui, se può. Ma nessuno pretenda di rinviare al- 1' anno duemila la discussione delle proprie responsabilità. Croce si duole ché le voci degli "esuli" siano "irose." Vi sono voci irose che dicono verità e vi sono voci calme, placide, equilibrate, serene, solenni, paludate, pontificali, serafiche, sideree, interstellari che smerciano spropositi. Croce badi al contenuto e non sollevi diversivi formali. Quali sono gli errori formulati da quelle voci "irose? " È lecito fare questa domanda? Quante migliaia di anni dobbiamo aspetiare la risposta in ob– bediente silenzio? Questo è il punto. Noi non conosciamo i segreti degli dei. Per esempio, non conosciamo ancora le vie sotterranee attraverso cui Bonomi sbucò alla luce in veste di primo ministro, e forse ci sfuggirebbero anche se fossimo in Italia~ Ma crediamo di non fare torto alla intelligenza di Croce e meno che mai di metterci a gareggiare in intelligenza con lui, se affermiamo che Croce, stando in Italia, non ha avuto in questi anni di guerra altre fonti d'in– formazione su quanto avveniva fuori d'Italia che giornali, fascisti o qua– si, e perciò non ha potuto comprendere· i precedenti di molti fatti a cui egli si è trovato a partecipare all'ultima ora. Invece noi in America po– temmo osservare giorno per giorno quei precedenti e perciò capire le cause segrete di parecchi fatti palesi meglio di chi stava in Italia. Noi non sappiamo se Croce ha avuto le!-possibilità o il tempo di dare un'occhiata al libro What- to do with ltaly che fu scritto da noi nella primavera del 1943, prima che cominciasse l'invasione della Sicilia e fu- pµbblicato nel settem– bre proprio nel giorno in cui fu annunziata la resa a discrezione. In al– cuni punti le nostre previsioni si sono dimostrate errate, come avviene sempre quando si tenta di dedurre l'avvenire, anche prossimo, dalla situa– zione presente. Ma le linee essenziali delle nostre previsioni, fondate su premesse di fatti constatati, hanno superato la prova degli avvenimenti. Croce troverà in quel libro su quali indizi noi affermammo che il governo di Londra, con l'assenso di quello di Washington e con l'appoggio del Vaticano, mirava a preservare in Italia la monarchia, .contro le forze democratiche che la guerra aveva scatenate, e cercava di raggiungere que– sto .scopo col promuovere un governo di coalizione tra fascisti convertiti e conservatori antifascisti-fino-a-un-certo-punto. Croce vedrà che noi indi– cammo precisamente Badoglio come uno degli uomini di cui probabil- 566 BibliotecaGino Bianco

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