Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'l talia vista dal!'A merìca rispettosa amicizia. Con Sforza divisi fraternamente il pane dell'esilio fin– ché fui esule. In lui mi era parso di vedere l'uomo che in un momento di crisi avrebbe mantenuto il coraggio e la coerenza mostrati in Italia dopo l'assassinio di Matteotti. Aveva anch'egli le sue limitazioni. Ma chi di noi non ne ha? Fui suo amico e non mi vergogno di essere stato suo amico. Fino all'ultimo momento sperai che giunto sull'orlo dell'abisso se ne ritraesse. Aveva sempre in pubblico e in privato espresso il suo disprezzo per il Re "spergiuro" e il principe "pederasta." Il re e suo figlio erano le pietre angolari del sistema Churchill-Badoglio. Rifiutare la cooperazione con quella gente là, era mettersi fuori di quel sistema. La logica delle cose lo avrebbe condotto anche dove non credeva arrivare. Benché io sia stato amico di Croce di Sforza, l'amicizia non è omertà, non è camorra, non è mafia. Amicus Plato sed magis amica veritas. Quei due uomini hanno reso impossibile in Italia, per chissà quanti mesi, forse per anni, la formazione di qualunque governo che possa pren– dere il posto del presente governo disonorato e malefico. Il trionfo di Churchill sul disprezzato popolo italiano non poteva essere piu completo. E fuori d'Italia quei due uomini hanno dissipato venti anni di sacri– fici, attraverso cui migliaia di uomini oscuri avevano tenuto viva la fiac– cola della protesta contro il fascismo,· e avevano fatto rispettare il nome d'Italia con una vita di lavoro onorato e di povertà incorrotta. "Sono questi gli antifascisti?" ci sentiamo ripetere anche dagli amici piu generosi. Badiamo a non prestarci al giuoco di chi fa baccano solamente contro Togliatti, per ignorare le responsabilità di Croce e di Sforza. Churchill, dopo aver ottenuto la resa a discrezione del Re e di Ba– doglio, lavorò tenacemente dal luglio del 1943 all'aprile del 1944 per ottenere la resa a discrezione di quelli che egli chiamò "liberali" italiani. Roosevelt si tenne nelle retrovie, lasciando a Churchill la responsabilità della manovra nella sfera d'influenza inglese. E Stalin intervenne per mezzo di Togliatti a giustificare la resa a discrezione dei sedicenti "leaders" dei sedicenti "partiti di massa." Churchill, Roosevelt e Stalin non avevano nessun dovere di avere a cuore l'onore e l'avvenire del popolo italiano. La guerra è guerra. Guai ai vinti! Ma Croce e Sforza appartenevano al popolo dei vinti. Avevano dei doveri. Che cosa hanno fatto dei loro doveri? Essi non erano giovinette ingenue che il vecchio satiro Togliatti potesse sorprendere e violentare dietro una siepe in deserta campagna. Erano e sono gente navigata. Fino da mezzo febbraio avevano non solo accettato ma fatta propria la proposta della "luogotenenza," cioè avevano rinunziato alla "abdicazione" del Re, senza parlare della "sospensione" dei poteri regi a cui essi non avevano mai pensato. Fino dal febbraio sa– pevano quel che facevano. No, non è onesto attenuare in alcun modo le loro responsabilità. 548 BibliotecaGino Bianco

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