Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

I prigionieri di guerra italiani Le opinioni dei "rieducatori" Ecco quanto uno di questi "rieducatori" dei pngion1en di guer– ra italiani disse alla radio alcuni giorni fa al suo uditorio italiano: Io sono sicuro che non c'è nessuno,, "tra i miei ascoltatori, che in questo ultimo periodo della guerra non abbia avuto qualche dolorosa esperienza. Avete visto, con i vostri occhi, molti italiani mandati ingiustamente nei campi di concentramento. Avete certamente saputo del gran numero di italo-americani che sono stati arbitrariamente mandati via dalle stazioni radio e privati dei loro impieghi. Avete constatato che non pochi cittadini americani di origine italiana sono stati privati della cittadinanza senza alcun legittimo motivo. In breve, avetè visto i cittadini di origine italiana fatti segno ad ogni genere di oltraggi e di ingiustizie. Dal ·momento che i prigionieri di guerra italiani sono affidati alle cure di tali "rieducatori," non è difficile immaginare quanto errate siano le nozioni ad essi impartite circa la democrazia, la giustizia e il senso di umanità degli americani. Per garantire ancor meglio il successo di tale "rieducazione," non è permesso agli antifascisti di venire a contatto con . . . . . 1 png10n1en. Questi possono ricevere le visite soltanto di parenti o di persone ga– rantite dal Comitato. Ma, in effetti, i membri del suddetto Comitato, o dei gruppi ad esso affiliati, non sono affatto parenti dei prigionieri. Né lo sono i preti cattolici che in qualsiasi momento hanno libero ac- . . cesso a1 campi. Per completare il quadro, bisogna anche aggiungere che la popolazione civile, in mezzo alla quale questi prigionieri devono vivere, non è mai stata informata che questi italiani hanno scelto liberamente di lavorare dove c'è carenza di mano d'opera; che la loro attività aiuta lo sforzo bellico dell'America; che se si impedisse loro di lavorare ciò nuocerebbe allo sforzo di guerra; che essi ricevono non piu di 80· centesimi al giorno per un lavoro che in condizioni normali dovrebbe essere pagato in ragione di 10 dollari al giorno; che non è colpa loro se il Governo americano impedisce a molti di questi prigioni~ri di prendere il posto dei soldati ame– ricani al fronte; che a New York, in un gruppo di 600 di questi pri– gionieri di guerra, 580 sono stati donatori di sangue. Il popolo americano è ricco di buon senso e di generosità. Se fosse stato informato delle reali condizioni di questi uomini, non sarebbe sorta alcuna incomprensione. Se avessero considerato che per anni queste per– sone hanno vissuto lontano dalle loro famiglie, prima in guerra, e poi come prigionieri, gli americani li avrebbero trattati con eomprensione cristiana e avrebbero fatto di tutto per aiutarli. Disgraziatamente, tutto quello che gli americani sanno dei png10n1en di guerra italiani è che alcuni di loro ·vengono accompagnati, come se fossero dei bambini, al cinema, 1n gite di piacere, o vengono invitati a pranzo. 555 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=