Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America porta niente. Dovette essere facile al Conte Sforza credere possibile un compromesso sotto le ali americane. Se arrivato in Italia fosse riuscito a dissociare Badoglio dal Re, costringendo il Re ad abdicare, gli ameri– cani l'avrebbero· lasciato fare, e forse anche Churchill si sarebbe lasciato persuadere. A Londra, probabilmente, gli fu detto che provasse pure. Se non fosse riuscito, Churchill avrebbe fatto a modo suo. Mentre egli volava da Londra ad Algeri, Croce dava al corrispondente del New York Times, il 12 ottobre, un'altra intervista che fu pubblicata il 16 ottobre: "Croce non crede che il popolo voglia Vittorio Emanuele o suo figlio. Anche se gli Alleati li rimettono a Roma sul trono, egli non crede che ~i rimarranno a lungo." Ma qualche nuovo venticello doveva essere arrivato fìno a lui. Perciò aggiunse che egli "non si opponeva alla istituzione della monarchia; ma la sua passione per la libertà era compa– tibile ·con ogni forma di governo che non fosse totalitario." Il 17 ottobre una luce piu .chiara si era fatta nel suo spirito: "In que– sto momento gli italiani dovrebbero astenersi dalla politica e non dividersi fra monarchici e antimonarchici. Il loro solo pensiero dovrebbe essere lavorare tutti insieme contro i tedeschi." Riferendo queste parole il corri– spondente del New York Times (18 ottobre) non ·mancò di notare che questa opinione _poneva Croce "in accordo con l'opinione degli Alleati." Ma il movimento antimonarchico era cosf vasto e forte ch'egli doveva aggiungere: "Croce dubita assai, se il presente Re o qualunque altro membro della sua casa abbia tuttora il prestigio necessario per ristabilire la tradi– zione monarchica interrotta. Le masse che una volta erano piuttosto legate al loro Re sono oggi fredde oppure ostili." Appena arrivato in Italia; il Conte Sforza ebbe un colloquio con Badoglio. Nel dicembre egli lo riportò nei termini seguenti ad uso dell'A– merica meridionale al corrispondente dell'Associated Press: Quando finalmente arrivai in Italia e mi intervistai col Maresciallo Badoglio, par– lammo francamente della questione della permanenza del Re sul trono. Discutemmo la possibilità di una reggenza, e posso affermare con certezza che il Maresciallo comprese che la reggenza era l'unico mezzo per salvare per il momento la monarchia. Non posso rivelare gli altri argomenti trattati nel corso della conversazione relativa al Re. Se altri ha cambiato oggi di opinione rispetto all'abdicazione, nulla di ciò che io ho chiamato un contratto resta in piedi. . Sembrerebbe, dunque, che Badoglio avesse consentito alla abdicazione e alla reggenza. Ma consent1 davvero, esplicitamente? O si trattò di un contratto come quello del 26 settembre? La ipotesi piu probabile è che abbia lasciato parlare il suo interlocutore senza contraddirlo, e lasciandolo cosi nell'illusione di essere d'accordo. Intanto, lasciandolo parlare, scopriva terreno e si metteva in grado di preparare le difese. Questo è sicuro: che nella prima dichiarazione pubblica in Italia, il Conte Sforza, fedele all'impegno assunto per iscritto il 26 settembre, "espresse ammirazione e rispetto verso il Maresciallo Badoglio, le cui inten– zioni erano le migliori possibili." Ma purtroppo l'Italia meridionale formi- 534 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=