Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La risposta di Salvemini D'altra parte, occorre che io vi ricordi che io porto sulle mie spalle la bellezza di settantun anni. L'azione politica richiede la forza fisica, la prontezza di decisione, l'audacia ed anche l'imprevidenza della gìoventu. Gli uomini dovrebbero ritirarsi dalla politica prima ancora dei 70 anni. Una delle sventure dell'Italia prefascista era che i suoi politicanti, come le belle donne, non conoscevano l'arte d~invecchiare e di tirarsi in disparte; le nuove generazioni dovevano subire il giogo dei loro antenati finché questi non si decidevano a crepare. Se io ritornassi alla politica attiva oggi, in Italia o altrove, a settantun anni, mi renderei responsabile di quella stessa senile vanità e di quello stesso cieco egoismo che io tanto spesso rimproverai agli antenati di vent'anni or sono. Questo solo fatto dovrebbe persuadervi a mettere la vostra fiducia e la vostra speranza in uomini avan– zati assai meno di me negli anni. Questo non vuol dire che io mi sia reso estraneo al popolo in mezzo al quale nacqui, fui educato, soffrii e passai i primi cinquantadue anni della mia .vita. Gli Stati Uniti sono una società di uomini e donne prove– nienti da tutte le nazioni del mondo, nella quale il cittadino ha il diritto di avere due anime: quella della patria di origine e quella della patria di adozione. Ha il diritto di amare sempre la patria di origine mentre deve essere fedele alla patria di adozione. Fra quell'amore e quella fedeltà non vi è contrasto, se l'uno e l'altra rimangono subordinati a un principio su– periore: quello della giustizia Jlell'interno della repubblica per tutti i citta– dini americani, e nella politica internazionale per tutti i popoli da cui i cittadini americani provengono. Chi obbedisce al pregiudizio barbarico se– condo cui il cittadino di un paese deve essere sempre solidale col go– verno del proprio paese contro i popoli degli altri paesi, non è un buon cittadino americano, secondo lo spirito della costituzione americana. Non è neanche un uomo onesto. Per essere buon cittadino americano e per ri– manere uomo onesto, egli deve volere che il governo americano nel tratta– mento di tutti i popoli fuori del territorio americano, rimanga giusto se è giusto, e ritorni ad essere giusto se ha commesso ingiustizia. Come leale cittadino americano, io ho il diritto non solo di amare il popolo italiano dal quale provengo, ma anche il _dovere di domandare che verso quel popolo, come verso ogni altro popolo, l'America sia giusta, generosa, umana. A quest'opera di verità e di giustizia versd il popolo italiano io ho dedicato tutta la mia vita, fuori d'Italia, dal momento in cui dovetti ab– bandonare l'Italia nell'agosto del 1925 ad oggi. Non diventai nel 1940 citta– dino americano per poter fare del brutale naziqnalismo italiano sotto la protezione della cittadinanza americana. Questa sarebbe stata abomine– vole slealtà da parte mia. Ma quando assunsi i doveri di cittadino ameri– cano, io ne acquistai anche i diritti. Uno di questi diritti è domandare giustizia per il popolo italiano come per tutti i popoli. Nel compiere questo lavoro io posseggo una grande forza. Nessuno può sollevare contro di me l'accusa che io mi occupi delle questioni 551 Biblioteca Gino Bianco

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